Logica

Immanuel Kant (1800)


PREFAZIONE DEL TRADUTTORE

Quale che sia il giudizio che le diverse scuole de’ filosofi rechino sopra le dottrine filosofiche di Emmanuele Kant, certa cosa è che non gli si può giustamente negare una grandezza d'ingegno oltre l'ordinaria, e ancora un gran merito nella scienza. Egli con la rara perspicacia della sua mente avvisava, da una parte, ai suoi tempi, i cultori della filosofia versare in una specie di dommatismo, e come assonnati riposare tranquilli sopra certi principii, il cui uso, inevitabile nel giro dell'esperienza, non si peritavano pur estendere a cose ad essa superiori, nel campo cioè della ragione pura, dove non possono avere, come ei dice, alcuna pietra di paragonea; e mirava, dall’altra, la moda invalsa nella generalità di testimoniare assoluto disprezzo per la metafisica, cui egli teneva per la vera filosofia, per la filosofia propriamente dettab. E però fece opera con la parola e con lo scritto, perchè le menti de' primi si destassero, e con nuova e quasi intentata disaminac meglio provvedessero a consolidare l'edificio della scienza, e i secondi intendessero quanto sia vano mostrare indifferenza per ricerche, il cui obbiettod non può essere indifferente alla natura umana, quanto sia vergognoso quel disprezzo per le più importanti quistioni della vita, e quanto al contrario sia rilevante e nobile il prenderne conto. Fu per lui che s'iniziò un nuovo ed importantissimo movimento filosofico, non solo nella filosofia germanica, ma in tutta la filosofia. Perciocché la novità del suo metodo critico, cui a tutt’uomo si adoperò sostituire al metodo dommatico, generalmente seguito, di Leibnitz e di Wolff, gli fe' sollevare tali quistioni, a cui i migliori filosofi delle diverse nazioni, e gli stessi cultori delle scienze sacre, non poterono starsene indifferenti; anzi dovettero con tanto maggior cura prendervi parte, quanto maggiore era la importanza delle quistioni, e più grave lo scuotimento arrecato a tutto il saperee. Onde per lui nel campo della filosofia si videro schierati a forte battaglia i migliori ingegni della patria sua, e le menti pensanti di tutte le nazioni civili. Gli uni lo tolsero a maestro, o seguendone fedelmente le dottrine, spiegandole e propugnandole calorosamente (i puri Kantiani), o completandone i principii e svolgendoli a rigore di logica (gli Hegeliani); gli altri aguzzando a tutto potere l'ingegno per ribatterne i principii e guarentire gli antichi fondamenti della scienza, lo fecero segno de loro più acuti ragionamenti. De' nostri migliori, Galluppi, Rosminif, Gioberti, Terenzio Mamiani, quasi tutti in generale gli si schierarono contro. Nelle opere di costoro, e in quelle dei loro seguaci tu non trovi quasi pagina, dove non sia preso di mira il filosofo di Könisberga. Nè la lotta è finita; anzi oggi, che il kantismo completato e svolto è divenuto hegelianismo o idealismo assoluto, e nuovi campioni va noverando ancora presso di noi, che si adopevano a diffonderlo come l’unica, vera e grande filosofiag, ferve assai vivamente; tanto più che una nuova generazione di filosofanti (i positivisti), pur mo ripullulata, dichiarandosi nemica dello astratto, dell'universale e generalmente della pura idea, tenta d’invadere il campo, ed accresce le difficoltà. Onde sì i suoi, che gli avversari meditano ed esaminano le dottrine kantiane: i primi per meglio consolidare gli ultimi risultamenti a cui si è pervenuto; gli altri per ristorare sempre più gli antichi principii dai gravissimi colpi cui toccarono. Ora, per fermo, in quello che altri si adopera a tener saldi e a diffondere gl'insegnamenti della scuola critica, recati a compimento, l’instancabile Terenzio Mamiani, non contento delle lance spezzate contro di quelli nelle varie sue opere, e specialmente nelle sue Confessioni, scrive i suoi «Nuovi Prolegomeni ad ogni presente e futura metafisica»: dove, sebbene accetti, come egli esplicitamente confessa, il principio metodico kantiano, che bisogna anzi tutto sapere se a noi è lecito di conoscere qualche cosa, e i limiti di tal cognizione e il modo, intende pervenire ad opposti risultamenti; cioè darci i fondamenti e i principii certi e positivi della metafìsica, laddove Kant pervenne alla negazione di essah.

Rivolgeva cotali cose nell'animo, quando mi surse il pensiero, se non fosse per avventura utile ai giovani avere tra mano qualche operetta del filosofo di Könisberga. Vi pensai sopra, guardando la cosa per diversi rispetti, e meco medesimo così ragionai: Il breve periodo filosofico che s'inizia da Kant e si chiude in Hegel, o che si consideri come positivo per la filosofìa, o come negativo, o meglio nel suo tutto pel duplice rispetto, positivo e negativo, comprende tale movimento di pensiero, sì nella Germania, e sì fuori di essa, da meritare tutta la nostra considerazione. Di più, egli nel principio del suo filosofare usò, è vero, il linguaggio della scuola dominante, la wolfiana terminologia; ma poscia, a poco a poco, se ne allontanò, adoperando un linguaggio più conforme alla sua idea; perciocché ogni nuovo soggetto ha uopo crearsi ancora una forma fin qui inusitata, in filosofia la terminologia: Jeder neue Inhalt muss sich auch eine bis dahin ungewöhnliche Form — in der Philosophie seine Terminologie — erschaffeni. Anzi, si allontanò talmente in alcuni vocaboli, che loro attribuì un significato del tutto oppostoj E cotali vocaboli, così alterati, poscia si diffusero. Or dissi fra me: non sarebbe egli molto giovevole ai nuovi nella scienza filosofica apprendere in certa maniera un tal linguaggio col suo significato in un'opera dello stesso autore, e insiememente iniziarsi così alla conoscenza di quel movimento filosofico, cotanto importante, sotto quale che siasi rispetto lo si guardi, e agevolarne ancora il perfetto intendimento? Mi parve di sì. Ma tosto mi nacque un altro dubbio assai più grave: le dottrine poi, sarebbero esse accettevoli? Al che mia ragione: il Kantiano, che segue fedelmente Kant, non solamente le chiama accettevoli, ma le sole accettevoli, e però dovrebbe sapermene grado; l'Hegeliano, come colui che segue i principii kantiani svolti e completati, mi renderebbe grazie, perciocché avrebbe l'agio di mostrare ai suoi discenti i primordi della scuola; i filosofi delle scuole italiane, che vantano a maestri Galluppi, Rosmini, Gioberti, Mamiani e l'Aquinate non potrebbero levar contro mala voce; perciocché i loro allievi meglio intenderebbero le loro discussioni sopra certe dottrine gravemente scosse dal filosofo di Könisberga. Onde mi decisi per l'affermativa, e pensai a quell'operetta di Kant, che meglio rispondesse allo scopo, e non eccedesse per la speculazione la capacità di coloro che sono nuovi nella scienza filosofica; e però rivolsi l'animo alla logica, come quella che mi parve insignita di tali ed altri pregi ancora.

Ella non era a principio, che il compendio di Meier, wolfiano di miglior gusto, cui Kant stimò a preferenza di ogni altro. Kant, usandola nel suo insegnamento, l’avea postillata qua e là, e alquanto modificata con certe sue osservazioni, rimanendone intatto il generale andamento meierico. Poscia, per commissione di lui, Beniamino Gottlob Jäschek la ridusse, giusta gl’intendimenti di Kant, a quel manuale per lezioni, secondo che oggi si pubblica. Ella perciò è una di quelle opere elementari, elaborate da uomini eminenti nella scienza, e però rare; perocché i grandi non così facilmente si lasciano discendere dalla loro altezza, e porgere accomodate dottrine elementari a chi nuovo ama entrare nella scienza, anzi hanno a disdegno di ciò fare; e vaghi sempre di spaziare largamente e con libertà, nelle regioni superiori di essa, lasciano d'ordinario ai mezzani un compito così fatto, che pure non è di lieve importanza. Ella porge un'idea esattissima della logica come scienza formale. E la logica, così riguardata, mi penso doversi studiare da tutti, cioè sì da coloro che la ritengono come la sola e vera logica, distinta e diversa dalla metafisica, e sì da coloro che, ritenendola come imperfetta, amano una logica ontologica, a così dire, cioè una logica che sia tutt'una con la metafisica. Ed in ciò convengono gli stessi Hegeliani. Per fermo, lo Spaventa, che è uno de' più profondi, scrive: «La logica formale non è parte davvero della scienza, ma può essere considerata come semplice avviamento, come una propedeutica alla scienza. La sua utilità è giustificata da diversi punti di vista. P. e. nella scienza si concepisce, si giudica, si sillogizza; è bene, dunque, sapere cosa sia concetto, giudizio e sillogismo, e anche imparare il modo di far bene tutte queste operazioni. Al contrario, la nostra logica non è una propedeutica, ma la parte prima e fondamentale della scienza»l. E Kant aveva già detto che la logica (s'intende sempre e solo la formale), come propedeutica, non è in certa maniera che il vestibolo delle scienze: Iene (die Logik) auch als Propädeutik gleichsam nur den Vorhof der Wissenschaften ausmachtm.

Parimenti l’operetta menzionata dà un cenno storico della stessa scienza e delle diverse divisioni fatte, e vi aggiunge acutissime osservazioni. Ancora un cenno storico di tutta la filosofia, dai primordi sino ai tempi di Kant, quanto breve, altrettanto succoso e pieno di sapienti ammaestramenti: fra i quali non è ultimo quello del concetto della filosofia e delle qualità necessarie al filosofo. Di più, una teorica della conoscenza sotto l'aspetto formale, nella sua perfezione logica ed estetica, la quale insieme ai cenni anzidetti forma l'introduzione; onde questa riesce di tanto pregio, che Rosenkranz non dubitò appellarla caratteristica di questa logica: das Eigenthümlichste an dieser Logik ist die treffliche Einleitungn. Oltre di ciò, contiene la dottrina generale elementare, intorno ai concetti, ai giudizi e ai ragionamenti, e la metodologia, che sono insieme un compendio di logica aristotelica, esposto con tanta brevità, precisione, ordine e chiarezza, che nel genere suo non lascia quasi nulla a desiderare. Nè egli sapeva discostarsi dalla logica dello Stagirita; perciocché egli era d’avviso che «dopò Aristotele la logica non abbia avuto bisogno di fare, a suo miglioramento, un passo indietro, salvo che per miglioramenti non si voglia intendere gli scemamenti di alcune sottigliezze inutili, o una più lucida esposizione, il che si riferisce più alla eleganza, che alla certezza della sciènzao. Veramente, se ci ha qualche cosa ad osservare in essa, è, che la precisione in generale sia tale e tanta, che non sarebbero inutili qua e là certi schiarimenti. Se non che ciò accresce pregio, a mio avviso, rendendola opportuna all’uopo; perciocché riesce maggiormente acconcia ad esercitare le menti dei giovani, avvezzarli ad una esattezza di ragionamenti, temperare l’immaginativa con l’intellettiva, e sopra tutto a fecondare e fortificare l’ingegno giovanile.

Nel mio divisamento mi ha confermato, in fine, la considerazione di questa logica in paragone di quei manuali che generalmente si adoperano per la istruzione della gioventù: manuali, ove in generale tu non trovi che un misto di psicologia, di logica, di ontologia. Kant già lamentava e riprovava coteste confusioni, le quali non sono, nè possono essere a miglioramento, ma a deterioramento della scienzap. La logica non è derivazione della psicologia, e le leggi necessarie della logica mal si deriverebbero dalla osservazione psicologica; perciocché questa ci può dire solo come si pensa, ma non come devesi pensareq.

La logica per Kant è la propedeuticar ad ogni esercizio dell’intelletto e della ragione in generale: die Propädeutik alles Verstandesgebrauchss. E come tale egli l'ha rigorosamente trattata, e parmi perciò cotanto pregevole, da non doversi posporre a tanti manuali, più o meno infelici. E «sarebbe a desiderare, dico col Rosenkranz, che, in luogo di certi lavori da mestieranti, a miglioramento della istruzione propedeutica, fossero a dirittura messi a fondamento libri come la logica kantianat».

Per le quali tutte cose mi diedi a voltare dall'originale tedesco in nostra lingua l'anzidetta logica, che ora publico per le stampe, come picciola testimonianza di quel grande amore che porto alla gioventù studiosau.


Note

a. Weil die Grundsätze, deren sie sich bedient, da sie über die Grenze aller Erfahrung hinausgehen, keinen Probierstein der Erfahrung mehr anerkennen. KRITIK DER REINEN VERNUNFT. Vorrede. S. 5. Ediz, di Hartenstein.

b. Und doch ist Metaphysik die eigentliche, wahre Philosophie. Logik. S. 196. Ediz. di Rosenkranz

c. La disamina, di cui parliamo, fu veramente tentata dal Locke; ma non fu condotta a compimento, come dice lo stesso Kant, nè il procedimento fu accettevole, sebbene produsse il vantaggio d'essersi incominciato a meglio studiare e più profondamente la natura dell'anima. Der Letztere (Locke) suchte den menschlichen Verstand zu zergliedern und zu zeigen, welche Seelenkräfte und welche Operationen derselben zu dieser oder jener Erkentniss gehörten. Aber er hat das Werk seiner Untersuchung nicht vollendet; auch ist sein Verfahren dogmatisch, wiewyhl er den Nutzen stiftete, dass man anfing, die Natur der Seele besser und gründlicher zu studiren. Logik. S. 195. Ediz, di Rosenkranz.

d. Cioè Dio, la libertà e l'immortalità, a cui mira la metafisica: Diese unvermeidlichen Aufgaben der reinen Vernunft selbst sind GOTT, FREIHEIT und UNSTERBLICHKEIT. Die Wissenschaft aber, deren Endabsicht mit alien ihren Zurü stungen eigentlich nur auf die Auflösung derselben gerichtet ist, heist Metaphysik. Kritik der reinen Vernunft. Einleitung. Pag. 37. Ediz. di Hartenstein.

e. L’opera di Kant: Kritik der reinen Vernunfl, l'anno 1827, ai dì 11 Luglio veniva messa all’indice dei libri proibiti; anzi fin dal dì 22 Dicembre 1817 nell'opera di Villers Charles: Philosophie de Kant ou Principes fondamentaux de la philosophie trascendentale, eccetera. Kant, a meglio chiarire i suoi pensieri; e i suoi intendimenti; avea pur pubblicati i suoi Prolegomena zur Metaphysik. I prolegomeni, dice Rosenkranz, sono propriamente un'opera apologetica di occasione. Kant volle respingere, in una maniera decisiva possibile, la meraviglia cui destò la sua critica, il falso intendimento di essa da parte del dommatismo, lo scambio di essa con le altre forme dell'idealismo, specialmente con quello di Berkeley. Volle poi nello stesso tempo dileguare il timore cui avea destato il capitolo dei paralogismi, delle antinomie e dell'ideale della ragion pura. Quindi cercò dimostrare come la determinazione dei confini della ragione sia tutt'altro che la loro negazióne in generale, o la negazione della credenza in Dio, libertà e immortalità: Die Prolegomenen sind eigentlich eine apologetische Gelegenheitsschrift. Kant wolte die Verwunderung, welche seine Kritik erregte, ihre schiefe Auffassung von Seiten des Dogmatismus, ihre Verwechselung mit anderen Gestalten des Idealismus, namentlich dem Berkeley’ schen, auf möglichst entschiedene Art zurückweisen. Zugleich wolte er aber auch die Besorgnisse vernichten, welche das Capitel von den Paralogismen, dea Antinomieen, und dem Ideal der reinen Vernunft erweckt hatte. Hier suchte er daher zu zeigen, dass die Bestim mung der Grenzen der Vernunft etwas ganz Anderes sey, als ihre Negation ü berhaupt oder die Negation des Glaubens an Gott, Freiheit und Unsterblichkeit. Rosenkranz. Immanuel Kant’s Prolegomena zu einer jeden künftigen Metaphysik und Logik. Vorrede. S. V.

f. Rosmini, quanto al principio — l’essere possibile — che informa tutto il suo sistema filosofico pare non abbia fatto, che calcare le orme di Kant, riducendo ad una sola le categorie; non per tanto, in più parti, si adopera a confutarne le dottrine.

g. Vedi L’hégélianisme et la philosophie par A. Véra. Pag. 2.

h. Vedi «La Filosofia delle scuole italiane — Rivista bimestrale. Anno IV. Vol. VIII. Disp. 2.ª Pag. 175.

i. Rosenkranz. Luogo citato.

j. Il Trendeleburg, che all'amore del nuovo seppe così bene accoppiare quello della sapienza antica, ebbe a notare molto bene ciò che noi diciamo. Così, parlando dell’uso delle due espressioni: a priori e a posteriori, occasionate, a suo avviso, dal πpoτεpov καί vστεpov di Aristotele, dice, che anticamente dimostrare una cosa a priori, significava dimostrarla per le sue cagioni; dimostrarla a posteriori, s’intendeva per i suoi effetti. Poscia, a priori si è tolto a significare ciò che è nella mente indipendentemente dall’esperienza, e a posteriori, ciò che vi è in conseguenza di essa. Sic vocabulorum usus graviter immutatus est. Cuius rei vestigia iam apud Humium deprehenderis. Mos autem Kantii potissimum auctoritate invaluit.

E parlando dell’uso delle parole soggetto e oggetto, soggettivo e oggettivo, dice come per opera di Kant principalmente e di Fichte siasi affatto invertito il significato: Apud Germanos, Kantio potissimum et Fichtio auctoribus, horum verborum usus plane inversus est. Quum subiectum is dicatur qui cognoscit, obiectum contra res est, quatenus cogitando quidem subiicitur, suam tamen tuetur naturam a cognoscentis opinionibus liberam. Inde fit, ut subiectivum id dicatur, quod in varia cognoscentis condicione, obiectivum, quod in constanti rei ipsius natura est positum. Vedi «Elementa logices aristoteleae». Pag. 87.

k. Jäsche, conosciuto per varie sue opere, era uno di quei giovani cui Kant concesse particolare dimestichezza. Rosenkranz.

l. Principi di Filosofia. Pag. 109.

m. Kritik der reinen Vernunft. Vorredezur zweiten Ausgabe vom lahre 1787. S. 14. Ediz. di Hartenstein.

n. Vedi l’opera più volte citata.

o. Kritik der reinen Vernunft. S. 13. Ediz. cit.

p. Kritik der reinen Vernunft. S. 13. Ediz. cit.

q. Con ciò non s’intende punto menomare la importanza dell'osservazione in diverse scienze. Egli è ben risaputo come si debbano, in gran parte all'attenta osservazione i maravigliosi progressi delle scienze fisiche, dopo gl'insegnamenti e gli esempi chiarissimi del gran Bacone e del nostro immortale Galilei: ancora i grandi avanzamenti moderni della filologia, scienza, come oggi s'intende, della civiltà antica di un popolo o di più popoli affini tra loro; e specialmente della linguistica, o scienza del linguaggio, poscia che ne fu aperta la vera via dal genio di Bopp, di Grimm e di Pott, fu seguita e si segue generalmente dai migliori linguisti delle diverse nazioni civili; massime, ove si consideri col Μ. Müller e lo Schleischer, la scienza del linguaggio, come scienza fisica, come disciplina appartenente alla storia naturale. Vedi, Compendio di Grammatica comparativa di A. Schleischer, recato in Italiano da Domenico Pezzi — Pag. XXXIX. e pag. XLII.

Anzi nella stessa logica, se le leggi necessarie non dipendono dalle osservazioni psicologiche, a quel modo che le leggi morali non dipendono dai costumi degli uomini; pure «da prima, dice lo stesso Kant, non possono essere ritrovate che mediante l'osservazione dell'uso naturale dell'intelletto e della ragione; zuerst nur durch Beobachtung jenes (Verstandes und Vernunft) naturaliter Gebrauchs gefunden werden können. Logik. S. 177. Ediz. di Rosenkranz.

r. Giova riandare con la mente le cose dette intorno la propedeutica alla filosofìa. Gli antichi, come ben osserva il Trendeleburg, ritenevano la logica unicamente come propedeutica, come comune istrumento per tutte le scienze: logica non ipsius philosophiae pars, sed commune, quod omnibus aeque et philosophiae partibus et reliquis disciplinis ad verum et falsum diiudicandum serviret, istrumentum haberetur. Opera citata. Pag. 49. Kant si conformò agli antichi, appellando la logica: die Propädeutik alles Verstandesgebrauchs. Gioberti volle la psicologia qual propedeutica all'ontologia (la metafisica, la cera filosofia). Altri osservando che la considerazione dei fatti precede generalmente quella de' principii, diede alla propedeutica la considerazione del fatto della conoscenza, e la divise in generale e speciale: l'una che tratta della scienza in genere e della filosofìa anche in genere; e l'altra particolare, che comprende psicologia e logica. Ci è di quelli che aggiungono ancora qualche cosiderazione di principii, di origine e che so io; se non che costoro, che così avvisano, pare che vogliano intendere per propedeutica alla filosofia uno studio generale d'apparecchio a studii più larghi e più profondi della stessa scienza, vale a dire, gli elementi di filosofia.

s. Vedi l’introduzione alla logica.

t. Es wäre aber zu wünschen, dass an die Stelle solcher Arbeiten zum Behuf des propädeutischen Unterrichts Bücher, wie die Kant’ sehe Logik, geradehin zu Grunde gelegt würden. Immanuel Kant’s sämmentliche Werke. Logik. Vorrede.

u. Beck, intimo cancelliere aulico del Granducato di Baden, fece della logica di Kant, quanto a noi pare, un sunto nella propria lingua, assai stretto e lievemente modificato, il quale dall' E. I. R. Ministero del culto e della pubblica Istruzione fu raccomandato a tutti i Ginnasii tedeschi, come libro utilissimo, con decreto 29 luglio 1851, numero 4476, Lo stesso sunto, ad istanza dello stesso Eccellentissimo Ministero, fu voltato in italiano dal D.r Luigi Cesare Pawissich, e raccomandato ai Ginnasii italiani. Vedi, Elementi di Logica del Dottor Giuseppe Beck. Seconda versione italiana per cura di Luigi Cesare D. Pawissich — Vienna, presso Augusto Strekers. 1873.

Se non che a noi pare che la sua brevità sia eccessiva, e, anzi che logica, non offra che uno schema di essa. Per ciò stimiamo sia da preferire l'originale di Kant; anche perchè le menti giovanili non s'impoveriscano in un trattatino sì angusto, quale è quello del Beck.



Ultima modifica 2021.07.04