[ Archivio di Bucharin ]
[ Indice de L'A.B.C. del Comunismo ]
46. Il potere sovietico come forma della dittatura del proletariato.
47. Democrazia proletaria e democrazia borghese.
48. Carattere di classe temporaneo della dittatura del proletariato.
49. Possibilità materiale della realizzazione dei diritti della
classe operaia.
50. Uguaglianza dei lavoratori senza distinzione di sesso, di
religione e di razza.
51. Il parlamentarismo e il regime sovietico.
52. L'esercito e il potere sovietico.
53. Ruolo dirigente del proletariato.
54. La burocrazia e il potere sovietico.
Il nostro Partito fu il primo ad attuare il potere sovietico. La parola d’ordine della grande rivoluzione d’ottobre del 1917 fu: "Tutto il potere ai Soviet". Tale espressione non esisteva prima che l’adottasse il nostro Partito, ma ciò non significa affatto che l’abbiamo inventata noi. Essa nasce dai bisogni stessi della classe operaia. Già durante la rivoluzione del 1905-1906 si formarono delle organizzazioni operaie di classe: i Consigli dei delegati operai. Un numero ben più rilevante di queste organizzazioni si costituì nella rivoluzione del 1917: dappertutto spuntarono come funghi i Consigli operai, quelli militari e, più tardi, quelli contadini. Era chiaro che questi Consigli, che apparivano come organi di lotta per il potere, sarebbero dovuti inevitabilmente diventate organi di potere.
Ben prima della rivoluzione del 1917 si parlava molto di dittatura del proletariato, ma nessuno sapeva in quale forma si sarebbe attuata. La Rivoluzione russa l’ha realizzata come potere sovietico. Il potere sovietico esprime la dittatura del proletariato che, organizzato in classe dominante nei Soviet, spezza con l’aiuto della classe contadina la resistenza della borghesia e dei grossi proprietari.
In precedenza molti credevano di poter esercitare la dittatura del proletariato attraverso una "repubblica democratica" instaurata da un’assemblea costituente e governata da un parlamento eletto da tutte le classi nazionali. Ancor oggi gli opportunisti e i riformisti difendono questa stessa opinione e dichiarano che solo l’assemblea costituente e la repubblica democratica possono evitare al paese gli orrori di una guerra civile. Ma la realtà s’incarica di provarci il contrario. In Germania, per esempio, sorse dalla rivoluzione del 1918 una repubblica democratica, cosa che non impedì affatto, nel corso del 1918 e del 1919, lo svolgersi di sanguinose lotte, in cui gli operai combatterono per la repubblica dei Consigli. La parola d’ordine del potere sovietico è divenuta quella del proletariato. Non solo in Russia, ma ovunque esista una classe operaia, la realtà dimostra la validità della nostra rivendicazione: "Tutto il potere ai Soviet".
La repubblica democratica borghese si fonda sul suffragio universale e sulla volontà popolare o nazionale "al di sopra delle classi". I suoi sostenitori ed i sostenitori della costituente ci accusano di violare la volontà comune della nazione. Questo problema va subito esaminato.
Abbiamo già spiegato, nella prima parte di questo libro, che la società attuale è composta di classi dagli opposti interessi. Le classi non si possono mettere d’accordo, come non si possono conciliare i lupi con le pecore. I lupi mangiano le pecore. Queste sono obbligate a difendersi dai lupi. In simili condizioni non è certo possibile mettersi a cercare degli interessi comuni e, di conseguenza, una volontà comune ai lupi e alle pecore: ogni persona sensata dirà che è una pazzia. C’è una sola alternativa. O prevarrà la volontà dei lupi e le pecore schiave saranno ingannate e divorate, o avverrà il contrario. In quest’ultimo caso le pecore si difenderanno e si sbarazzeranno delle belve. Non esiste una via di mezzo. La stessa cosa avviene tra le classi sociali. Una classe lotta contro un’altra: la borghesia contro il proletariato e quest’ultimo contro la borghesia. Esse sono ai ferri corti. Queste due classi non possono avere né volontà, né interessi comuni. O prevarrà la volontà della borghesia su quella del proletariato, o sarà quest’ultimo ad imporre la sua volontà alla borghesia. È sciocco credere ad interessi nazionali comuni alle opposte classi, nel corso di una guerra civile e di una rivoluzione, quando le vecchie strutture fanno acqua da tutte le parti. Il proletariato lotta allora per trasformare la società su nuove basi, mentre la borghesia combatte per salvaguardare, anzi, per ristabilire l’antica oppressione.
Quale volontà comune possono dunque avere la classe borghese e quella proletaria? In una nazione che abbraccia tutte le classi, ogni frase sulla volontà nazionale rappresenta solo un inganno. Una simile volontà non esiste e non può esistere.
Ma questa menzogna è necessaria alla borghesia per giustificare il suo dominio. Non essendo che una minoranza, essa non può dire apertamente che soltanto un piccolo gruppo è al potere. È dunque ricorsa alla menzogna e dichiara di governare in nome di tutta la nazione, di tutte le classi, di tutto il popolo, ecc.
In che modo si attua questo inganno nella repubblica democratica? Grazie alla dipendenza ed alla schiavitù economica del proletariato. Anche nelle repubbliche più democratiche, tutte le officine, tutte le fabbriche si trovano in mano ai capitalisti e la terra appartiene ai proprietari fondiari o ad altri capitalisti. L’operaio non possiede nulla al di fuori della sua forza lavoro, il contadino nient’altro che un piccolo fazzoletto di terra. Entrambi sono costretti a lavorare per sempre nelle più dure condizioni. Secondo la legge essi possono poco, ma in realtà non possono niente, perché le ricchezze e il potere del capitale appartengono interamente ai loro avversari. Tutto ciò viene chiamato democrazia borghese.
Negli Stati Uniti d’America, in Svizzera e in Francia esiste la repubblica borghese. Ma in tutti questi paesi sono i più ignobili imperialisti, i re dei trust e dell’alta finanza, i peggiori nemici della classe operaia che detengono il potere. È stata la repubblica tedesca, con la sua assemblea costituente, la più democratica del mondo, ad uccidere Karl Liebknecht.
Il potere sovietico realizza un tipo nuovo e ben più perfetto di democrazia: la democrazia proletaria. Essa si basa sul trasferimento della proprietà dei mezzi di produzione agli operai, cioè sull'affossamento della potenza borghese. Nella democrazia proletaria sono proprio le organizzazioni delle masse attualmente oppresse a diventare gli organi del potere. Organizzazioni operaie e contadine esistono anche sotto il regime capitalistico e quindi nelle repubbliche democratiche borghesi, ma sono molto più deboli delle organizzazioni capitalistiche. Il primo articolo della costituzione della repubblica dei Soviet dice: "La Russia è proclamata Repubblica dei Soviet dei deputati operai, soldati e contadini. Tutto il potere centrale e locale appartiene ai Soviet".
La democrazia sovietica non vuole affatto escludere dal potere le organizzazioni operaie e ne fa degli organi di potere. Come i Soviet e le altre organizzazioni operaie e contadine riuniscono milioni di lavoratori, il potere sovietico, per la prima volta, innalza verso nuovi compiti una grandissima quantità di persone fino a ieri dimenticate ed escluse. Dappertutto un numero sempre più grande di operai e contadini si impegnano nel lavoro collettivo grazie ai Soviet, ai sindacati professionali, ai comitati di fabbrica, ecc. Nelle più piccole città di provincia, nelle campagne più sperdute, molti uomini, prima disprezzati, sono chiamati a collaborare alla creazione di una nuova società e a partecipare al lavoro di amministrazione. Così il potere sovietico realizza la più larga autonomia amministrativa e la partecipazione di masse considerevoli al lavoro collettivo.
È evidente che il fine del nostro partito è quello di sviluppare il più possibile questa nuova democrazia proletaria . Noi dobbiamo fare di tutto affinché gruppi sempre più considerevoli d'operai e di contadini poveri siano rappresentati negli organi del potere dei Soviet. In un opuscolo apparso prima della rivoluzione d'ottobre del 1917, il compagno Lenin giustamente diceva che il nostro compito era quello di insegnare anche ad una massaia a governare lo Stato. È molto difficile raggiungere questo obiettivo e molti ostacoli si oppongono alla sua realizzazione. La principale difficoltà risiede nell'arretratezza culturale delle masse. Gli operai coscienti sono relativamente pochi. Se ne trovano soprattutto fra i metallurgici. La grande maggioranza degli operai e soprattutto dei contadini è molto arretrata. Dato che mancano di uno sviluppato spirito d'iniziativa, in un primo tempo essi non potranno mai partecipare al potere come noi desideriamo. Bisogna elevare sistematicamente il livello culturale del popolo affinché tutti, poco a poco, siamo in grado di governare. Ecco uno dei principali compiti del Partito comunista.
Sotto la maschera della "causa nazionale" la borghesia ha sempre dissimulato il suo dominio di classe. Essa non può riconoscere apertamente l'imposizione della sua volontà di classe su tutti. Non può confessare che lo Stato è solo un gruppo di briganti e parassiti. Anche quando la borghesia alza la bandiera insanguinata della dittatura militare, afferma di agire nell'interesse generale della nazione. Ma è soprattutto nelle repubbliche democratiche che la borghesia inganna più abilmente il popolo. In questi paesi la borghesia governa ed esercita la dittatura conservando certe apparenze di democrazia. Ogni tre o quattro anni accorda agli operai il diritto di introdurre nell'urna la scheda elettorale. Ciò, pur non impedendole di escluderli dal potere nel resto del tempo, l'autorizza a proclamare che è tutto il popolo a governare.
Il potere sovietico riconosce apertamente il suo carattere. Non nasconde che lo Stato sovietico è la dittatura dei poveri. Anzi lo sottolinea proclamandosi governo operaio e contadino. La costituzione della repubblica dei Soviet, stabilita dal V Congresso dei Soviet (10/7/1918), dice testualmente:
"Art. 7 - Il V Congresso panrusso dei Soviet dei delegati operai, soldati e contadini ritiene che attualmente, nel momento della lotta decisiva del proletariato contro i suoi sfruttatori, in nessun organo di potere può essere concesso spazio agli oppressori".
Perché il potere sovietico deve essere così franco e sincero? Perché esso rappresenta effettivamente il potere dei lavoratori, ossia della maggioranza della popolazione. Non nasconde d'essere nato nei quartieri operai, al contrario: più esso sottolineerà la sua origine e il suo carattere, più sarà vicino alle masse e più verrà appoggiato nella sua lotta contro gli sfruttatori.
Ma una tale situazione non durerà sempre. Si tratta soprattutto di spezzare la resistenza degli sfruttatori. Una volta sconfitti, questi ultimi dovranno diventare lavoratori come il resto della popolazione. Non ci sarà più bisogno di infierire su di loro, e la dittatura del proletariato tenderà a scomparire.
Tutto ciò è ricordato nella nostra Costituzione, dove si legge testualmente (Sezione II, Art. 9):
"Il fine principale della costituzione della repubblica socialista federativa dei Soviet di Russia, costituzione stabilita per l'attuale periodo di transizione, consiste nell'istituire, sotto forma di un forte potere sovietico, la dittatura del proletariato urbano e rurale e dei contadini più poveri, per sconfiggere lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e instaurare la società socialista, nella quale non ci saranno più né divisioni di classe, né potere statale".
Questo programma ci indica il nostro dovere. Il partito deve smascherare la menzogna borghese del concedere qualche diritto agli operai, pur mantenendoli economicamente dipendenti. Il partito ha il compito di sopprimere gli sfruttatori con tutti i mezzi di cui dispone il proletariato. Contemporaneamente deve però attenuare e abolire le misure attualmente necessarie, man mano che scompaiono gli sfruttatori ed i loro servi. Quando gli intellettuali che si professano liberali si saranno avvicinati alla classe operaia e avranno smesso di complottare contro quest'ultima (e ciò è questione di tempo), il potere sovietico dovrà accoglierli come fratelli e riconoscere loro tutti i diritti. Ma adesso che tutto il mondo si muove in armi contro la repubblica proletaria sarebbe prematuro concedere i diritti alle classi tuttora ostili. Dobbiamo, peraltro, affermare senza tregua che quel momento verrà tanto più presto, quanto più attivamente saranno repressi tutti i tentativi di ribellione degli sfruttatori contro il comunismo. Allora lo Stato proletario si estinguerà lentamente, trasformandosi in una società comunista senza classi rivali e, di conseguenza, senza Stato.
La democrazia borghese inganna la classe operaia riconoscendole diritti puramente illusori. Essa vuol far credere che gli operai sono liberi d'eleggere al Parlamento chi ritengono opportuno e che essi godono degli stessi diritti dei loro padroni (non sono forse "uguali davanti alla legge"?). Gli operai hanno il diritto di formare liberamente delle associazioni, tenere riunioni, stampare giornali, pubblicare libri, ecc. di qualsiasi tendenza. La borghesia vede in ciò "l'essenza della democrazia", e dichiara che la sua democrazia è di tutti: di tutto il popolo, di tutti i cittadini e che non è cosi nella repubblica dei Soviet.
In realtà tale democrazia non esiste in nessuna parte del mondo.
L'esempio dell'America è caratteristico da questo punto di vista. Durante la guerra il parlamento degli Stati Uniti approvò le seguenti leggi: divieto d'insultare il presidente della repubblica, divieto d'insultare gli alleati, di spiegare l'entrata in guerra degli Stati Uniti e degli alleati con dei vili motivi d'interesse materiale, divieto di preannunziare una pace prematura, divieto di criticare pubblicamente la politica governativa, divieto di lodare la Germania, divieto di predicare il rovesciamento del regime in vigore, la soppressione della proprietà privata, la lotta di classe, ecc. Erano previste, per l'infrazione di queste leggi, pene da 3 a 20 anni di lavori forzati. Nel corso di un solo anno furono arrestati 1500 operai per non averle rispettate. Un'intera organizzazione operaia, i Lavoratori Industriali del Mondo (I.W.W.), fu sciolta e vennero assassinati molti dei suoi dirigenti. Come esempio di libertà di sciopero, possiamo indicare quello delle miniere di rame dell'Arizona nell'estate 1917, sciopero nel corso del quale alcuni operai furono fucilati, percossi a colpi di frusta, spalmati di catrame, mentre famiglie intere venivano cacciate dalle abitazioni e costrette a partire senza alcun mezzo di sussistenza. Ricordiamo pure gli scioperi dei minatori (miniere di carbone del Colorado), dove le truppe pagate dal banchiere Rockefeller fucilarono e bruciarono alcune centinaia di operai ed operaie. Il parlamento degli Stati Uniti, benché eletto a suffragio universale, esegue tutti gli ordini dei re dei trust. Questi ultimi comprano quasi tutti i deputati. I re senza corona dettano le loro leggi: Rockefeller, re della banca, del petrolio, del grano e del latte; Morgan, altro re della banca e delle ferrovie; Schwab, re dell'acciaio; Swift, re della carne; Dupont, re della polvere da sparo, che guadagnò durante la guerra una fortuna inaudita. Per renderci conto della ricchezza di un Rockefeller, basti sapere che guadagna in un'ora 10.000 dollari; che uno dei suoi pranzi di gala gli venne a costare 11 milioni di dollari. Come resistere ad una simile potenza? Ed è proprio questa banda di Rockefeller e di Schwab che detiene tutto il potere, sotto la maschera della "democrazia".
Anche se esistesse un simile potere democratico, non varrebbe un soldo paragonato al potere sovietico, perché all'operaio non basta possedere diritti sulla carta, deve avere anche la possibilità di esercitarli. Proprio questo è impossibile, finché il capitale sarà una forza dominante, finché durerà il regime nel quale ai capitalisti viene riconosciuto il loro diritto di proprietà su tutte le ricchezze. Anche se la classe operaia gode sulla carta del diritto di riunione, le è impossibile trovare un locale per riunirsi: per far cadere tale diritto basta infatti che i padroni dei locali, o perché istigati dai pescecani del capitalismo, o perché odiano gli operai, si rifiutino di affittare le loro sale. Un altro esempio: gli operai vogliono pubblicare un giornale ed hanno il diritto di farlo. Ma per far ciò occorrono denaro, carta, un locale per la redazione, una tipografia, ecc. Ora tutte queste cose appartengono ai capitalisti, che non hanno la minima intenzione di concederle agli operai. Dunque niente da fare, e con i pochi soldi degli operai non si possono raccogliere i capitali necessari. La borghesia, invece, dispone della grande stampa da milioni di copie e quotidianamente può truffare il popolo, che tuttavia resta con il suo "diritto".
Ecco, in parole povere, in che cosa consistono tutte le "libertà" operaie nella democrazia borghese. Queste libertà esistono solo sulla carta. Sono libertà formali. Non ci può essere libertà dove non si può esercitarla.
È così in tutti i campi della vita. Secondo le tesi borghesi i padroni e gli operai sono uguali in regime capitalistico grazie alla "libertà dei contratti". Il padrone è libero di assumere l'operaio, l'operaio è libero di farsi assumere. Ma anche questo è vero solo sulla carta. In realtà il padrone mangia a sazietà ed è ricco, l'operaio invece è povero ed affamato, ed è quindi costretto ad accettare qualsiasi lavoro. Non esiste uguaglianza possibile fra ricchi e poveri, malgrado tutte le leggi scritte. In regime capitalista, tutte le libertà sono solo pezzi di carta.
Nella repubblica dei Soviet le libertà operaie consistono soprattutto nella possibilità di esercitarle. La nostra costituzione prevede testualmente:
"Art. 14 - Allo scopo di assicurare ai lavoratori la vera libertà d'opinione, la Repubblica Socialista Federativa dei Soviet di Russia mette fine allo stato di dipendenza della stampa del grande capitale, assegna alla classe operaia e ai contadini poveri tutte le risorse, tecniche e materiali, necessarie per la pubblicazione di giornali, opuscoli, libri ed altri stampati e ne assicura la diffusione per tutto il paese.
"Art. 15 - Allo scopo di assicurare ai lavoratori la vera libertà di riunione, la R.S.F.S.R. riconosce ai cittadini della repubblica sovietica il diritto di organizzare liberamente riunioni, congressi, manifestazioni, ecc., mette a disposizione della classe operaia e dei contadini tutti i locali adatti a tenervi assemblee popolari, provvedendo al loro mantenimento, alla loro illuminazione ed al loro riscaldamento.
"Art. 16 - Allo scopo di assicurare ai lavoratori la vera libertà d'associazione, la R.S.F.S.R., che ha spezzato il potere economico e politico delle classi possidenti, abbattendo così tutti gli ostacoli che hanno impedito fino ad ora, nella società borghese, agli operai ed ai contadini di esercitare la libertà d'organizzazione e d'azione, presta alla classe operaia e contadina tutto il suo aiuto, materiale e non, per aiutarli ad unirsi e ad organizzarsi.
"Art. 17 - Allo scopo di assicurare ai lavoratori la possibilità effettiva di istruirsi, la R.S.F.S.R. si propone il compito di offrire gratuitamente agli operai ed ai contadini poveri un'istruzione completa ed universale".
In ciò consiste la differenza fra le false libertà della democrazia borghese e le reali libertà della democrazia proletaria.
Il potere sovietico e il nostro partito hanno fatto molto in questa direzione. I palazzi aristocratici, i teatri, le tipografie, la carta, ecc., ora appartengono alle organizzazioni operaie e al potere dello Stato proletario. Il nostro compito, oggi, è quello di aiutare le masse operaie e contadine arretrate ad esercitare i loro diritti. Da una parte dobbiamo continuamente seguire la via da noi tracciata, migliorando le condizioni materiali delle libertà operaie, cioè cercare altre case, costruirne delle nuove, installare altre tipografie, costruire dei palazzi operai, ecc. Dall'altra, dobbiamo rendere consapevoli le masse arretrate delle possibilità già esistenti, di cui, data la loro mancanza di istruzione, esse ancora non si servono.
La democrazia borghese ha riconosciuto a parole una serie di libertà, che però sono rimaste ancora inaccessibili alle masse oppresse. Fra l'altro, la borghesia ha spesso sancito l'uguaglianza delle persone senza distinzione di sesso, di religione, di razza o di nazionalità. Sotto il sistema democratico borghese, essa afferma, bianchi, gialli e neri, europei ed africani, cristiani, buddisti e israeliti sono praticamente uguali. Ma, nei fatti, la borghesia non ha attuato niente di tutto questo. Al contrario, attraverso l'imperialismo l'oppressione delle razze e dei popoli s'aggrava ulteriormente. Anche nei confronti delle donne la borghesia non applica affatto l'uguaglianza. La donna è particolarmente oppressa nella società capitalista, i suoi diritti sono ancora più limitati di quelli, già tanto limitati, dell'operaio-uomo. Essa gode del diritto elettorale solo in due o tre Stati, i suoi diritti di successione sono limitati, in regime capitalistico regnano presso a poco gli stessi usi e costumi vigenti fra quei selvaggi dove le donne si possono acquistare, vendere e scambiare come del bestiame o degli oggetti. "Un pollo non è un uccello, la donna non è una persona", dice un vecchio proverbio russo, che esprime bene la condizione della donna in questa società oppressiva. Una simile situazione è molto svantaggiosa per il proletariato. Abbiamo indicato, nella prima parte di questo volume, che le donne rappresentano una fetta considerevole della classe operaia. È evidente che se non c'è uguaglianza fra le due metà del proletariato, la sua lotta ne risulterà fortemente indebolita; l'emancipazione del lavoro e la vittoria di tutti sono impossibili senza l'aiuto del proletariato femminile. L'interesse del proletariato esige che si stabilisca la solidarietà fra la parte maschile e quella femminile della classe operaia e che questa solidarietà venga rafforzata dall'uguaglianza. Il potere sovietico è stato il primo a realizzare questa parità in tutti i campi della vita: nel matrimonio, nei rapporti familiari, nei diritti politici, ecc. dappertutto le donne godono oggi degli stessi diritti degli uomini.
Il nostro partito deve ora rendere reale questa uguaglianza, applicandola praticamente. Si tratta di far capire alle larghe masse dei lavoratori che la schiavitù della donna non può che nuocere a loro stessi. Ancora oggi gli operai considerano le donne esseri inferiori: nei villaggi si continua a ridere delle donne che vogliono partecipare agli affari pubblici. Nella repubblica dei Soviet, la donna lavoratrice ha, come l'uomo, il diritto d'eleggere e di venire eletta. Essa può occupare il posto di commissario, avere qualsiasi funzione nell'esercito, nell'amministrazione e nella produzione nazionale.
Ma le nostre donne sono molto più impreparate degli uomini. Del resto vengono guardate dall'alto in basso. Si impone un lavoro energico, sia per insegnare agli uomini a considerare le donne operaie uguali ai lavoratori uomini, sia per elevare la condizione delle donne e spingerle ad esercitare i diritti loro accordati, senza incertezza né timore.
Bisogna ricordarsi delle parole di Lenin: "Dobbiamo insegnare anche ad una semplice massaia come governare lo Stato".
Abbiamo prima mostrato che l'importante non è riconoscere i diritti sulla carta, ma dare la possibilità di esercitarli effettivamente.
Come potrebbe l'operaia esercitare i suoi diritti se deve occuparsi delle faccende domestiche?
Bisogna che la repubblica dei Soviet migliori il destino della donna lavoratrice e la liberi dagli obblighi domestici che risalgono ai primordi dell'umanità. L'organizzazione di case comuni, dove non si litiga, dove si vive fraternamente, con lavanderie comuni, l'organizzazione di ristoranti popolari, di mense, di giardini d'infanzia, di colonie estive per i bambini, di scuole dove i bambini vengono anche nutriti, ecc.; tutto ciò deve sgravare la donna, dandole la possibilità di occuparsi di tutto ciò di cui si interessa l'uomo.
È difficile creare tali istituzioni in questo periodo di miseria e di fame. Ma il partito deve cercare in ogni modo di far partecipare la donna operaia al lavoro comune.
Leggere il capitolo seguente sull'uguaglianza dei diritti delle differenti razze e nazionalità. Ecco gli articoli della nostra Costituzione che riguardano questo problema:
"Art. 20 - In nome della solidarietà dei lavoratori di tutti i paesi, la R.S.F.S.R. riconosce tutti i diritti politici dei cittadini russi agli stranieri che lavorano nel territorio della repubblica e che, non vivendo del lavoro altrui, appartengono alla classe operaia o contadina; essa riconosce ai Soviet locali il diritto di concedere a questi stranieri, senza altre formalità, i diritti del cittadino russo.
"Art. 21 - La R.S.F.S.R. riconosce il diritto d'asilo a tutti gli uomini perseguitati per reati politici e religiosi.
"Art. 22 - La R.S.F.S.R. dichiara l'uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro razza o dalla loro nazionalità; considera contraria alle leggi fondamentali della repubblica l'istituzione o la tolleranza di privilegi o prerogative qualsiasi, fondate su tali motivi, come quello d'opprimere le minoranze nazionali o limitare i loro diritti".
Le democrazie borghesi sono rette dal parlamento, istituzione che viene eletta in diversi modi. In certi paesi votano solo i ricchi, in altri anche alcuni poveri vengono ammessi a votare; o meglio sono elettori tutti gli uomini a partire da una certa età e talvolta anche le donne.
Persino nei paesi dove il parlamento è eletto a suffragio universale sono sempre i rappresentanti della borghesia a costituire la maggioranza. Da quanto abbiamo scritto è facile comprenderne la ragione. Consideriamo un paese dove gli operai, che rappresentano la maggioranza della popolazione, hanno diritto al voto, teniamo presente pure, che tutte le ricchezze si trovano nelle mani dei capitalisti, che tutta la stampa è loro, che essi dispongono delle sale di riunione, che artisti, tipografi e milioni di fogli di giornale sono al loro servizio, che tutti i ministri di ogni tendenza difendono la loro causa, mentre altri agenti, avvocati, giornalisti, oratori, lusingano gli operai mostrandosi difensori delle loro idee. Aggiungiamo a tutto questo la potenza finanziaria, la forza enorme dei sindacati padronali, che cercano di corrompere l'elettore operaio, anche onesto, offrendogli posti vantaggiosi o adulandolo nei loro giornali. Pensiamo invece agli operai, occupati tutta la giornata in un duro lavoro, che non hanno né i mezzi, né il tempo per riunirsi. E così comprendiamo perché, in questi parlamenti democratici, la maggioranza è composta da agenti, dichiarati o segreti, della borghesia, del capitale finanziario, dei re delle banche.
Il deputato, difficile da scegliere per gli operai, una volta in parlamento se ne ride dei suoi elettori. Il suo posto gli è assicurato per tre o quattro anni. Indipendentemente dai suoi elettori, egli si vende a destra e a sinistra, e la legge vieta che egli venga revocato.
Tale è la situazione del parlamentarismo o regime democratico borghese. Nella repubblica dei Soviet avviene una cosa ben diversa. Qui tutti i parassiti, commercianti ed industriali, vescovi e proprietari fondiari, generali e mercanti, tutti sono privati dei diritti elettorali: essi non sono elettori e non possono venire eletti. Invece agli operai ed ai contadini poveri il voto è facilitato. Inoltre gli elettori possono in ogni istante revocare il loro eletto e sostituirlo con un altro. Se un deputato esegue male il suo dovere, tradisce la sua bandiera, ecc., viene allontanato. Questo diritto di revoca non è esercitato in nessuna parte del mondo così ampiamente come nella repubblica dei Soviet.
Il parlamento nelle repubbliche borghesi è un'istituzione dove si fanno solo discorsi. Il vero lavoro viene eseguito dai ministri, dai funzionari, ecc. Il parlamento accetta o rifiuta i progetti di legge, "controlla" i ministri con le interpellanze, e vota a favore o contro i progetti governativi. Il parlamento possiede, si dice, il potere legislativo. Il potere esecutivo appartiene ai ministri. Di conseguenza non è il parlamento che tratta gli affari del paese, i deputati non fanno che chiacchierare. Nella società sovietica è tutto il contrario. L'organo supremo del governo è il Congresso dei Soviet. La nostra costituzione stabilisce in proposito:
"Art. 24 - Il Congresso panrusso dei Soviet rappresenta la suprema autorità della R.S.F.S.R.". Esso deve riunirsi almeno due volte l'anno. Esamina tutto il lavoro compiuto, adotta tutti i provvedimenti richiesti dalla situazione specifica, e questi provvedimenti hanno forza di legge. Tutti i membri del Congresso sono lavoratori delle differenti province, che partecipano alla vita politica della loro regione, intervenendovi continuamente. In ogni caso, non sono dei politicanti di mestiere, né dei semplici oratori. Il potere, negli intervalli che separano i Congressi, appartiene al Comitato Centrale Esecutivo, eletto dal Congresso. Questo Comitato promulga le leggi e le fa osservare, possedendo, contemporaneamente, sia il potere legislativo che quello esecutivo. Si suddivide in Commissariati del Popolo dove lavorano i membri del Comitato. Così, il Comitato Centrale Esecutivo è davvero un organo di lavoro.
Il Comitato Centrale Esecutivo, come tutte le altre istituzioni sovietiche, si basa su una serie di organizzazioni operaie: le istituzioni sovietiche si appoggiano sul Partito comunista, sui Sindacati, sui Comitati di fabbrica e sulle Cooperative. Queste organizzazioni abbracciano decine di milioni di lavoratori e tutti quelli che sostengono il potere sovietico. Grazie ad esse le masse operaie partecipano elettivamente al potere. Il Partito comunista, come i Sindacati, nomina persone di fiducia in tutti gli uffici direttivi. Così i migliori operai occupano posti di lavoro e non di pura onorificenza. Niente di simile avviene nelle cosiddette repubbliche democratiche. L'elettore operaio esaurisce il suo compito mettendo la sua scheda elettorale nell'urna. Egli ha eseguito il suo "dovere di cittadino", gli dice la borghesia, e non deve più preoccuparsi di nulla.
Ecco una delle più grandi menzogne della borghesia. Sembra, "sulla carta", che gli operai partecipino alla direzione politica del loro paese, mentre in realtà ne sono completamente esclusi. Tutto viene fatto da una casta speciale di funzionari borghesi, lontani dalle masse, come lo è tutto l'apparato governativo, e che non ha alcun punto di contatto con la popolazione: la burocrazia.
Fino al XVI o al XVII secolo, solo i nobili erano funzionari statali. Con l'instaurazione del regime capitalistico compare una casta di funzionari professionisti. In questi tempi più recenti, i funzionari venivano reclutati soprattutto fra coloro che esercitavano le professioni liberali. Per quanto riguarda i posti di grande importanza, è l'alta borghesia ad occuparli. Anche i piccoli funzionari sono educati allo spirito di dedizione verso il governo dei banditi. Ai più capaci si dà la possibilità di farsi una "carriera", e di raggiungere certe posizioni sociali o di ricevere decorazioni e titoli. Perciò tutti questi signori sono, nella maggior parte dei casi, impregnati di un profondo disprezzo per il popolo. Citiamo qualche cifra per dare un'idea del numero dei funzionari nei differenti paesi d'Europa (ricaviamo queste cifre dal libro di M. Olchevsky: La Burocrazia). L'Austria contava, nel 1874, 27.000 funzionari; nel 1891, 36.000; nel 1900, 169.000. In Francia ce n'erano 1 milione e mezzo già nel 1891, cioè il 4% di tutta la popolazione. L'Inghilterra ne aveva circa 1 milione nel 1891, (2,6%); gli Stati Uniti, nel 1890, 750.000, ecc. M. Olchevsky, un autore borghese, riconosce che i tratti caratteristici della burocrazia sono: la consuetudine, il tono altezzoso, lo spirito di casta, la meschineria. Ed è questa burocrazia a governare in tutti i paesi capitalisti. L'amministrazione superiore è poi composta di rappresentanti dell'alta borghesia e della nobiltà rurale, e non potrebbe essere diversamente nella società capitalista dove la classe borghese detiene il potere.
Nella Repubblica dei Soviet, le masse non solo votano (eleggendo non degli avvocati a pagamento, bensì delle persone come loro), ma prendono anche parte direttamente al potere, poiché sono chiamati a parteciparvi i Soviet e tutte le altre organizzazioni operaie.
In quanto ai Soviet, le loro elezioni sono organizzate in modo da garantire un continuo legame con le masse: queste elezioni non si fanno per località, ma per centro di lavoro (per officina, per fabbrica), o come si dice per "unità di produzione".
Così il potere sovietico realizza una forma superiore, molto più popolare di democrazia: la democrazia proletaria.
Qual è, in questo campo, il compito del Partito? La nostra via è chiara: bisogna realizzare la democrazia proletaria attraverso il progressivo riavvicinamento dei compagni funzionari (deputati, uomini di fiducia, ecc.) alle masse, attraverso l'effettiva partecipazione di masse sempre più numerose all'amministrazione, e infine attraverso il controllo vigilante dei deputati da parte di migliaia di cittadini. La responsabilità dei funzionari e dei rappresentanti eletti deve essere sempre più precisa e allargata.
Il raggiungimento di tutti questi fini esige un lavoro considerevole. Esso incontra molti ostacoli. Bisogna abbatterli tutti e ottenere l'unità completa ed indissolubile dell'apparato governativo con le masse degli operai e dei contadini poveri. A questo prezzo si realizza il comunismo.
La democrazia proletaria, come ogni potere statale, possiede delle forze armate: un esercito ed una flotta. In regime di democrazia borghese l'esercito serve ad opprimere il proletariato e a difendere il portafoglio della borghesia. L'esercito proletario, l'Armata Rossa della repubblica dei Soviet serve invece a proteggere gli interessi della classe proletaria nella lotta contro la borghesia. Per questo la condizione e i diritti politici dell'esercito proletario differiscono enormemente da quelli dell'esercito borghese. La borghesia è costretta a far credere di tenere il suo esercito "fuori dalla politica", ma in realtà ne fa lo strumento della sua politica criminale e controrivoluzionaria con il pretesto di difendere "l'interesse nazionale". Essa cerca in ogni modo di separare l'esercito dal popolo, impiega tutti i mezzi per privare l'esercito dei suoi diritti politici. Nella repubblica dei Soviet, è tutto differente. Il proletariato dichiara apertamente che il suo esercito è uno strumento di lotta contro la borghesia. Lo Stato contribuisce in tutti i modi alla fusione dell'esercito con il popolo. Il proletariato e l'esercito si riuniscono nei loro Soviet, (che si chiamano Soviet degli operai e dei soldati rossi); i soldati dell'Armata Rossa e gli operai vengono istruiti nelle stesse scuole, seguono gli stessi corsi, partecipano insieme agli incontri ed alle manifestazioni. In molte occasioni gli operai affidarono le loro bandiere all'esercito rosso e viceversa. Il potere sovietico, cioè la grande repubblica dei lavoratori, può lottare con successo contro i suoi nemici solo grazie all'unione realizzata fra l'esercito rosso e il proletariato rivoluzionario.
Più la classe operaia sarà solidale
con l'esercito e viceversa, più la nostra potenza militare sarà forte. Perciò
il nostro Partito deve sostenere, sviluppare e rafforzare questa solidarietà.
L'esperienza ha già provato l'influenza che ha sull'esercito la sua unione con
le organizzazioni proletarie. Basta ricordare la resistenza contro Kolciak e Denikin
nell'estate e nell'autunno 1919. Queste vittorie furono possibili solo grazie
all'appoggio dato all'esercito dai compagni venuti dal partito e dai
sindacati. Così l'Armata Rossa proletaria è davvero il primo esercito
nazionale, creato dagli sforzi dei lavoratoti, organizzato dal
proletariato, che lo ha strettamente legato a se stesso. L'esercito partecipa
al potere tramite i suoi rappresentanti ai Soviet. Esso non è un corpo a parte,
è costituito dagli stessi operai e contadini poveri che si muovono sotto la
direzione della classe operaia. In fondo adempie le stesse funzioni del resto
del proletariato. Un dovere assoluto del nostro Partito è quello di rafforzare
ancor di più, se possibile, questa solidarietà.
È il proletariato a giocare il ruolo
principale, il ruolo di leader nella nostra rivoluzione, che è una
rivoluzione comunista. Il proletariato è la classe più unita ed organizzata. Il
proletariato è l'unica classe che, per le sue condizioni di vita nel sistema
capitalistico, si sia innalzata alla concezione comunista e abbia trovato la
vera porta e la sola via che vi conduce. Questo fa del proletariato il leader
ed il pioniere in ogni rivoluzione. La classe contadina (i contadini medi e in
parte quelli poveri) sovente esitava. E ogni volta che la classe contadina si
levava contro il proletariato, cadeva sotto il potere di un Kolciak, di un Denikin o di qualche altro
oppressore, capitalista o generale dell'esercito bianco.
Questo ruolo dirigente del
proletariato trova la sua espressione nella costituzione della repubblica dei
Soviet. Secondo le nostre leggi, il proletariato gode di alcune prerogative
politiche. Al Congresso dei Soviet un numero determinato di operai è
rappresentato da più delegati che uno stesso numero di contadini.
La nostra costituzione afferma:
"Art. 25 - Il Congresso
panrusso dei Soviet si compone di rappresentanti dei Soviet urbani nella misura
di 1 deputato ogni 25.000 elettori, e di rappresentanti dei Congressi di
governatorato [il governatorato in Russia corrispondeva, pressappoco,
alla nostra provincia] in ragione di 1 deputato ogni 125.000 abitanti".
I Congressi dei Soviet locali e
regionali sono composti nel modo seguente, secondo l'Art. 53 della
costituzione:
a) I Congressi regionali comprendono
rappresentanti dei Soviet urbani (1 ogni 5.000 elettori), e rappresentanti dei
Congressi di uiezd [distretto] (1 ogni 25.000 abitanti), e non possono
contare più di 500 membri.
b) I Congressi di governatorato
comprendono rappresentanti dei Soviet urbani (1 ogni 2.000 elettori), e
rappresentanti dei Congressi di volost [circoscrizione territoriale
rurale; era la più piccola unità amministrativa della Russia; più volost
situate attorno ad una città costituivano un uiezd] (1 ogni 10.000
abitanti), senza che il numero totale dei rappresentanti possa mai superare i
300.
È vero che i delegati delle città
sono eletti in base al numero degli elettori, mentre, al contrario, quelli
delle comunità agricole vengono eletti in base alla cifra dell'intera
popolazione, ivi compresi disoccupati, sfruttatori, curati, borghesia agricola,
ecc. ed anche minorenni che non hanno diritto al voto. Di conseguenza, i
vantaggi degli operai delle città sono meno importanti di quel che sembra a
prima vista. Tuttavia esistono.
La costituzione, riconoscendo queste
prerogative ai lavoratori urbani, non ha fatto che consacrare una situazione di
fatto, poiché è il proletariato delle città, unito e cosciente, che conduce le
masse contadine disorganizzate e, in maggioranza, prive di coscienza politica.
Il nostro Partito deve chiarire che
queste prerogative hanno un carattere temporaneo. Più le masse contadine
arretrate acquisteranno coscienza, più l'esperienza mostrerà loro la giustezza
di vedute e la superiorità tattica del proletariato, più esse capiranno che i
loro interessi sono comuni a quelli del proletariato e contrari a quelli
della borghesia, più velocemente scomparirà questa diseguaglianza.
Il nostro Partito deve servirsi
delle prerogative del proletariato urbano esercitando, grazie a lui, la sua
influenza sulla campagna, unendo gli operai con i contadini al fine di
istruire, per quanto possibile, il proletariato contadino. Queste prerogative
sono accordate alla classe operaia non perché essa si chiuda in se stessa e si
separi dalla campagna, ma, al contrario, perché essa, avendo la maggioranza nei
Soviet e nella direzione del paese, possa contribuire più efficacemente al
collegamento del proletariato con i coltivatori medi e poveri, e li aiuti a
liberarsi dall'influenza nociva degli sfruttatori, dei preti e degli antichi
proprietari fondiari.
Il potere sovietico, come nuovo
potere di classe del proletariato, si fonda sulle rovine dell'antica
società borghese. Prima d'organizzare il proprio potere, il proletariato
cominciò a distruggere quello dei suoi avversari, impegnandosi a
demolire i resti del vecchio Stato. Soppresse l'antica polizia, l'Okhrana, la
gendarmeria, il tribunale zarista, con i suoi procuratori e i suoi avvocati
mercenari. Eliminò una quantità di antichi uffici, soppresse i ministeri
borghesi con tutti i loro funzionari. Agendo in questo modo il nostro scopo era
quello di sostituire la vecchia burocrazia con le masse stesse, volevamo fare
in modo che tutta la popolazione lavoratrice s'interessasse alla direzione
dello Stato (occupando certi impieghi a turno, o per un lasso di tempo più o
meno lungo). Ma questa opera si trovò ad urtare contro una serie di grosse
difficoltà.
In primo luogo, l'insufficiente
cultura delle masse, l'ignoranza e la timidezza degli elementi arretrati, nelle
città e soprattutto nelle campagne. Ci sono relativamente pochi elementi
avanzati attivi, accorti, coraggiosi e coscienti. Sono numerosi, invece, quelli
che non osano ancora mettersi al lavoro, che non conoscono ancora i loro
diritti e che non si sentono padroni del paese. Ciò è facilmente comprensibile.
Le masse oppresse e tenute in disparte per molti secoli non possono passare
bruscamente, dal loro stato quasi primitivo, alla direzione del paese. Solo gli
elementi più avanzati si mettono alla testa. Così vediamo gli operai di
Pietroburgo occupare posti di commissari nell'esercito, di organizzatori
nell'industria, di delegati dei Comitati esecutivi nelle campagne, di
propagandisti, di membri delle istituzioni superiori dei Soviet, ecc... Poco a
poco, le masse ancora disadatte si trasformano. Tuttavia, l'arretratezza
culturale del popolo si fa sentire come un ostacolo serio.
In secondo luogo, la mancanza
d'esperienza nell'opera di direzione. Ciò riguarda anche i nostri compagni
migliori. Per la prima volta la classe operaia ha preso il potere: essa non ha
mai diretto lo Stato e non ha mai imparato a farlo. Infatti il governo zarista
e l'effimero governo di Kerensky
hanno fatto di tutto per escludere il proletariato dal potere. Lo Stato
borghese e capitalista era un'organizzazione per opprimere la classe operaia, e
non per educarla. Così il proletariato, ora al potere, e che si istruisce nella
pratica, commette inevitabilmente degli errori. Questi errori gli servono di
lezione, ma tuttavia vengono commessi.
In terzo luogo, gli antichi
specialisti borghesi. Il proletariato russo fu obbligato a lasciarli
in servizio, li sottomise, li obbligò a lavorare, impedì il sabotaggio da parte
loro. Arriverà a trasformarli definitivamente. Ora essi lavorano ancora secondo
i loro antichi procedimenti e le loro abitudini. Essi guardano dall'alto le
masse, ne restano distaccati, aumentano a dismisura le formalità burocratiche,
ecc. e, ciò che è peggio, contaminano uomini dediti alla nostra causa.
In quarto luogo, la perdita delle
nostre migliori forze operaie che entrano nell'esercito. Nei momenti più
difficili, quando la presenza nei ranghi dell'esercito di elementi fedeli,
onesti, devoti e coraggiosi è particolarmente necessaria bisogna mandare
nell'esercito gli operai migliori. Le nostre possibilità di utilizzarli
all'interno sono perciò più ridotte.
Tutte queste circostanze rendono il
nostro lavoro molto difficile e favoriscono il parziale risorgere della burocrazia
nel regime sovietico. È un grande pericolo per il proletariato. Bisogna che
il nostro Partito superi questo pericolo, facendo partecipare le masse al
lavoro amministrativo. È soprattutto necessario elevare il livello di cultura
delle masse operaie e contadine, renderle coscienti ed istruirle. A tal fine il
nostro Partito deve promuovere:
1) la partecipazione di tutti i
membri di un qualsiasi Soviet al lavoro di direzione del paese. Ogni membro
di un Soviet deve non solo prendere parte alle deliberazioni, ma anche occupare
un posto qualunque nell'amministrazione.
2) Il continuo avvicendamento dei
posti. Cioè l'obbligo per ogni compagno di cambiare il posto occupato per
un certo periodo di tempo con un altro, al fine di impratichirsi gradualmente
nelle funzioni dei vari rami amministrativi. Bisogna evitare che, occupando per
molto tempo lo stesso posto, diventi un burocrate.
3) Il Partito raccomanda pure di
coinvolgere progressivamente tutta la popolazione operaia senza eccezioni nell'opera
di amministrazione dello Stato. Questa è la base fondamentale della nostra
politica.
Si è già compiuto qualche passo
concreto in questa direzione: decine di migliaia di proletari parteciparono, a
Pietroburgo, alle perquisizioni nelle case della borghesia; tutta la
popolazione operaia si assunse il compito d'assicurare la sorveglianza della
città, le donne operaie entrarono nell'esercito per darvi il cambio agli
uomini, ecc. A questo fine, possiamo introdurre nei nostri Soviet delle persone
che non sono state elette affinché, una alla volta, conoscano e apprendano il
lavoro del Comitato Esecutivo e delle commissioni. Questo sistema può essere
applicato sia ai Comitati di fabbrica che ai sindacati.
Riassumendo, bisogna seguire, in una
forma o nella altra, l'esempio fornitoci a questo proposito dalla Comune di
Parigi. Dobbiamo snellire l'apparato amministrativo, inserirvi le masse e
allontanarne ogni burocratismo. Più sarà estesa la partecipazione del
proletariato all'amministrazione, prima scompariranno completamente le ultime
vestigia dell'antica burocrazia, più breve sarà la dittatura del proletariato.
E il venir meno della resistenza borghese sarà il segno della scomparsa dello
stesso Stato. Gli individui non dovranno più comandare altri individui, essi
dovranno solo guidare gli attrezzi, le macchine, le locomotive e gli altri
meccanismi. Questo sarà il sistema comunista integrale.
La soppressione dello Stato si
attuerà rapidamente dopo la vittoria completa sugli imperialisti. Attualmente,
nel corso della guerra civile, tutte le nostre organizzazioni sono
militarizzate e gli organi del potere sovietico non possono funzionare
normalmente. Spesso non si possono nemmeno convocare i Soviet, sebbene, secondo
la costituzione, tutte le questioni debbano essere risolte dai Comitati
Esecutivi di questi Soviet. Il fatto è che noi viviamo in regime di dittatura militare
del proletariato. La repubblica è un campo trincerato. Questa situazione
scomparirà appena l'organizzazione militare non sarà più necessaria.
vai a capito 7 Ultima modifica 25.11.2003
53. Ruolo dirigente del proletariato.
54. La burocrazia e il potere sovietico.
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