Bilancio del Congresso

Vladimir Lenin (1906)

 


Scritto nel maggio 1906
Le note indicate con l'asterisco sono di Lenin.
Estratto da Relazione sul Congresso di Unificazione del POSDR (4° Congresso)
Trascritto per l'Archivio Internet dei Marxisti da Antonio Maggio - Primo Maggio, novembre 2003.
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VIII. BILANCIO DEL CONGRESSO

Dopo aver dato una rapida occhiata ai lavori del congresso e alla situazione creatasi nel nostro partito per effetto del congresso, passiamo ad alcune conclusioni principali.

Un grande atto pratico del congresso è la prevista (e in parte già realizzata) fusione con i partiti socialdemocratici nazionali. Questa fusione rafforza il Partito operaio socialdemocratico di Russia. Consente di cancellare le ultime tracce dello spirito di gruppo. Immette una corrente fresca nel lavoro di partito. Accresce di molto la potenza del proletariato di tutti î popoli della Russia.

Un grande atto pratico è inoltre la fusione delle frazioni della minoranza e della maggioranza. La scissione è finita. Il proletariato socialdemocratico e il suo partito devono, essere uniti. I dissensi organizzativi sono stati superati quasi del tutto. Rimane un compito importante, serio e di grande responsabilità: applicare di fatto i principi del centralismo democratico nell'organizzazione del partito, svolgere un lavoro costante affinché la cellula organizzativa fondamentale del partito sia costituita di fatto, e non a parole, dalle organizzazioni di base, affinché tutte le istanze superiori siano effettivamente elettive, responsabili e revocabili. Con un lavoro tenace bisogna costituire un'organizzazione che comprenda tutti gli operai socialdemocratici coscienti e viva una sua vita politica autonoma. L'autonomia di ciascuna organizzazione del partito, riconosciuta finora per lo più sulla carta, deve essere e sarà realizzata praticamente. Bisogna eliminare e sarà eliminata la lotta per le cariche, la paura dell'altra "frazione". Dovremo avere di fatto delle organizzazioni uniche, in cui si sviluppi la lotta ideale delle diverse correnti del pensiero socialdemocratico. Non sarà facile ottenerlo, non l'avremo di colpo. Ma il cammino è tracciato, i principi sono proclamati, e noi dobbiamo assicurare l'integrale e coerente realizzazione di questo ideale organizzativo.

Consideriamo, una grande conquista ideale del congresso la più chiara e netta demarcazione tra Pala destra e Pala sinistra della socialdemocrazia. L'una e l'altra ala esistono in tutti i partiti socialdemocratici d'Europa e già da un pezzo si sono delineate anche da noi. Una loro più netta demarcazione, una più chiara definizione dell'oggetto della controversia sono indispensabili ai fini del sano sviluppo del partito, ai fini dell'educazione politica del proletariato ai fini dell'eliminazione di tutte le deviazioni eccessive dalla retta via nel partito socialdemocratico.

Il congresso di unificazione ha fornito alle masse una documentazione concreta per definire, in modo preciso e incontestabile, ciò in cui consentiamo e le cose su cui dissentiamo, nella misura in cui questo avviene. Bisogna studiare tale documentazione, bisogna conoscere i fatti, che rivelano esattamente il contenuto e le dimensioni dei dissensi, bisogna emendarsi dalla vecchia abitudine di gruppo che consiste nel preferire i cavilli, le parole grosse, le accuse minacciose all'analisi concreta di questi o quei dissensi manifestatisi su queste o quelle questioni. E noi riteniamo necessario dare in appendice al presente opuscolo la documentazione più completa possibile sul congresso di unificazione, affinché gli iscritti possano studiare in piena autonomia i dissensi, e non ripetere viete e logore parole accolte per fede. Questa documentazione è beninteso, arida. E non tutti hanno la passione e la pazienza di leggere i progetti di risoluzione, di confrontarli con le risoluzioni approvate, di meditare sul significato delle diverse formulazioni di ciascun punto, di ciascun periodo. Ma senza questo serio lavoro è impossibile assumere un atteggiamento consapevole verso le decisioni del congresso.

Così riassumendo quanto ho detto più sopra a proposito della discussione congressuale, riepilogando le diverse linee dei progetti di risoluzione non esaminati (o respinti), giungo alla conclusione che il congresso ha dato un grande contributo ad una più precisa demarcazione tra l'ala destra e l'ala sinistra della socialdemocrazia.

La nostra ala destra non ha fiducia nella vittoria completa della rivoluzione democratica borghese oggi in atto in Russia, teme questa vittoria, non presenta al popolo con energia e precisione la parola d'ordine di questa vittoria. Essa propende sempre per l'idea radicalmente sbagliata e marxista volgare che la rivoluzione borghese può essere "compiuta" autonomamente solo dalla borghesia, o che solo alla borghesia spetta di compiere la rivoluzione borghese. La funzione del proletariato, come combattente d'avanguardia per l'integrale e definitiva vittoria della rivoluzione borghese, non è chiara all'ala destra della socialdemocrazia.

Essa formula, ad esempio (quanto meno negli interventi di alcuni suoi oratori al congresso), la parola d'ordine della rivoluzione contadina, ma non attua con coerenza questa parola d'ordine. Non indica chiaramente nel programma una strada rivoluzionaria di propaganda e di agitazione in seno al popolo (occupazione della terra da parte dei comitati rivoluzionari contadini sino alla convocazione dell'Assemblea costituente di tutto il popolo). Ha paura di esprimere nel programma della rivoluzione contadina l'idea della presa del potere per opera dei contadini rivoluzionari. Nonostante la sua promessa, non porta alla sua "logica" conclusione il rivolgimento democratico borghese nell'agricoltura, poiché questa conclusione "logica" (ed economica) non può non essere in regime di capitalismo la nazionalizzazione della terra, in quanto distruzione della rendita assoluta. La destra escogita una linea intermedia incredibilmente artificiosa, con una nazionalizzazione della terra spezzettata nei vari distretti, con gli zemstvo democratici e il potere centrale non democratico. Spaventa il proletariato con lo spettro della restaurazione, senza accorgersi che in tal modo si serve di un'arma politica usata dalla borghesia contro il proletariato, e porta acqua al mulino della borghesia monarchica.

In tutta la loro linea tattica i nostri socialdemocratici dell'ala destra sopravvalutano la portata e la funzione dell'esitante e tentennante borghesia liberale monarchica (i cadetti, ecc.) e sottovalutano la portata della democrazia borghese rivoluzionaria ("Unione contadina", "Gruppo del lavoro" alla Duma, socialisti-rivoluzionari, numerose organizzazioni semipolitiche, semisindacali, ecc.). La sopravvalutazione dei cadetti e la sottovalutazione degli "strati inferiori" della democrazia rivoluzionaria sono intimamente connesse, con l'errata concezione della rivoluzione borghese sopra esposta. I nostri socialdemocratici dell'ala destra sono accecati dall'apparente successo dei cadetti, dalle loro altisonanti vittorie "parlamentari"; dai loro sensazionali atti "costituzionali". Sedotti dalla politica dell'attimo, essi dimenticano gli interessi più radicali e sostanziali della democrazia, dimenticano le forze che fanno meno "scalpore" alla superficie del "costituzionalismo" consentito dai Trepov e dai Dubasov, ma che svolgono un'attività più profonda, anche se meno evidente, tra gli strati inferiori della democrazia rivoluzionaria parando conflitti che non sono affatto di tipo parlamentare.

Di qui l'atteggiamento scettico (a dir poco) dei nostri socialdemocratici di destra nei confronti dell'insurrezione; di qui la tendenza a dimenticare l'esperienza di ottobre e di dicembre e le forme, di lotta elaborate in quel periodo. Di qui la loro indecisione e passività nella battaglia contro le illusioni costituzionali, battaglia che ogni situazione realmente rivoluzionaria pone in primo piano. Di qui la loro incomprensione della funzione storica del boicottaggio della Duma, la tendenza ad astenersi, ricorrendo a una parolina sferzante come "anarchia", dall'esame delle condizioni concrete del movimento in ogni fase concreta [*1]; di qui la loro fretta smisurata di entrare in un'istituzione pseudocostituzionale; di qui la loro sopravvalutazione della funzione positiva di questa istituzione.

Contro tali tendenze dell'ala destra della nostra socialdemocrazia dobbiamo combattere la lotta ideale più energica, aperta e intransigente. Bisogna far discutere nel modo più ampio, le decisioni del congresso, bisogna pretendere da tutti gli iscritti un atteggiamento pienamente consapevole e critico verso queste decisioni. Bisogna adoperarsi perché tutte le organizzazioni operaie esprimano con piena cognizione di causa la loro approvazione o disapprovazione delle varie decisioni. Dovremo suscitare questa discussione sulla stampa, nelle assemblee, nei circoli e nei gruppi, se abbiamo deciso in tutta serietà di applicare il centralismo democratico nel nostro partito, se abbiamo deciso di impegnare le masse operaie alla soluzione cosciente dei problemi del partito.

Ma in un partito unico questa lotta ideale non deve scindere le organizzazioni, non deve violare l'unità d'azione del proletariato. Ê questo un principio nuovo nella prassi del nostro partito, ed è quindi indispensabile lavorare a fondo per la sua coerente applicazione.

Libertà di discussione, unità d'azione: ecco che cosa dobbiamo ottenere. E le decisioni del congresso di unificazione lasciano un margine sufficiente, a tutti i socialdemocratici in quest'ambito. Si è ancora molto lontani dall'azione pratica nello spirito della "municipalizzazione", ma tutti i socialdemocratici concordano di appoggiare le azioni rivoluzionarie dei contadini, di criticare le utopie piccolo-borghesi. E quindi dobbiamo discutere e condannare la municipalizzazione, senza temere di violare l'unità d'azione del proletariato.

Per ciò che concerne la Duma la situazione è alquanto diversa. Nelle elezioni è obbligatoria la piena unità d'azione. Il congresso ha deciso di partecipare a tutte le elezioni. Durante le elezioni non è ammessa alcuna critica a questa partecipazione. L'azione del proletariato deve essere unita. Dovremo sempre considerare come nostro gruppo di partito il gruppo socialdemocratico alla Duma, quando verrà costituito.

Ma, oltre i confini dell'unità d'azione, è ammessa la più ampia e libera discussione e condanna di quegli atti, di quelle decisioni e tendenze che noi riteniamo nocivi. Solo per mezzo delle discussioni, risoluzioni e proteste può educarsi l'effettiva opinione pubblica del nostro partito. Solo a questo patto il nostro sarà un partito vero e proprio, capace di esprimere sempre il suo parere e di trovare la strada giusta per tramutare questa opinione in una decisione del futuro congresso.

Considerate la terza risoluzione, che ha suscitato tanti dissensi, la risoluzione sull'insurrezione. L'unità d'azione nel periodo della lotta è in tal caso assolutamente necessaria. Nessuna critica, nel corso di questa lotta infuocata, è ammissibile all'interno dell'esercito proletario che tende tutte le sue forze. Ma, fino a quando non venga formulato un appello all'azione, è ammessa la più ampia e libera discussione e valutazione della risoluzione, delle sue motivazioni, delle sue singole tesi.

Il campo d'azione è quindi molto vasto. Le risoluzioni del congresso assicurano la massima libertà. Si tratti della tendenza allo pseudocostituzionalismo o dell'esagerazione di una funzione comunque "positiva" della Duma o degli appelli dei socialdemocratici di estrema destra alla moderazione e alla quiete, noi abbiamo, in pugno un'arma fortissima contro di essi. Quest'arma è il primo punto della risoluzione congressuale sull'insurrezione.

Il congresso di unificazione del Partito operaio socialdemocratico di Russia ha riconosciuto che è fine immediato del movimento strappare il potere dalle mani del governo autocratico. Chiunque dimenticherà questo fine immediato, chiunque lo porrà in secondo piano violerà la volontà del congresso, e noi ci batteremo con la massima energia contro simili violazioni.

Lo ripeto, il campo d'azione è molto vasto: dal gruppo parlamentare al compito immediato di strappare il potere. La lotta ideale può e deve svolgersi in questo quadro, senza scissioni, garantendo l'unità d'azione del proletariato.

A questa lotta ideale invitiamo tutti i socialdemocratici i quali non vogliono che il nostro partito si sposti troppo a destra.

 

Appendice

DOCUMENTI PER VALUTARE I LAVORI DEL CONGRESSO DI UNIFICAZIONE DEL POSDR

Affinché i lettori, prima della pubblicazione degli atti del congresso, possano orientarsi in base ai documenti sulle questioni che hanno costituito oggetto di dibattito, congressuale, riproduciamo qui i progetti di risoluzione presentati al congresso dai menscevichi e dai bolscevichi nonché le risoluzioni approvate dal congresso. Come si è detto nel testo dell'opuscolo, solo lo studio di questi materiali offre a ognuno la possibilità di farsi un'idea chiara e precisa del reale significato della lotta ideale combattuta al congresso. Riproduciamo inoltre dal n. 2 delle Partinye Izvestia le più importanti risoluzioni non esaminate dal congresso e non sottoposte al suo giudizio, perché tutti i delegati le hanno tenute presenti durante il dibattito congressuale, facendo talora riferimento a esse, ed è pertanto impossibile una completa chiarificazione dei dissensi, se si ignorano queste risoluzioni.

 

NOTE

*1. Ho appena ricevuto un nuovo opuscolo di Karl Kautsky, La Duma di Stato. La sua impostazione del problema del boicottaggio è lontana, come il cielo dalla terra, dall'impostazione dei menscevichi. I nostri pseudosocialdemocratici, come Negoriev della Nievskaia Gazieta, le sparano grosse: il boicottaggio è anarchia! Kautsky invece esamina le condizioni concrete e scrive: " In queste condizioni non stupisce che la maggior parte dei nostri compagni russi consideri la Duma, convocata in tal modo, solo come un'infame contraffazione della rappresentanza popolare e abbia deciso di boicottarla... ". "Non meraviglia che la maggior parte dei nostri compagni russi, invece di intervenire nella campagna elettorale per poi finire alla Duma, abbia ritenuto più opportuno battersi per sabotare la Duma e ottenere invece l'Assemblea costituente."
Come vorremmo che le frasi generiche di Axelrod sull'utilità del parlamentarismo e sui danni dell'anarchia fossero all'altezza di questo giudizio storico concreto di Kautsky!
A proposito, ecco che cosa dice Kautsky riguardo alla vittoria della rivoluzione nello stesso opuscolo: " I contadini e il proletariato spingeranno a sinistra i membri della Duma con sempre maggiore energia e senza troppe cerimonie... " (la vuota denuncia dei cadetti ", secondo la sprezzante espressione della Nievskaia Gazieta); "... indeboliranno sempre più e paralizzeranno i loro avversari, fino a che non li sconfiggeranno definitivamente". Così, i contadini e il proletariato "li" sconfiggeranno, sconfiggeranno cioè il governo e la borghesia liberale. Povero Kautsky! Non capisce che la rivoluzione borghese può farla soltanto la borghesia.
E cade nell'eresia "blanquista"; la vittoria ("dittatura") del proletariato e dei contadini!


Ultima modifica 18.11.2003