[ Archivio di Bucharin ]
[ Indice de L'A.B.C. del Comunismo ]
89. Perché religione e comunismo sono incompatibili.
90. La separazione della Chiesa dallo Stato.
91. La separazione della scuola dalla Chiesa.
92. La lotta contro i pregiudizi religiosi delle masse.
"La religione è l'oppio dei popoli", diceva Karl Marx. Il Partito comunista deve far comprendere questa verità alle immense masse del popolo lavoratore. Il compito del Partito è quello d'infondere in tutte le masse operaie, anche in quelle più arretrate, questa verità: la religione era, e continua ad essere, uno degli strumenti più potenti nelle mani degli oppressori per il mantenimento dell'ineguaglianza, dello sfruttamento e dell'obbedienza servile dei lavoratori.
Certi comunisti mediocri ragionano così: "La religione non mi impedisce d'essere comunista, io credo sia in Dio che nel comunismo. La mia fede in Dio non m'impedisce di lottare per la causa della rivoluzione proletaria".
Un tale ragionamento è completamente sbagliato. La religione ed il comunismo sono incompatibili sia teoricamente che praticamente.
Ogni comunista deve considerare i fenomeni sociali (relazioni fra gli individui, rivoluzioni, guerre, ecc.) come manifestazioni che seguono determinate leggi. Le leggi dello sviluppo sociale sono determinate, con un'ampiezza incomparabile, dal socialismo scientifico, grazie alla teoria del materialismo storico elaborata dai nostri grandi maestri K. Marx e F. Engels. Secondo questa teoria, nessuna forza soprannaturale ha avuto influenza sullo sviluppo sociale. Meglio ancora: la stessa teoria stabilisce che la medesima idea di Dio e delle forze soprannaturali si è formata ad un certo stadio della storia umana e che questa idea, puerile e non confermata dall'esperienza della vita e della lotta dell'uomo contro la natura, comincia a venir meno.
I pregiudizi religiosi sono molto duraturi e ingannano persino le persone più intelligenti, perché alle classi sfruttatrici conviene mantenere il popolo nell'ignoranza e nella sua infantile credenza nel miracoloso.
Le forze soprannaturali non si manifestano neppure nelle trasformazioni della natura stessa. L'uomo ha conseguito dei successi formidabili nella sua lotta contro la natura; egli la sottomette ai suoi interessi e ne controlla le forze, non attraverso la credenza in Dio o nel suo aiuto, ma perché, a dispetto di questa, nella pratica agisce sempre da ateo. Il comunismo scientifico spiega tutti i fenomeni della natura secondo i risultati delle scienze naturali, che sono in netta antitesi con tutte le favole religiose.
In pratica, neanche il comunismo è compatibile con la fede religiosa. La tattica del Partito comunista esige dai suoi membri un certo tipo d'azione. Pure la morale d'ogni religione comanda ai suoi credenti una certa condotta (un esempio della morale cristiana: "Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgi anche la sinistra"). Fra le direttive della tattica comunista e i comandamenti della religione, il più delle volte, sorgono contraddizioni incompatibili.
Un comunista che rifiuta i comandamenti della religione ed agisce secondo le direttive del Partito cessa d'essere credente. E un credente che si ritiene comunista, ma che infrange le direttive del Partito in nome dei comandamenti religiosi, cessa d'essere comunista.
La lotta contro la religione presenta due aspetti, che nessun comunista deve mai confondere. Il primo è la lotta contro la chiesa, in quanto organizzazione di propaganda religiosa, interessata materialmente all'ignoranza ed all'oscurantismo del popolo e al suo asservimento religioso. Il secondo è la lotta contro i pregiudizi religiosi, largamente diffusi e profondamente radicati nella maggior parte delle masse.
Secondo il catechismo cristiano, lo Stato è una società di credenti legati dalla stessa fede, dagli stessi riti, ecc. Per un comunista, la Chiesa è una società di individui legati dalle stesse fonti di profitti, ottenute a spese dei credenti, della loro superstizione e della loro ignoranza; essa è un'associazione unita ad altre associazioni di sfruttatori, di capitalisti e di proprietari fondiari, alleati, a loro volta, allo Stato borghese, che essi aiutano nell'opera d'oppressione dei lavoratori e da cui ricevono appoggi ed assistenza. I legami che uniscono la Chiesa allo Stato risalgono a tempi remoti. Nell'epoca feudale questi legami furono strettissimi: ciò appare chiaro se ci si ricorda che lo Stato autocratico della nobiltà si fondava sulla grande proprietà fondiaria, e che la Chiesa stessa era una grande proprietaria, possedendo milioni d'ettari di terreni, di prati e di foreste. Queste due forze dovevano inevitabilmente allearsi nella comune lotta contro le masse lavoratrici e per consolidare, così, il loro dominio su di esse. Durante la lotta fra borghesia cittadina e nobiltà, la borghesia attaccò furiosamente la Chiesa, in quanto proprietaria di terre di cui essa voleva impadronirsi e in quanto beneficiaria di profitti ottenuti con lo sfruttamento dei lavoratori, profitti su cui la borghesia avanzava a sua volte delle pretese. Questa lotta fu molto violenta in certi paesi (Francia) e meno in altri (Inghilterra, Germania, Russia). Così, la separazione della Chiesa dallo Stato (che significa la trasmissione alla borghesia delle somme accordate dallo Stato alla Chiesa) fu rivendicata già dalla borghesia liberale e democratica. Tuttavia, questa separazione non si è realizzata quasi in nessuna parte del mondo, poiché la lotta sempre più accanita della classe operaia contro il capitalismo e contro la borghesia non ha permesso a quest'ultima di continuare la sua battaglia contro la Chiesa. Al contrario, la borghesia ha ritenuto più vantaggioso riconciliarsi con la Chiesa, impadronirsi del frutto delle sue preghiere per lottare contro il socialismo, utilizzare la sua influenza sulle masse per conservare, fra queste, l'obbedienza servile allo Stato sfruttatore ("Non c'è potere che non provenga da Dio").
Il potere proletario portò a termine l'opera iniziata e poi abbandonata dalla borghesia. Uno dei primi decreti del potere sovietico in Russia fu quello sulla separazione della Chiesa dallo Stato. Le terre che appartenevano alla Chiesa vennero distribuite ai lavoratori, e i suoi capitali dichiarati proprietà del popolo. Si privò la Chiesa di tutti i redditi che lo zarismo le aveva accordato e che continuava a percepire sotto il governo "socialista" di Kerensky. La religione venne proclamata affare personale di ogni cittadino. Nello stesso tempo, il potere sovietico respinse ogni progetto che intendeva utilizzare, in qualche modo, la Chiesa per consolidare il dominio del proletariato.
Anche la fusione fra propaganda religiosa ed insegnamento scolastico rappresenta un potente strumento di cui dispone il clero per consolidare il dominio della Chiesa e la sua influenza sulle masse. La gioventù, avvenire dell'umanità, era abbandonata nelle mani del clero. In regime zarista, la conservazione del fanatismo religioso, della stupidità e dell'ignoranza era ritenuta di capitale importanza. La religione veniva considerata come la materia scolastica più importante. Anche a scuola l'autocrazia proteggeva la Chiesa, e quest'ultima sosteneva l'autocrazia. Oltre all'insegnamento obbligatorio della religione nelle scuole e alle preghiere imposte agli alunni, la Chiesa cominciava ad impadronirsi dell'intera istruzione scolastica, ricoprendo tutta la Russia di una fitta rete di scuole parrocchiali.
A causa di questa unione fra scuola e Chiesa, la gioventù fin dalla più tenera età, cadeva in potere delle superstizioni religiose. Diventava assolutamente incapace di farsi un'idea razionale del mondo. Allo stesso problema (l'origine della Terra, per esempio) la religione e la scienza davano risposte differenti, e il cervello malleabile del ragazzo diventava un terreno di lotta fra la scienza esatta e le ottuse menzogne della superstizione.
In qualche paese la gioventù viene educata dalla Chiesa, non solo a uno spirito di dedizione al regime vigente, ma spesso, quando ciò sembra necessario, anche a uno spirito di devozione verso il regime già scomparso dell'autocrazia, del clero e della nobiltà, come, per esempio, in Francia. Una simile educazione appare controrivoluzionaria persino dal punto di vista borghese.
Anche il liberalismo borghese metteva nel suo programma la separazione della scuola dalla Chiesa. Lottava per sostituire nelle scuole l'insegnamento della religione con quello della morale borghese. Esigeva la soppressione delle scuole fondate da società religiose e da congregazioni. Questa lotta non fu mai portata a termine in nessuna parte del mondo. Così in Francia tutti i ministeri borghesi, pur avendo solennemente promesso, per una ventina d'anni, di sciogliere tutte le congregazioni, di confiscare i loro beni, di vietare il loro insegnamento scolastico, ecc., finirono sempre per riconciliarsi e scendere a compromessi con il clero cattolico. Un impressionante esempio di tale compromesso fra Stato e Chiesa fu offerto recentemente da M. Clemenceau, che, malgrado fosse stato ai suoi tempi un furioso avversario della Chiesa, finì per indirizzare un appello di riconciliazione e di oblio dell'antica inimicizia, e decorò solennemente i rappresentanti del clero cattolico per il loro patriottismo. Lo Stato e la Chiesa hanno già raggiunto un accordo e si aiutano reciprocamente, sia nella lotta all'esterno, per lo sfruttamento degli altri paesi (nella guerra contro la Germania), che nella lotta all'interno contro la classe operaia.
A dimostrare tale riconciliazione della borghesia con la Chiesa sta non solo il fatto che la borghesia faccia tabula rasa dei suoi vecchi propositi di guerra contro la religione e che smetta di lottare contro di essa. C'è di più. Essa stessa diventa sempre più "una classe credente". I bisnonni dei borghesi europei contemporanei erano atei, liberi pensatori, acerrimi nemici del clero. Pur restando atea, senza credere alle finzioni religiose, anzi ridendone di soppiatto, la borghesia contemporanea ritiene tuttavia necessario proteggere queste menzogne per frenare il popolo. Anche i figli dei borghesi d'oggi si sottomettono all'influsso religioso. Abbiamo visto, dopo la rivoluzione d'ottobre del 1917, i borghesi e gli intellettuali liberali riversarsi nelle chiese e pregate con fervore quel Dio di cui ridevano in tempi migliori. Tale è la sorte di ogni classe destinata a scomparire: non gli resta che cercare consolazione nella religione.
Lo stesso movimento in favore della religione si manifesta pure fra la borghesia dell'Europa occidentale, a cui il potere non è stato ancora tolto. Ma se la borghesia comincia a credere in Dio e nell'immortalità è perché sente che in questo mondo è suonata la sua ultima ora.
La separazione della scuola dalla Chiesa ha suscitato e suscita ancora proteste da parte degli operai e dei contadini più arretrati. Molti genitori continuano ad insistere affinché "l'insegnamento della religione" venga ammesso nelle scuole come facoltativo, e impartito a chi lo voglia ricevere. Il Partito comunista combatte energicamente questi tentativi reazionari. Ammettere l'insegnamento della superstizione religiosa nelle scuole, vuol dire favorire ufficialmente la diffusione dei pregiudizi religiosi tra le masse. La Chiesa otterrebbe, così, un uditorio di bambini, riuniti a scuola proprio con un fine del tutto opposto a quello della scuola; ciò significherebbe lasciare a disposizione della Chiesa locali di proprietà statale, dove poter somministrare il veleno religioso alla gioventù, come prima che avvenisse la separazione della scuola dalla Chiesa.
Bisogna che il decreto che separa la scuola dalla Chiesa si mantenga in tutto il suo vigore, e lo Stato proletario non deve fare alcuna concessione allo spirito del Medioevo. Quanto è stato fatto in questo campo è ancora insufficiente; i genitori ignoranti, infatti, possono rovinare la mentalità dei loro figli con le favole religiose. Il potere sovietico tollera la libertà di coscienza per gli adulti. Ma questa tolleranza si trasforma, nei genitori, in libertà d'avvelenare i propri figli con lo stesso oppio con cui la Chiesa li ha un tempo avvelenati. I genitori impongono ai figli la propria stupidità ed ignoranza, insegnano loro ogni specie di sciocchezza e rendono, così, estremamente difficile il compito della scuola unica del lavoro.
Un dovere importante dello Stato proletario è quello di sottrarre i figli all'influenza retrograda dei genitori. Il solo mezzo radicale è l'educazione completa dei ragazzi da parte della società. Ma bisogna agire subito. Occorre arrivare rapidamente non solo a cacciare dalla scuola ogni propaganda religiosa, ma anche a fare in modo che la scuola stessa possa passare all'offensiva contro la divulgazione nella famiglia delle idee religiose, e possa rendere l'animo del ragazzo insensibile a tutte le favole religiose a cui molti adulti ancora credono, presentandole come fossero verità.
Il potere proletario realizzò assai facilmente e senza crisi dolorose la separazione della Chiesa dallo Stato e quella della scuola dalla Chiesa. Ben più difficile si rivela la lotta contro i pregiudizi religiosi, molto duraturi e profondamente radicati nelle masse. Questa battaglia sarà lunga, ed esige grande tenacia e pazienza. Il nostro programma, a questo proposito, ribadisce: "Il Partito comunista russo è profondamente convinto che solo l'attività sistematica e cosciente delle masse in ogni campo economico e sociale comporterà la scomparsa completa dei pregiudizi religiosi". Cerchiamo di spiegare quanto detto.
La propaganda religiosa, la credenza in Dio o nelle forze soprannaturali, trovano il terreno più favorevole là dove la coscienza delle masse è spinta, da tutte le circostanze della vita sociale, sulla via delle spiegazioni soprannaturali. I rapporti che esistono fra gli uomini durante la produzione capitalistica vi contribuiscono in larga misura. Nella società borghese, la produzione e lo scambio dei prodotti non avvengono sistematicamente e secondo un piano determinato, ma in modo elementare. Nessuno sa se la produzione di una qualsiasi merce è insufficiente o eccessiva. I produttori stessi non hanno la minima idea, né del funzionamento del meccanismo formidabile e complicato della produzione capitalistica, né delle ragioni per le quali i prezzi delle merci ora sono in rialzo, ora in ribasso. Il lavoratore comune, non sapendo spiegare la causa reale delle trasformazioni sociali in corso, si rifugia nella volontà divina, che tutto spiega.
Nella società comunista, invece, il campo della produzione e dello scambio non avrà più niente di misterioso. Ogni operaio dovrà, non solo fornire la parte di lavoro sociale attribuitagli, ma anche partecipare all'elaborazione del piano produttivo generale o, almeno, averne un'idea esatta. In ogni meccanismo della produzione nazionale non ci sarà nulla di misterioso, d'incomprensibile e d'inatteso; verrà meno, dunque, ogni sostegno per spiegazioni mistiche e superstiziose. Come il falegname sa con competenza da dove proviene una tavola fatta da lui stesso, così tutti i lavoratori della società comunista saranno pienamente consapevoli di ciò che le loro forze collettive creano e del modo in cui lo producono. In questo modo, già il solo fatto dell'organizzazione e del consolidamento della società socialista arreca dei colpi irreparabili alla religione. In quanto alla transizione dal socialismo al comunismo, cioè dalla società che ha soppresso il capitalismo, alla società ormai libera da ogni traccia di divisione e di lotta di classe, essa comporterà la morte naturale di ogni religione e superstizione.
Ma tutto ciò non vuol dire che dobbiamo tranquillamente attendere questa morte della religione, considerata certa in futuro.
È soprattutto ora che la lotta contro i pregiudizi religiosi deve essere molto dura, ora che la Chiesa si rivela un'organizzazione controrivoluzionaria, che, servendosi della sua influenza religiosa sulle masse, le trascina nella lotta politica contro la dittatura del proletariato. La religione ortodossa, difesa dai preti, cerca l'alleanza con la monarchia. Per questo bisogna che il potere sovietico estenda il più possibile la propaganda antireligiosa, creando corsi speciali, organizzando pubbliche discussioni, pubblicando una letteratura appropriata e, soprattutto, diffondendo le scienze che, lentamente ma sicuramente, metteranno in crisi l'autorità della religione. Per assicurarsi il successo di questa lotta, uno dei tanti mezzi efficaci, recentemente adottato in molte zone della repubblica, consiste nel mostrare al popolo il trucco delle reliquie "incorruttibili". Niente di meglio per svelare alle masse ingenue la grossolana truffa su cui si basa ogni religione in generale, e la religione ortodossa in particolare.
La lotta contro la religione e contro i pregiudizi religiosi deve essere condotta non solo con tutta l'energia e la perseveranza possibili, ma anche con la pazienza e la prudenza necessarie.
I credenti sono molto sensibili verso ogni offesa fatta ai loro sentimenti religiosi, e la violenta instaurazione dell'ateismo, unita agli insulti ed a parole o gesti di scherno nei confronti dei riti religiosi e degli oggetti di culto, più che accelerare, rallenta la lotta contro la religione. La Chiesa, sotto l'aureola del martirio, è ancora molto benvoluta dalle masse; essa ne approfitta per risvegliare nel popolo l'idea, da molto tempo dimenticata, dell'accostamento fra religione e difesa della libertà nazionale; essa stimola l'odio nazionale e l'antisemitismo, e mobilita tutto ciò che sopravvive di un'ideologia già quasi scomparsa.
Citiamo qualche cifra che mostri quali somme, spillate al popolo, il governo zarista spendeva per il mantenimento della Chiesa, e quanto denaro il popolo stesso le forniva, rivoltandosi le tasche già quasi vuote. Mostreremo pure quali ricchezze furono accumulate dai cosiddetti servitori di Cristo.
Il governo assegnava annualmente alla Chiesa, tramite il Sinodo ed altre vie, una somma di 50 milioni di rubli. Il Sinodo aveva nelle banche circa 70 milioni di depositi. Le Chiese, i conventi e le congregazioni possedevano molte terre. Nel 1905, tutte le chiese insieme disponevano di 1.872.000 desiatin [un desiatin equivale a 1,0925 ettari] e le congregazioni di 470.000. I 6 conventi più ricchi, insieme possedevano 182.000 desiatin. Il solo convento di Solovietzk ne aveva 66.000, quello di Serovsky 26.000, e il convento A. Nevski 25.000. Nel 1903, le chiese e le congregazioni possedevano a Pietroburgo 266 proprietà: case, botteghe, terreni, ecc. A Mosca avevano 1.054 proprietà, senza contare i 32 alberghi, a Kiev 114 proprietà. Ecco anche le entrate "evangeliche" di qualche metropolita e arcivescovo: il metropolita di Pietroburgo riceveva 300.000 rubli all'anno, quello di Mosca e quello di Kiev 100.000, l'arcivescovo di Novgorod 110.000 rubli.
In Russia si contavano fino a 30.000 scuole parrocchiali con circa un milione di alunni. 20.000 preti erano impiegati dal ministero della pubblica istruzione per insegnare la religione nelle scuole primarie.
È noto a tutti che l'autocrazia zarista proteggeva ufficialmente la Chiesa ortodossa, ritenendola l'unica vera Chiesa. Venivano riscossi milioni di rubli, sotto forma d'imposte, dai musulmani (tartari), dai cattolici (polacchi) e dagli ebrei. Questo denaro, consegnato alla Chiesa ortodossa, serviva a provare la verità della religione ortodossa e la falsità di tutte le altre. L'oppressione religiosa raggiunse sotto lo zarismo proporzioni inconcepibili, tanto che, su 100 abitanti, si contavano 70 ortodossi, 9 cattolici, 11 musulmani, 5 protestanti, 4 ebrei ed 1 di un'altra religione.
Quanto all'esercito clericale, esso raggiunse nel 1909 le seguenti cifre:
Nelle 52.869 chiese della Russia
esistevano:
Arcipreti 2.912
Preti 46.730
Diaconi 14.670
Cantori 43.518
Nei 455 conventi maschili c'erano:
Monaci 9.987
Novizi 9.582
Nei 418 conventi femminili:
Monache 14.008
Novizie 46.811
Totale del clero e dei congregazionisti
188.218
Queste sono le cifre relative al solo clero ortodosso, ma se consideriamo tutte le nazionalità russe che professavano altre religioni, il numero delle persone appartenenti a questa casta parassita aumenta. Tutto questo mondo, invece di ricevere somme enormi dalla popolazione per mantenere il popolo nell'ignoranza, avrebbe potuto produrre una gran quantità di ricchezze con il lavoro.
Lo Stato socialista, che mira al perfezionamento del suo apparato produttivo, imporrà al clero ed alle altre classi improduttive il lavoro obbligatorio e ne farà degli operai o dei contadini.
In Russia, il clero delle città e delle campagne riceveva dallo Stato capitalista 12 milioni di rubli all'anno a titolo di stipendio (ecco perché il clero si oppone alla separazione della Chiesa dallo Stato, ciò significherebbe per lui una perdita di una decina di milioni). Ma questa è solo una fetta del reddito clericale. La maggior parte delle sue risorse proviene dalle cerimonie religiose, dall'affitto delle terre e dagli interessi sui capitali vantaggiosamente investiti dalla Chiesa. Nessuno ha mai potuto determinare l'ammontare esatto di questi redditi, ma si può stimarli approssimativamente a 150 milioni di rubli (al tasso prebellico). Il clero continua ancora a percepite la maggior parte dei suoi redditi dal popolo.
Ultima modifica 25.11.2003