1. Qual è, per il marxismo, l'importanza delle ideologie?
Solitamente si sente dire che il marxismo è una filosofia materialistica che nega il ruolo delle idee nella storia, che nega il ruolo del fattore ideologico e che tiene conto delle sole influenze economiche.
Questo è falso. Il marxismo non nega il ruolo importantissimo che, nella vita, hanno il pensiero, l'arte e le idee. A1 contrario, attribuisce importanza particolare a tali forme ideologiche e concluderemo pertanto questo studio dei principi elementari del marxismo esaminando come il metodo del materialismo dialettico si applichi alle ideologie; vedremo qual è il ruolo delle ideologie nella storia, l'azione del fattore ideologico e cos'è la forma ideologica.
La parte del marxismo che studieremo ora è quella peggio conosciuta. Questo è dovuto al fatto che, per molto tempo, è stata soprattutto trattata e divulgata la parte del marxismo che ha attinenza all'economia politica. Così facendo, si separava arbitrariamente tale materia non solo dal grande «tutto» formato dal marxismo, ma anche dalle sue basi; ciò che ha permesso di fare dell'economia politica una vera e propria scienza è il materialismo storico, che è, come abbiamo visto, una applicazione del materialismo dialettico. Si può segnalare brevemente che questa maniera di procedere proviene proprio dallo spirito metafisico che noi ben conosciamo e di cui ci disfiamo però con tanta fatica. È, ripetiamolo, proprio quando isoliamo le cose, e le studiamo in maniera unilaterale, che commettiamo degli errori.
Le cattive interpretazioni del marxismo provengono dunque dal fatto che non si è sufficientemente insistito sul ruolo delle ideologie nella storia e nella vita. Si sono separate dal marxismo e, così facendo, si è separato il marxismo dal materialismo dialettico, cioè da se stesso!
Siamo felici di vedere che da numerosi anni, grazie, in parte, al lavoro dell'Università operaia di Parigi (alla quale numerose migliaia di allievi devono la conoscenza del marxismo), grazie anche al lavoro dei nostri compagni intellettuali che vi hanno contribuito con il loro impegno e i loro libri, il marxismo ha riconquistato il suo vero aspetto e il posto al quale ha diritto.
2. Cos'è un'ideologia? (fattore e forme ideologiche)
Affronteremo con qualche definizione questo capitolo, consacrato al ruolo delle ideologie. Cos'è che chiamiamo un'ideologia? Chi dice ideologia dice, innanzitutto, idea. L'ideologia è un insieme di idee che forma un tutto, una teoria, un sistema o anche talvolta semplicemente una condizione di spirito.
Il marxismo è un'ideologia che forma un tutto e che offre un metodo per risolvere ogni tipo di problema. Una ideologia repubblicana è l'insieme di idee che troviamo nella mente di un repubblicano.
Ma un'ideologia non è soltanto un insieme di idee pure, che si supporrebbero separate da ogni sentimento (questa è una concezione metafisica); un'ideologia implica necessariamente sentimenti, simpatie, antipatie, speranze, timori, ecc. Nell'ideologia proletaria troviamo gli ideali della lotta di classe, ma troviamo anche sentimenti di solidarietà verso gli sfruttati dal regime capitalistico (i «prigionieri»), sentimenti di ribellione, di entusiasmo, ecc. Tutto ciò forma un'ideologia.
Vediamo adesso quello che si chiama il fattore ideologico: è l'ideologia considerata come una causa o una forza che agisce, che è capace di influire; per questo si parla dell'azione del fattore ideologico. Le religioni, per esempio, sono un fattore ideologico di cui dobbiamo tener conto; sono una forza morale che agisce ancora in modo notevole.
Cosa si intende per forma ideologica? Si designa così un insieme di idee specifiche, che formano un'ideologia in un determinato campo. La religione, la morale, sono forme ideologiche, cosi come la scienza, la filosofia, la letteratura, l'arte, la poesia.
Se vogliamo dunque studiare qual è il ruolo della storia dell'ideologia in generale e di tutte le sue forme in particolare, condurremo questo studio non separando l'ideologia dalla storia (cioè dalla vita delle società), bensì inquadrando il ruolo dell'ideologia, dei suoi fattori e delle sue forme in e a partire dalla società.
3. Struttura economica e struttura ideologica
Studiando il materialismo storico, abbiamo visto che la storia delle società si spiega secondo il concatenamento seguente: gli uomini fanno la storia mediante l'azione, espressione della loro volontà. Questa è determinata dalle idee. Abbiamo visto che ciò che spiega le idee degli uomini, cioè la loro ideologia, è l'ambiente sociale in cui si manifestano le classi, che sono a loro volta determinate dal fattore economico, cioè, in definitiva, dal modo di produzione.
Abbiamo anche visto che tra il fattore ideologico e il fattore sociale si trova il fattore politico, che si manifesta nella lotta ideologica come espressione della lotta sociale.
Quindi, se esaminiamo la struttura della società alla luce del materialismo storico, vediamo che alla base si trova la struttura economica, poi, al di sopra di essa, la struttura sociale, che sostiene la struttura politica, e infine la struttura ideologica.
Vediamo che, per i materialisti, la struttura ideologica è il risultato, l'apice dell'edificio sociale, mentre per gli idealisti la struttura ideologica si trova alla base.
« Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale [ossia delle forme ideologiche]. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita.» (1)
Di conseguenza, vediamo che è la struttura economica che si trova alla base della società. Si dice anche che ne è l'infrastruttura.
L'ideologia, che comprende tutte le forme: la morale, la religione, la scienza, la poesia, l'arte, la letteratura, costituisce la sovrastruttura (che significa struttura che si trova sopra). Poiché sappiamo, come dimostra la teoria materialista, che le idee sono il riflesso delle cose, che è il nostro essere sociale a determinare la coscienza, diremo dunque che la sovrastruttura è il riflesso dell'infrastruttura.
Ecco un esempio di Engels che sta a dimostrarcelo: « [Il dogma calvinista] rispondeva alle esigenze della parte più ardita della borghesia dell'epoca. La sua dottrina della predestinazione era l'espressione religiosa del fatto che nel mondo commerciale della concorrenza il successo o il fallimento non derivano dall'attività o dall'abilità dell'uomo, ma da circostanze indipendenti da lui. "Non si tratta dunque della volontà o dell'azione del singolo, ma della grazia" di superiori, ma sconosciute, forze economiche. E questo era particolarmente vero in un'epoca di rivoluzione economica, quando tutti gli antichi centri e le strade del commercio venivano sostituiti da altri, quando l'America e le Indie si aprivano al mondo, e anche i più sacri articoli della fede economica — i valori dell'oro e dell'argento — cominciavano a vacillare e a crollare » (2).
Difatti, cosa succede ai commercianti nella vita economica? Sono in concorrenza. I commercianti, i borghesi hanno sperimentato questa concorrenza in cui vi sono vincitori e vinti. Molto spesso anche i più scaltri, i più intelligenti sono vinti dalla concorrenza, da una crisi che sopraggiunge e li abbatte. Questa crisi è per loro qualcosa di imprevedibile, sembra una fatalità, ed è proprio questa idea secondo cui, senza motivo, i meno scaltri sopravvivono talvolta alla crisi, che è riprodotta nella religione protestante. Questa considerazione (che certuni « arrivano » grazie alla fortuna) fornisce l'idea di predestinazione, secondo la quale gli uomini subiscono una sorte stabilita, per la eternità, da Dio.
Sulla base di questo esempio di come si riflettono le condizioni economiche nel pensiero, vediamo in che modo la sovrastruttura è il riflesso dell'infrastruttura.
Ecco ancora un altro esempio: prendiamo la mentalità di due operai non iscritti a un sindacato, quindi non politicizzati; uno lavora in una grandissima fabbrica, dove il lavoro è razionalizzato; l'altro lavora presso un piccolo artigiano. È ben certo che ognuno avrà una concezione diversa del padrone. Per il primo, il padrone sarà lo sfruttatore feroce, caratteristico del capitalismo; il secondo vedrà il padrone come un lavoratore, indubbiamente benestante, ma lavoratore e non tiranno.
È appunto il riflesso della loro condizione di lavoro che determinerà il loro modo di intendere il datore di lavoro. Questo esempio, che è importante, ci porta a fare alcune osservazioni.
4. Vera e falsa coscienza
Abbiamo appena detto che le ideologie sono il riflesso delle condizioni materiali della società e che è l'essere sociale a determinare la coscienza sociale. Se ne potrebbe dedurre che un proletariato deve avere automaticamente una ideologia proletaria.
Ma una simile supposizione non corrisponde alla realtà, perché vi sono operai che non hanno una coscienza operaia.
Vi è dunque una distinzione da stabilire: gli uomini possono vivere in condizioni determinate ma la coscienza che ne hanno può non corrispondere alla realtà. È ciò che Engels chiama «avere una falsa coscienza».
Esempio: alcuni operai sono influenzati dalla dottrina del corporativismo, che è un ritorno verso il medioevo, verso l'artigianato. In questo caso vi è coscienza della miseria degli operai, ma non è una coscienza giusta e vera. Questa ideologia è pur sempre, anche in questo caso, un riflesso delle condizioni di vita sociale, ma non è un riflesso fedele, un riflesso corretto.
Nella coscienza della gente il riflesso è molto spesso un riflesso « a rovescio ». Constatare il fatto « miseria » è un riflesso delle condizioni sociali ma tale riflesso diventa falso quando si pensa che un ritorno all'artigianato sarebbe la soluzione del problema. Vediamo dunque qui una coscienza in parte vera e in parte falsa.
L'operaio monarchico ha anche lui una coscienza al tempo stesso vera e falsa. Vera perché vuol sopprimere la miseria che riscontra; falsa perché pensa che un re potrebbe sopprimerla. E, semplicemente perché ha ragionato male, perché ha scelto male la propria ideologia, quest'operaio può diventare per noi un nemico di classe, pur essendo della nostra stessa classe. Perciò avere una falsa coscienza significa sbagliarsi o essere ingannato sulla propria vera condizione.
Diremo dunque che l'ideologia è il riflesso delle condizioni di esistenza, ma che non è un riflesso fatale. Occorre constatare che tutto concorre a darci una falsa coscienza e a sviluppare l'influenza dell'ideologia delle classi dirigenti sulle classi sfruttate. I primi elementi di una concezione della vita che riceviamo, l'educazione, l'istruzione, ci danno una falsa coscienza. I nostri legami nella vita, un fondo contadino in taluni, la propaganda, la stampa, la radio, tutto ciò falsa spesso la nostra coscienza.
Quindi il lavoro ideologico ha per noi marxisti una estrema importanza. Bisogna distruggere la falsa coscienza per acquisire una vera coscienza e, senza il lavoro ideologico, una tale trasformazione non può certo avvenire.
Coloro che dicono che il marxismo è una dottrina fatalista hanno dunque torto, poiché noi pensiamo, in realtà, che le ideologie svolgono un ruolo importante nella società e che bisogna insegnare e imparare questa filosofia (il marxismo) per farle svolgere il ruolo di uno strumento e di un'arma veramente efficaci.
5. Azione e reazione dei fattori ideologici
Abbiamo così visto che non bisogna sempre voler spiegare le idee solamente con l'economia e negare che le idee abbiano una loro azione. Procedere in questo modo significherebbe interpretare il marxismo in modo errato.
Le idee si spiegano, certo, in ultima analisi, mediante l'economia, ma hanno anche un loro campo di azione.
« Secondo la concezione materialistica della storia il il fattore che in ultima istanza è determinante nella storia è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato né da Marx né da me. Se ora qualcuno travisa le cose, affermando che il fattore economico sarebbe l'unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una frase vuota, astratta, assurda. La situazione economica è la base, ma i diversi momenti della sovrastruttura [...] esercitano pure la loro influenza sul corso delle lotte storiche e in molti casi ne determinano la forma in modo preponderante. Vi è azione e reazione reciproca di tutti questi fattori, ed è attraverso di esse che il movimento economico finisce per affermarsi come elemento necessario in mezzo alla massa infinita di cose accidentali. » (3)
Vediamo dunque che dobbiamo esaminare tutto l'insieme prima di cercare spiegazioni nell'economia e che sebbene quest'ultima sia, in definitiva, la causa fondamentale, occorre sempre tener presente che non è l'unica causa dei fenomeni sociali.
Le ideologie sono i riflessi e gli effetti delle condizioni economiche ma la relazione tra di esse non è semplice, perché si riscontra anche un'azione reciproca delle ideologie sull'infrastruttura.
Se intendiamo studiare il movimento di massa che si è sviluppato in Francia dopo il 6 febbraio 1934, lo faremo esaminando almeno due aspetti, al fine di dimostrare ciò che abbiamo appena scritto.
1. Taluni spiegano ciò che allora è avvenuto dicendo che la crisi economica ne era la causa. Si tratta di una spiegazione materialista ma unilaterale. Questa spiegazione tiene conto di un solo fattore: quello economico, in questo caso la crisi.
2. Questo ragionamento è quindi in parte giusto ma a condizione che vi si aggiunga, quale spiegazione, ciò che pensa la gente: l'ideologia. Ora, in questa corrente di massa, la gente è « antifascista »: ecco il fattore ideologico. E se la gente è antifascista è grazie alla propaganda che ha messo in piedi il Fronte popolare. Ma perché tale propaganda fosse efficace, occorreva un terreno favorevole e ciò che si è potuto fare nei 1936 non era possibile nel 1932. Inoltre sappiamo anche che questo movimento di massa e la sua ideologia hanno influenzato l'economia stessa attraverso le lotte sociali. Vediamo dunque in questo esempio, che l'ideologia, che è il riflesso delle condizioni sociali, diventa, a sua volta, causa dei fatti.
«L'evoluzione politica, giuridica, filosofica, religiosa, letteraria, artistica, ecc., riposa sulla evoluzione economica. Ma esse reagiscono tutte, tanto l'una sull'altra, quanto sulla base economica. Non è che la situazione economica sia la sola causa attiva, e che tutto il resto non sia che effetto passivo. Esiste, al contrario, azione reciproca sulla base della necessità economica, che in ultima istanza s'impone sempre. » È cosi per esempio che « la base del diritto di successione, supposto uguale il grado di evoluzione della famiglia, è economica. Ciononostante sarà difficile dimostrare che, per esempio, l'assoluta libertà di testare in Inghilterra e la forte limitazione di essa in Francia abbiano, in tutte le loro particolarità, delle cause puramente economiche. Ma entrambe reagiscono a loro volta in misura molto importante sull'economia, perché esercitano un'influenza sulla ripartizione delle fortune ».
Per esaminare un esempio più attuale, vediamo ora quello delle tasse. Tutti abbiamo un'idea su che cosa siano le tasse: i ricchi vogliono esserne alleviati e sono quindi favorevoli alle imposte indirette; i lavoratori e i ceti medi vogliono, al contrario, un sistema fiscale basato sull'imposta diretta e progressiva. Così dunque l'idea che ci facciamo delle imposte, e che è un fattore ideologico, ha la sua origine nella nostra specifica situazione economica, che è creata e imposta dal capitalismo. I ricchi vogliono conservare i loro privilegi e lottano per conservare il modo attuale di tassazione e per rafforzare le leggi in tale direzione. Ora, queste leggi sono un prodotto ideologico e influiscono sull'economia in quanto uccidono il piccolo commercio e l'artigianato e incrementano la concentrazione capitalistica. Di conseguenza vediamo che le condizioni economiche generano le idee ma che le idee generano anche dei cambiamenti nelle condizioni economiche, ed è proprio tenendo conto di questa reciprocità di rapporti che dobbiamo esaminare le ideologie, tutte le ideologie, e solo in ultima analisi, alla radice, vediamo che è l'economia ad essere determinante.
Sappiamo che sono gli scrittori e i teorici che hanno il compito di diffondere e anche di difendere le ideologie. I loro pensieri e i loro scritti non sempre mostrano in trasparenza le loro ideologie; ma anche in scritti che sembrano semplici favole o racconti, se correttamente analizzati, si trovano sempre elementi ideologici. Fare una tale analisi è un'operazione molto delicata e bisogna procedere con molta prudenza. Indicheremo ora un metodo di analisi dialettica che sarà di grande aiuto, ma occorre stare bene attenti a non essere meccanicistici e a non voler spiegare tutto a tutti i costi.
6. Metodo di analisi dialettica
Per applicare convenientemente il metodo dialettico, occorre conoscere molti elementi e, qualora si ignori l'argomento, studiarlo a fondo, altrimenti si ottiene solo di fare delle caricature di analisi.
Per effettuare l'analisi dialettica di un libro o di un racconto letterario, indicheremo ora un metodo che si potrà applicare anche ad altri oggetti.
a) Bisogna in primo luogo prestare attenzione al contenuto del libro o del racconto da analizzare. Esaminarlo indipendentemente da qualsiasi aspetto sociale, poiché non tutto è direttamente frutto della lotta di classe e delle condizioni economiche. Vi sono anche delle influenze letterarie e dobbiamo tenerne conto: cercare di vedere a quale « scuola letteraria » appartiene l'opera. Tener conto dello sviluppo interno delle ideologie. In pratica, la cosa migliore sarebbe di fare un riassunto del soggetto da analizzare e rilevare ciò che ci ha maggiormente colpito.
b) Osservare in seguito ì tipi sociali che sono gli eroi della trama. Individuare la classe alla quale appartengono, esaminare l'azione dei personaggi e vedere se si può collegare in qualche modo ciò che avviene nel romanzo a un aspetto sociale.
Se questo non è possibile, se non si può proprio farlo, è meglio abbandonare l'analisi piuttosto che inventare: non bisogna mai inventare una spiegazione.
e) Quando si è scoperto quale o quali sono le classi in gioco, bisogna ricercare la base economica, cioè quali sono i mezzi di produzione e il modo di produrre nel momento in cui si svolge l'azione del romanzo.
Se, poniamo, l'azione si svolge ai nostri giorni, l'economia è il capitalismo. Attualmente si trovano molti racconti e molti romanzi che criticano e combattono il capitalismo. Ma vi sono due modi per combatterlo:
1. Da rivoluzionario che guarda al futuro.
2. Da reazionario che vuoi tornare al passato, ed è spesso questa forma che si incontra nei romanzi moderni: vi si rimpiangono i tempi passati.
d) Una volta messo in evidenza tutto ciò, possiamo allora ricercare l'ideologia, cioè vedere quali sono le idee, i sentimenti, qual è il modo di pensare dell'autore. Nel cercare l'ideologia penseremo al ruolo che svolge, alla sua influenza sullo spirito delle persone che leggono il libro.
e) A questo punto potremo giungere alla conclusione della nostra analisi, dire perché un determinato racconto o romanzo è stato scritto in un determinato momento. E denunciare o lodare, secondo il caso, le intenzioni (spesso inconsapevoli) dell'autore.
Questo metodo di analisi non può essere buono se non ci si ricorda, nell'applicarlo, di tutto ciò che è stato detto in precedenza. Dobbiamo pur pensare che la dialettica, se ci fornisce un nuovo modo di concepire le cose, richiede anche di conoscerle bene per parlarne e per analizzarle.
Adesso che abbiamo visto in che cosa consiste il nostro metodo, è necessario cercare, nei nostri studi, nella nostra vita militante e personale, di vedere le cose nella loro dinamica, nel loro mutamento, nelle loro contraddizioni e nel loro significato storico; occorre quindi non vederle nella loro forma statica, immobile ma studiarle sotto ogni loro aspetto e non in maniera unilaterale. In definitiva, applicare sempre e ovunque lo spirito dialettico.
7. Necessità della lotta ideologica
Adesso sappiamo meglio quello che è il materialismo dialettico, forma moderna del materialismo, fondato da Marx e da Engels e sviluppato da Lenin. In questo studio ci siamo soprattutto serviti di testi di Marx e di Engels ma non possiamo terminare queste lezioni senza segnalare in modo particolare l'importanza dell'opera filosofica di Lenin. Per questo si parla oggi di marxismo-leninismo. Marxismo-leninismo e materialismo dialettico sono indissolubilmente uniti e soltanto la conoscenza del materialismo dialettico permette di misurare tutta la vastità, tutta la portata e tutta la ricchezza del marxismo-leninismo. Questo ci porta a concludere che il militante è davvero armato ideologicamente solo se conosce l'insieme di questa dottrina.
La borghesia, che lo ha ben capito, si sforza di introdurre con ogni mezzo la propria ideologia nella coscienza dei lavoratori. Sapendo perfettamente che, di tutti gli aspetti del marxismo-leninismo, è il materialismo dialettico ad essere attualmente meno conosciuto, la borghesia ha ordito contro di esso la congiura del silenzio. È doloroso notare che 'l'insegnamento ufficiale ignora questo metodo e che si continua ad insegnare nelle scuole e nelle università nello stesso modo di cent'anni fa.
Se, una volta, il metodo metafisico ha dominato il metodo dialettico ciò avveniva, l'abbiamo visto, a causa dell'ignoranza degli uomini. Oggi la scienza ci ha fornito i mezzi per dimostrare che il metodo dialettico è quello che conviene applicare alle ricerche scientifiche ed è davvero scandaloso che si continui ad insegnare ai nostri figli a pensare e a studiare con il metodo originato dall'ignoranza. Gli scienziati, nelle loro ricerche scientifiche, non possono più studiare senza tener conto dell'interpenetrazione delle scienze, applicando con ciò, e inconsciamente, una parte della dialettica, ma tuttavia inseriscono spesso nei loro studi la formazione mentale ricevuta, che è quella di tipo metafisico. Quanti progressi i grandi scienziati che hanno già dato grandi cose all'umanità (pensiamo a Pasteur, a Branly, che erano degli idealisti, dei credenti) avrebbero potuto in effetti realizzare, o quanto meno permesso di realizzare, se avessero avuto una formazione mentale dialettica!
Ma vi è una forma di lotta contro il marxismo-leninismo ancora più pericolosa di questa campagna del silenzio: sono le falsificazioni che la borghesia cerca di diffondere all'interno stesso del movimento operaio. Vediamo cosi fiorire numerosi « teorici » che si presentano come « marxisti » e che intendono « rinnovare », « ringiovanire » il marxismo. Le campagne di questo genere scelgono molto spesso come punto d'appoggio gli aspetti del marxismo meno conosciuti e, in particolare, la filosofia materialistica. Così, ad esempio, vi sono persone che dichiarano di accettare il marxismo in quanto concezione dell'azione rivoluzionaria ma non in quanto concezione generale del mondo. Dichiarano che si può perfettamente essere marxisti senza peraltro accettare la filosofia materialistica. Conformemente a questo atteggiamento generale si sviluppano numerosi tentativi di contrabbando. Individui che si autodefiniscono marxisti vogliono introdurre nel marxismo delle concezioni che sono incompatibili con la base stessa del marxismo, cioè con la filosofia materialistica. Nel passato si sono visti dei tentativi del genere, È contro questi ultimi che Lenin ha scritto Materialismo ed empiriocriticismo. Si assiste attualmente, in questo periodo di vasta diffusione del marxismo, alla rinascita e alla moltiplicazione di questi tentativi. Come riconoscere, come smascherare coloro che, per l'appunto, attaccano il marxismo nel suo aspetto filosofico, se si ignora la vera filosofia marxista?
8. Conclusioni
Fortunatamente si osserva da qualche anno, in particolare nella classe operaia, una formidabile spinta verso lo studio dell'insieme del marxismo e un interesse sempre crescente proprio per lo studio della filosofia marxista. Questo è un segno che indica, nella situazione attuale, che la classe operaia ha perfettamente percepito quanto siano giusti i motivi che abbiamo fornito all'inizio a favore dello studio della filosofia materialistica. I lavoratori hanno capito, mediante la loro stessa esperienza, la necessità di legare la teoria alla pratica e, contemporaneamente, la necessità di spingere lo studio teorico il più a fondo possibile. Il ruolo di ogni militante deve essere quello di rafforzare questa corrente e di imprimerle una direzione ed un contenuto giusti. Siamo felici di vedere che, grazie alla Università operaia di Parigi, migliaia di uomini hanno imparato quello che è il materialismo dialettico; e se, da un lato, questo illustra in maniera lampante la nostra lotta contro la borghesia mostrando da che parte si trova la scienza, dall'altro ci indica anche il nostro dovere. Bisogna studiare. Bisogna conoscere e far conoscere il marxismo in tutti gli ambienti. Parallelamente alla lotta nelle piazze e sul posto di lavoro, i militanti devono svolgere la lotta ideologica. Il loro dovere è quello di difendere la nostra ideologia contro tutte le forme di aggressione e, nel medesimo tempo, svolgere la controffensiva per la distruzione dell'ideologia borghese nella coscienza dei lavoratori. Ma per controllare tutti gli aspetti di questa lotta occorre essere armati. Il militante lo sarà davvero solo mediante la conoscenza del materialismo dialettico.
Nell'attesa di aver edificato la società senza classi in cui nulla ostacolerà lo sviluppo delle scienze, questa è una parte essenziale del nostro compito.
Domande di controllo
1. E' vero che il marxismo nega il ruolo delle idee?
2. Quali sono i diversi fattori condizionanti e costituenti la struttura della materia?
3. Analizzare con il metodo del materialismo dialettico un racconto pubblicato su un giornale.
Compito di ricapitolazione generale
Quali vantaggi avete ricavato dal materialismo dialettico nel pensiero e nell'azione?
1. K. Marx, Prefazione a "Per la critica all'economia Politica"
2. F.Engels, Evoluzione del socialismo da utopia a scienza
3. Lettera di F. Engels a J. Bloch, 21 settembre 1890
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Ultima modifica 15.12.2008