LETTERA AI MEMBRI DEL CC E ALLA CCC DEL PCR(b)

Trotsky (1923)


Pubblicato su Ivstetija 1990, n.5
Traduzione di Giorgio Paganini

COMITATO CENTRALE del PARTITO COMUNISTA dell’ UNIONE SOVIETICA

IZVESTIJA 1990 n.5

LE DISCUSSIONI INTERNE AL PARTITO NEGLI ANNI ‘20

Al Izvestija del CC del PCUS sono giunte molte lettere con la richiesta di pubblicare i documenti delle discussioni degli anni ’20 che costituiscono una spia significativa di quel periodo. Dette discussioni furono affrontate con uno spirito critico molto aperto e furono caratterizzate da un notevole pluralismo nonché dalla libertà di intervento su questioni controverse.

La Rivista inizia la pubblicazione dei documenti sulla discussione interna al Partito nell’anno 1923. In questo numero viene pubblicata la lettera dell’8 ottobre 1923 di L.D.Trockij diretta ai membri del Comitato Centrale e della Commissione Centrale di Controllo nella quale l’autore espone il proprio parere sulla situazione interna del Partito e del Paese. Il contenuto di questa lettera è analogo a quello della “Dichiarazione dei 46” indirizzata il 15 ottobre 1923 al Politburo. Entrambi i documenti furono più volte attentamente esaminati e discussi nelle sedute del Politburo e nei Plenum del CC. I risultati delle discussioni furono quindi sottoposti alla XIII Conferenza del Partito (gennaio 1924).

I documenti che oggi vengono presentati sono conservati nell’Archivio Centrale del Partito dell’Istituto per il Marxismo - Leninismo presso il CC del PCUS e il grande pubblico li conoscerà per la prima volta. Nella pubblicazione sono state conservate sia l’ortografia che la punteggiatura originali. Altri materiali del dibattito saranno pubblicati nei numeri successivi della Rivista.

ISTITUTO per il MARXISMO - LENINISMO presso il CC del PCUS





8 ottobre 1923


Assolutamente segreto


AI MEMBRI del CC e ALLA CCC (1)

1. Una delle proposte della Commissione diretta dal c. Dzerzinskij (2) (a proposito degli scioperi ed altro) obbliga i membri del partito, i quali siano venuti a conoscenza dell’esistenza di correnti nel partito, di riferirlo immediatamente alla GPU [Amministrazione politica dello Stato], al CC [Comitato Centrale] e alla CCC [Commissione Centrale di Controllo].

Segnalare ad un’organizzazione di partito che, in esso, agiscono elementi ostili, sembra costituire un obbligo talmente elementare per qualsiasi membro del partito, da non giustificare affatto l’esigenza di adottare - a sei anni dalla Rivoluzione di Ottobre - un apposito provvedimento. Il sorgere della necessità stessa di tale disposizione è un segnale estremamente grave - assieme ad altri non meno significativi. Ciò mostra a) che nel partito si sono formati dei gruppuscoli di opposizione illegale che possono diventare pericolosi per la Rivoluzione (3) e b) che nel partito esistono atteggiamenti tali da consentire ai compagni, i quali vengano a sapere dell’esistenza di tali gruppuscoli, di non denunciarne la presenza ad una istituzione di partito. Questi due fenomeni testimoniano l’incredibile peggioramento della situazione all’interno del partito, dopo il XII Congresso nel quale, secondo una dichiarazione del CC, si era registrata una unanimità pari al 90%. Per la verità si trattava di una valutazione esageratamente ottimistica.

Moltissimi membri del partito – e non certo i peggiori - furono estremamente preoccupati per i metodi e le procedure con i quali fu convocato il XII Congresso. (4) La maggior parte dei delegati manifestò la stessa inquietudine. E’ un fatto innegabile che la schiacciante maggioranza del partito, tenendo conto anche della situazione internazionale ma, in particolare, della malattia del c. Lenin, aveva compiuto solo un gesto di buona volontà nell’appoggiare il nuovo CC. Fu proprio il desiderio di assicurare la possibilità di un soddisfacente e concorde lavoro di partito – soprattutto nel campo dell’economia – a frenare l’attività dei raggruppamenti interni e a costringere molti a soffocare il malcontento e a non portare alla tribuna del Congresso la propria legittima preoccupazione. Nonostante ciò, in sei mesi di lavoro, il nuovo CC si è distinto per l’intensificarsi delle procedure e dei metodi coni quali era stato convocato il XII Congresso. Di conseguenza, nel partito, si sono costituiti dei gruppuscoli ostili, apertamente esasperati, i quali si aggiungono a numerosi altri che, pur a conoscenza del pericolo in atto, si guardano bene dall’informarne chicchessia. Da qui possiamo vedere quanto sia peggiorata la situazione interna e quanto cresca il distacco del CC dal partito.

2. L’estremo deterioramento della situazione ha due cause: a) un regime interno di partito radicalmente errato e malsano e b) il malcontento degli operai e dei contadini per la grave situazione economica dovuta non soltanto a difficoltà obiettive ma anche a manifesti e gravi errori di politica economica. Entrambe queste cause – come apparirà da ciò che segue – sono strettamente legate le une alle altre.

3. Il XII Congresso si riunì all’insegna della parola d’ordine : alleanza tra operai e contadini. Quale autore delle tesi sull’industria (5), già prima del Congresso avevo messo sull’avviso il CC dell’estremo pericolo di presentare i nostri obiettivi economici in una forma astratta e meramente propagandistica, quando invece il compito consisteva nell’imprimere “ una svolta decisa alla vigilanza e alla volontà del partito “ in vista di obiettivi concreti e vitali, come la riduzione dei costi di produzione dei prodotti statali. Posso soltanto consigliare a tutti i membri del CC e della CCC di andare a rivedersi il carteggio intercorso su questa questione all’interno del Politburo (6). Dimostravo che la relazione sugli obiettivi organizzativi legati all’industria sarebbe stata priva di significato pratico qualora la si fosse interpretata da un punto di vista meramente propagandistico, con la parola d’ordine dell’ alleanza tra operai e contadini, senza considerarne l’effettivo contenuto economico (economia pianificata, rigoroso accorpamento industriale, severa riduzione delle spese improduttive nell’industria e nel commercio). Su insistenza del Plenum io esposi comunque la relazione, sforzandomi di non ostacolare l’attività del futuro CC che si riuniva, per la prima volta, in assenza del c. Lenin.

4. La risoluzione sull’industria (7) esige il potenziamento e lo sviluppo dell’organizzazione del Gosplan, e il suo consolidamento quale organo di dire- zione pianificata. E’ estremamente significativo che, dopo il XII Congresso, il CC abbia ricevuto una nota, scritta dal c. Lenin durante la sua malattia, nella quale egli insisteva sulla necessità che al Gosplan fossero assegnati anche i poteri legislativi ( o, più esattamente, i poteri di gestione amministrativa). (8) Di fatto, dopo il Congresso, il Gosplan è stato messo da parte, più ancora di quanto non fosse avvenuto prima. La sua attività, su singoli settori di intervento, è utile e necessaria ma non ha assolutamente niente a che vedere con la pianificazione dell’economia quale era stata proclamata nel XII Congresso.
Il problema consiste in una programmata mancanza di coordinamento che assume forme inaudite nell’attività degli organi centrali e, in generale, in quelli dell’economia statale.
In misura sempre più crescente, rispetto al periodo che ha preceduto il XII Congresso, ci troviamo di fronte a questioni economiche di grande importanza le quali vengono decise nel Politburo in fretta e furia, senza un’effettiva preparazione e senza un’esposizione pianificata. I cc. Rykov e Pjatakov (9) , ai quali è affidata la direzione dell’industria statale - e all’interno della quale il c. Rykov si occupa della direzione economica - hanno presentato il 19 settembre al CC un promemoria nel quale affermano, preoccupati, che “alcune risoluzioni del Politburo ci obbligano a richiamare l’attenzione sul fatto che, nella situazione che si è venuta a creare, la gestione delegataci dell’industria statale è diventata estremamente difficile” . Ma, di fatto, i compagni di cui sopra si sono rifiutati di inoltrare il loro promemoria, reputando non opportuno suscitare discussioni a tal riguardo all’interno del Plenum. Tuttavia questa circostanza meramente formale (il rifiuto dell’invio della lettera) non cambia per nulla il fatto che dei dirigenti responsabili qualifichino la politica del Politburo ,sui problemi economici, come una politica decisionale non sistematica ma occasionale, gestita da chi rende “estremamente difficile” qualsiasi direzione pianificata dell’economia. Nelle conversazioni private questa valutazione assume il carattere più esplicito.
Non c’è nessuna istanza del Soviet o del partito nella quale siano esposte ed elaborate le questioni economiche nei loro rapporti intrinseci e nelle loro scadenze. In una parola, non esiste una direzione economica: al vertice regna il caos.

5. Nei limiti di questa lettera non mi soffermerò sull’aspetto concreto della nostra politica finanziaria e industriale, di quella inerente all’ammasso e all’esportazione del grano o della politica fiscale, perché ciò comporterebbe l’avvio di argomentazioni molto complesse che dovrebbero essere sostenute da una mole ingente di documenti. Attualmente non c’è alcun dubbio sul fatto che una delle cause fondamentali dell’odierna crisi economica è il carattere autoreferenziale – cioè non soggetto ad un piano economico generale - della nostra politica finanziaria. Singoli e importanti successi in campo industriale falliscono o rischiano di andare fuori controllo, per mancanza di coordinamento tra le principali componenti dell’economia statale. Nello stesso tempo – ed in forza della stessa natura della NEP – ogni fallimento nell’industria e nel commercio si risolve in una crescita del capitale privato a spese di quello statale. L’elemento caratteristico della situazione attuale è dato dal fatto che l’incredibile e crescente squilibrio dei prezzi tra i prodotti industriali e quelli agricoli equivale alla liquidazione della NEP. Al contadino - che ne costituisce la base – la NEP non porta alcun giovamento: egli non può fare i suoi acquisti, vuoi perché la legge vieta il commercio, vuoi perché due scatole di fiammiferi vengono ormai a costare quanto un pud di grano.

Non starò qui ora a dipingere scenari come quello della concentrazione produttiva – questione di vita o di morte per l’industria – la quale urta ad ogni passo con ragioni “politiche” ( in realtà, campanilistiche, locali) e che procede molto più lentamente dei prezzi dei prodotti industriali. Penso, invece, che sia più necessario soffermarsi su un piccolo aspetto del problema - che però lo illumina straordinariamente tutto - e che mostra come l’organizzazione economica, in assenza di un piano, di una visione sistematica e di una giusta linea di partito, vada in rovina.

Durante il XII Congresso fu dimostrato lo scandaloso abuso, da parte di alcune organizzazioni di partito, circa l’impiego di direttive in campo industriale e commerciale. (10) Ma qual era sostanzialmente la natura di tale abuso? Mi riferisco al fatto che alcune organizzazioni di partito, preposte a dirigere gli organi economici per avviarli alla più severa onestà di comportamento, di precisione, di senso di responsabilità e di risparmio, hanno fatto ricorso alle più gravi forme di sperpero e di truffa nei confronti dello Stato. Anziché pretendere semplicemente una tassa dalle imprese a favore delle organizzazioni di partito – la qual cosa, pur essendo illegale, sarebbe comunque comprensibile - hanno loro imposto una forma di riscossione forzata, ricorrendo a direttive insensate, per stampare le quali, tra l’altro, hanno sprecato carta, lavoro tipografico, etc.

La cosa più scandalosa è costituita dal fatto che i dirigenti dei settori economici non si oppongano ad una simile rapina e a una tale mancanza di moralità: anzi, servilmente, fanno stampare queste disposizioni in mezza pagina o in una pagina intera di un qualsiasi “Sputnik comunista”, d’accordo con le precise indicazioni del segretario provinciale del partito. Se un funzionario osasse opporsi, e cioè desse prova di una reale sensibilità circa i propri doveri di partito, sarebbe immediatamente annoverato fra coloro i quali non riconoscono “la direzione del partito” con tutte le conseguenze che ne deriverebbero. Dopo il XII Congresso non si è avuto, su questo punto, alcun miglioramento eccezion fatta, forse, per ciò che è accaduto in singole realtà locali. Bisogna ignorare del tutto il significato di una sana conduzione dell’attività economica e di ogni senso di responsabilità, per chiudere un occhio su un tale ruolo di dirigenza economica o per pensare che questi fenomeni non costituiscano un grave allarme.

6. E’ indubbio che il XII Congresso, con l’accordo di tutti, si sia sforzato di accrescere l’autorità di controllo e di dirigenza del partito sui quadri economici – soprattutto allo scopo di investirli di una effettiva responsabilità circa i metodi e i risultati delle loro gestioni. Ma, per l’appunto, su questa linea (spirito di iniziativa, risparmio, responsabilità, etc.) i risultati appaiono irrilevanti. In larga misura anche il malcontento delle masse offre il destro allo sperpero e all’assenza di controllo da parte di moltissimi organismi economici i cui dirigenti appaiono talmente assoggettati alla cosiddetta “gestione” del partito (considerati i vantaggi offerti dalle insensate direttive di cui sopra e da altre prebende) che, tutta la loro attività prosegue, come prima, senza una linea direttiva e senza alcun controllo.

7. L’ultimo Plenum del CC ha creato una Commissione straordinaria per la riduzione delle spese improduttive e per l’abbassamento dei prezzi (11).
Questo fatto testimonia la gravità degli errori della nostra attività in campo economico. E sì che tutte le componenti dei prezzi erano già state tempestivamente analizzate e le decisioni del XII Congresso, sulla riduzione dei costi di produzione e dei costi commerciali, approvate all’unanimità. (12) Le istituzioni che dovevano attuare queste decisioni sono note: si tratta del VSNCH [ Consiglio superiore dell’economia popolare ], del GOSPLAN [Commissione statale per la pianificazione], dello STO [ Consiglio del lavoro e della difesa ] (13) e del Politburo quale organo politico dirigente.

Perché allora creare una Commissione straordinaria? Semplicemente perché gli organismi preposti, i quali avevano come loro compito preciso quello di provvedere alla diminuzione dei prezzi, non hanno conseguito quei risultati cui erano tenuti. Cosa può fare una Commissione straordinaria? Da un lato essa può agire recandosi in questo o quel posto, cercando di stimolare e far opera di persuasione e, in secondo luogo, di ordinare in via amministrativa di ridurre questo o quel prezzo. Ma è del tutto evidente che una meccanica riduzione dei prezzi da parte degli organi statali, attuata sotto l’influenza di interessi politici, nella maggior parte dei casi serve solo ad arricchire gli intermediari ed è difficile che abbia un qualche effetto sul mercato contadino.

La riduzione delle forbici (14) , vale a dire il conseguimento di una effettiva alleanza tra città e campagna, risulterà possibile soltanto con un’azione organica e con una severa pianificazione delle concentrazioni industriali che non si arresti alla superficie, ma che miri alla riduzione delle spese improduttive e che sia in grado di creare le condizioni per una reale responsabilizzazione dei quadri economici con i metodi e i risultati di una sana gestione. Il fatto stesso che si sia ricorsi alla creazione di una Commissione per l’abbassamento dei prezzi è un’eloquente, ma nello stesso tempo disastrosa testimonianza, di come una politica, che ignori il significato di un sistema di regolazione pianificato e flessibile, sia conseguentemente tentata di riprendere i metodi coercitivi della regolazione dei prezzi avvenuta nel periodo del comunismo di guerra. Una cosa è legata all’altra : si distrugge l’economia anziché risanarla.


8. L’eccezionale squilibrio dei prezzi e, nello stesso tempo, la rigidità dell’imposta unica, che non corrisponde affatto alla realtà dei rapporti economici, ha nuovamente suscitato un malcontento vivissimo fra i contadini, e poi, direttamente o indirettamente, ha investito gli operai. Tale stato d’animo si è quindi diffuso tra larghe masse del partito. I raggruppamenti di opposizione si sono ridestati e rafforzati. Il loro malcontento si è inasprito.
Così l’alleanza città-campagna che parte dal contadino e, attraverso l’operaio, giunge fino al partito, si è rivoltata contro di noi. Chi, in precedenza, non è stato in grado di prevedere questo fenomeno per tempo o fino ad ora ha chiuso gli occhi, ha ricevuto una dura lezione. Senza la soluzione del problema centrale – la razionalizzazione dell’industria e la riduzione delle forbici – tutte le parole d’ordine sull’alleanza porteranno a risultati contraddittori.

Questa è stata la sostanza dell’aspro scontro avvenuto all’interno del Politburo alla vigilia del XII Congresso. La forza della realtà ha dato alla discussione una risposta incontestabile. Questa dura lezione – alla liquidazione della quale non abbiamo ancora posto mano – avrebbe potuto essere evitata almeno in parte, se non in gran parte, con una corretta valutazione della correlazione esistente tra i fattori economici e un approccio pianificato ai problemi più importanti dell’economia.

9. Il XII Congresso aveva stabilito che uno dei compiti fondamentali del nuovo CC fosse la rigorosa selezione dall’alto al basso dei quadri dirigenti dell’economia. (15)
Ma l’Orgburo, ha seguito un’altra via. Nel caso di nomine,rimozioni e trasferimenti, i membri del partito sono stati valutati sulla base del loro appoggio o non appoggio a quel regime interno di partito che, non apertamente e ufficialmente - ma per ciò stesso più efficacemente – è stato realizzato dall’Orgburo stesso e dalla Segreteria del CC. Nel XII Congresso del partito era stato detto che del CC dovevano far parte soltanto persone “indipendenti”. (16)
Questo termine non necessita di alcun commento.

Il criterio di “indipendenza” ha cominciato così ad essere applicato dall’alto al basso, da parte della Segreteria Generale (17), attraverso la nomina dei Comitati di Gubernija, via via fino all’ultima cellula..
Questo lavoro di selezione - attuato dalla gerarchia di partito - di compagni, i quali però sono riconosciuti indipendenti nel senso sopra indicato - si è dispiegato con un’intensità senza precedenti. Non è ora il caso di citare singoli esempi: tutto il partito li conosce e può ricordarne a centinaia.
Indicherò soltanto il caso dell’Ucraina dove le pesanti conseguenze di una tale disorganizzazione del lavoro non potranno non manifestarsi nei prossimi mesi. (18)

10. Nei momenti più duri del comunismo di guerra, il sistema di nomine dall’alto, all’interno del partito, non raggiungeva nemmeno un decimo della diffusione odierna. La nomina dall’alto dei segretari di partito di gubernija è diventata ormai una regola la quale conferisce al segretario una posizione indipendente dall’organizzazione locale. Nel caso di una opposizione, una critica o un malcontento,il segretario, appoggiandosi al centro, risolve le varie questioni ricorrendo ai trasferimenti. In una delle sue riunioni il Politburo ha affermato con soddisfazione che, durante la fusione delle gubernija, l’unica questione che appassiona le organizzazioni interessate, riguarda la nomina del segretario della nuova gubernija unificata.

Nominato dal centro e perciò indipendente o quasi dalla organizzazione locale, il segretario, a sua volta, è all’origine di nuove nomine e destituzioni nell’ambito della gubernija. L’apparato di segreteria, creato dall’alto al basso, risulta sempre più autoreferenziale e regge nelle proprie mani tutti i fili.
La partecipazione della base ad una effettiva formazione dell’organizzazione di partito diventa sempre più illusoria. Si è venuta a creare, nel corso dell’ultimo anno, anno e mezzo, una sorta di psicologia segretariale il cui tratto caratteristico è dato dalla convinzione che un segretario sia in grado di decidere su ogni e qualsiasi questione, anche senza una conoscenza specifica dei temi affrontati.
Lo possiamo verificare di continuo : ci sono dei compagni, i quali non hanno mai dato prova di possedere delle qualità organizzative, amministrative o di altro genere. Ma, solo per il fatto di trovarsi a coprire la carica di segretario, non appena essi assumono il comando di una istituzione sovietica, cominciano, con grande autorità, a decidere su questioni economiche, militari o di altro genere. E questa è una pratica tanto più nociva in quanto attacca e distrugge ogni senso di responsabilità.


11. Il X Congresso del partito si svolse all’insegna della democrazia operaia. (19) Molti discorsi pronunciati in sua difesa, a quel tempo, mi erano parsi esagerati, in larga misura demagogici, tenuto conto dell’assoluta incompatibilità di una democrazia operaia pienamente sviluppata con un regime di dittatura. Comunque era del tutto pacifico che le limitazioni del periodo del comunismo di guerra dovevano lasciare il passo ad una più larga collettività nella vita di partito. Ma il regime che è andato via via costituendosi già prima del XII Congresso e che poi è stato definitivamente rafforzato e legalizzato, è molto più lontano dalla democrazia operaia di quanto non lo sia stato il regime del più duro periodo del comunismo di guerra. La burocratizzazione dell’apparato del partito, grazie ai metodi di selezione dei segretari, ha raggiunto uno sviluppo senza precedenti. Nelle ore più dure della guerra civile noi, nelle organizzazioni di partito ed anche nella stampa, discutevamo dell’arruolamento degli specialisti, dell’esercito partigiano e di quello regolare, della disciplina, etc.etc.; adesso non c’è nemmeno la traccia di uno scambio di idee così franco sulle questioni che agitano seriamente il partito. Si è creato uno strato molto largo di funzionari che sono entrati nell’apparato dello Stato o del partito, e che rinunciano del tutto ad esprimere un’opinione personale sul partito o, almeno, ad esprimerla apertamente: quasi ritenessero che la gerarchia della segreteria si identifichi con lo stesso apparato che crea le opinioni e le decisioni in seno al partito.

Sotto questo strato, composto da coloro i quali si astengono dall’esprimere un giudizio personale, si estende la gran massa degli iscritti al partito per i quali qualsiasi decisione è intesa come una chiamata d’appello o come un ordine.
E proprio qui il malcontento si rivela acutissimo, sia quello legittimo sia quello sorto casualmente. Ma se il malcontento non si risolve né attraverso un franco scambio di opinioni nelle assemblee di partito né attraverso un’azione di massa nei confronti dell’organizzazione (elezione dei segretari dei comitati di partito, etc.), è chiaro che esso si accumula in segreto fino a portare poi ad inquinamenti interni. Mentre l’apparato ufficiale della Segreteria presenta l’immagine di un’organizzazione che sempre più si avvicina ad una compattezza quasi granitica, accade che nell’apparato di partito le riflessioni e i giudizi sulle questioni più gravi e intollerabili non abbiano alcuno sbocco e creino proprio quelle condizioni che favoriscono la diffusione di gruppuscoli illegali.

12. Nel XII Congresso si è ufficialmente seguito il cammino tracciato dai vecchi bolscevichi (20). E’ del tutto evidente che i quadri dirigenti, un tempo clandestini, rappresentano il lievito rivoluzionario del partito, ne costituiscono la spina dorsale. Si può e si deve, attraverso le normali procedure e i criteri ideologici di partito – tenuto conto, si intende, anche di altre necessarie qualità - selezionarli e avviarli alle cariche dirigenti. Ma il metodo con il quale oggi si compie questa scelta – e cioè il metodo di nomina dall’alto – racchiude in sé un grande pericolo in quanto anche i vecchi bolscevichi vengono divisi in due gruppi, alla luce del criterio di “indipendenza”.
Il vecchio bolscevismo appare così, agli occhi di tutto il partito, come il responsabile delle anomalie interne al regime e dei gravi errori in campo economico. Non va dimenticato che la stragrande maggioranza dei membri del nostro partito è costituita o da giovani rivoluzionari che non hanno la tempra di chi ha svolto un lavoro clandestino, o da coloro che provengono da altri partiti.
Una crescita del malcontento, come quella che sta oggi avvenendo contro un apparato di Segreteria che identifica se stesso col vecchio bolscevismo, può avere, nell’ulteriore sviluppo degli avvenimenti, le più gravi conseguenze sul mezzo milione dei nostri iscritti sia per quanto riguarda la conservazione dell’egemonia ideologica sia per il mantenimento della direzione organizzativa del partito da parte dei bolscevichi clandestini.

13. Il tentativo del Politburo di creare il bilancio statale sulla vendita della vodka (21) è un segnale allarmante perché equivale a considerare gli introiti dello Stato operaio come se fossero indipendenti dai successi della costruzione economica. Soltanto una decisa protesta all’interno e all’esterno del CC ha sospeso questo tentativo che avrebbe recato un gravissimo colpo non soltanto all’attività economica ma allo stesso partito. E tuttavia l’intenzione di una futura legalizzazione della vodka non è stata ancora abbandonata.

E’ fuori dubbio che esista uno stretto legame tra il carattere autoreferenziale dell’organizzazione della Segreteria, sempre più indipendente dal partito, e la tendenza a creare il bilancio per quanto possibile svincolato dai successi o dagli insuccessi dell’attività collettiva del partito. Il tentativo di trasformare un atteggiamento di rifiuto nei confronti della legalizzazione della vodka in un delitto contro il partito e l’espulsione dalla redazione dell’organo ufficiale di stampa di un compagno, che aveva chiesto una franca discussione su questo progetto rovinoso, rimarrà per sempre uno dei momenti più disonorevoli nella storia del partito.


14. La mancanza di sistematicità nella visione economica e l’anomalo regime di cui sopra, instaurati all’interno del partito, si sono ugualmente riflessi e si riflettono gravemente anche nell’esercito. Le decisioni del Politburo nei confronti dell’esercito hanno sempre un carattere episodico e casuale.
Fondamentali questioni, quali la struttura delle forze armate e il loro addestramento per l’impegno bellico, non sono mai state prese seriamente in esame nel Politburo. Esso non ha mai avuto la possibilità di esaminarle con attenzione, quasi si trattasse di una congerie ingombrante di questioni isolate e disorganiche: eppure siamo di fronte ad un problema di grande spessore che va impostato in modo sistematico e pianificato. Le tensioni in campo economico ed internazionale richiedono, da parte del Politburo, decisioni di tutt’altro segno e in tempi brevissimi.

Per andare al nocciolo del discorso, voglio segnalare il fatto che, quando ci fu l’ultimatum di Curzon (22), ho sollevato per ben due volte nel Politburo la questione dell’aumento di cento o duecento mila uomini degli effettivi dell’esercito; ma ci fu un’opposizione molto energica a questa proposta.
Nel mese di luglio, mentre mi trovavo in vacanza, il Plenum del CC incaricò il Consiglio Militare Rivoluzionario [CMR] di elaborare un progetto di riduzione di 50 o 100 mila uomini. A questo compito lo Stato Maggiore si applicò intensamente durante i mesi di luglio e di agosto. Alla fine di agosto il progetto fu cambiato a causa degli avvenimenti in Germania (23) e sostituito con un nuovo piano di incremento dell’esercito. Ognuna di queste diverse disposizioni richiede una complessa ed accurata elaborazione ed implica tutta una serie di proposte relative agli ordini e alle richieste di informazioni dal centro alla periferia. Ora, per quanto concerne queste ultime disposizioni, si è diffusa l’impressione che il CMR sia completamente privo di una qualsiasi direttiva nello svolgimento del proprio lavoro. Un membro del CC – il quale sembrava sapesse da dove provengono certe tensioni interne – ha trovato modo di formulare una conclusione che allude alla contraddittorietà delle disposizioni, attribuendone la responsabilità al CMR. E lo ha fatto addirittura a mezzo stampa in una rivista militare di un distretto dell’Ucraina.


Ciò concerne, prima ancora di una scelta precisa da parte del partito all’ombra delle istituzioni ufficiali, qualcosa che colpisce non meno significativamente la compattezza morale dell’esercito. Un’attività così sistematica, come quella condotta, per esempio, contro il precedente Consiglio Popolare dei Commissari del Popolo dell’Ucraina , è la stessa che è stata ed è ora condotta contro il CMR. In quest’ultimo caso i tempi risultano un po’ più lenti e le modalità più prudenti e mascherate. Ma, in sostanza, qui come là, ciò che conta è la nomina discrezionale di funzionari disposti a contribuire all’isolamento dell’organo dirigente dell’esercito.
Nei rapporti interni all’apparato militare si introduce un dualismo contraddittorio: con allusioni di ogni genere ma, a volte, abbastanza chiare, il CMR viene opposto al partito - e tuttavia è difficile che si possa trovare un’altra istituzione sovietica che, come questa, esegua di fatto e alla lettera non soltanto le delibere del partito, in ossequio alle indicazioni congressuali, ma anche tutte le decisioni del Politburo. Il CMR, al suo interno, non indulge ad alcuna discussione su tali decisioni, neanche quando – come detto sopra – esse risultano caratterizzate da una mancanza di opportunità e di sistematicità. La cosa più semplice sarebbe quella di sostituire in toto il CMR. Per ora, non ci si decide a farlo ma l’Orgburo, sul piano organizzativo, promuove, in campo militare, una politica tale da costringere tutti i funzionari responsabili dell’esercito a chiedersi preoccupati come sia possibile fermare questa deriva e a cosa essa conduca.

15. Garantire la capacità combattiva dell’esercito dipende per il novanta per cento non dal Ministero della guerra ma dall’industria. E’ ovvio che la mancanza generale di metodo in economia si ripercuota in tutto e per tutto sull’industria che rifornisce l’esercito. L’avvicendamento dei quadri dirigenti, condotto anche qui con il criterio dell’ “indipendenza”, si è svolto con tale rapidità che in un momento eccezionale ed importante come questo, l’industria militare, grazie alla quale il lavoro avrebbe dovuto procedere con raddoppiata intensità, è rimasta, nel corso di quasi tre mesi, senza il dirigente responsabile.

Anziché concentrare l’attenzione sull’industria, e in particolare, in quella militare, durante l’ultimo Plenum si è tentato di includere nel CMR un gruppo di membri del CC capitanati da Stalin. (24) Indipendentemente da una valutazione interna di partito su un tale provvedimento che si commenta da sé, l’annuncio stesso della creazione di un nuovo CMR non avrebbe potuto essere compreso dai nostri Paesi confinanti in altro modo che come il passaggio ad una nuova politica e cioè ad una politica di aggressione. Soltanto la mia protesta, espressa nei toni più decisi, ha trattenuto il Plenum da attuare immediatamente tale misura. Il Plenum ha accantonato la creazione del nuovo CMR “fino alla mobilitazione”. A prima vista appare incomprensibile la ragione per la quale è stata diffusa tale disposizione – stampata e distribuita in decine di esemplari – mentre non si sa assolutamente quando e a quali condizioni avverrà la mobilitazione, se avverrà e a chi il partito assegnerà esattamente in quel momento la direzione militare. Ma in realtà questa posizione che, a prima vista, può apparire poco chiara, non è altro che una di quelle mosse indirette, programmate in anticipo e tese al conseguimento di uno scopo , che sono diventate abituali nella pratica della maggioranza del Politburo e dell’Orgburo.

Il Plenum ha deciso comunque di introdurre nel CMR uno o due membri del CC “come specialisti per il controllo dell’industria militare”. Ora, l’industria non è subordinata in alcun modo al CMR ed è rimasta per quasi tre mesi senza un dirigente. Il Politburo ha cooptato nel CMR i compagni Laschevic e Voroschilov (25) : ma che c’entra Voroschilov ? Nominato “controllore speciale dell’industria militare”, se ne è rimasto tranquillamente a Rostov.

In sostanza, anche questo provvedimento rivela il carattere subdolo della mossa calcolata e prevista di cui ho parlato. Non per nulla lo stesso Kujbyschev (26), alla accusa da me mossagli sul fatto che i veri motivi delle proposte di cambiamento all’interno del CMR non avevano niente a che vedere con quelli ufficialmente dichiarati, non solo non ha negato i motivi della mia contestazione – e come avrebbe potuto ? - ma mi ha detto con franchezza “Noi riteniamo necessario condurre una lotta contro di voi ma non possiamo dichiararvi un nemico; ecco perché ci troviamo costretti a ricorrere a simili metodi”.

16. Ragionevolmente, la crisi attuale. che va sempre più crescendo nel partito, non può essere risolta con misure coercitive, al di là del loro corretto utilizzo in casi specifici. Le difficoltà oggettive, legate a ciò che accade, sono molto complesse. Ma, stando così le cose, esse non diventeranno più semplici; un ingiusto regime di partito le aggraverà definitivamente : con lo spostamento di attenzione dai compiti istitutivi al problema rappresentato dai gruppuscoli interni; con un’anomala selezione di funzionari attuata, sempre e dovunque, prescindendo da un giudizio legato al loro valore dal punto di vista sovietico e di partito; con la rimozione di una dirigenza autorevole e competente; con disposizioni formali destinate soltanto alla passiva disciplina di tutti e di ciascuno.

Questo regime interno di partito, che ha indebolito lo sviluppo economico, è stato ed è la causa diretta del crescente malcontento degli uni, dell’apatia e della passività di altri, della rimozione dal loro lavoro di altri ancora.
Temporaneamente il partito potrebbe forse continuare a vivere, anche con un regime interno così mediocre, solo se avesse conseguito dei successi in campo economico. Ma questo non è avvenuto. Ecco perché il regime non può reggere a lungo. Deve essere cambiato.

17. Se è vero che la mancanza di un lavoro sistematico nella politica economica e il burocratismo derivato dalla politica della Segreteria del partito erano stati a lungo fonte di preoccupazione, già prima del XII Congresso, è anche vero che nessuno, probabilmente, si aspettava che questa politica avrebbe rivelato così presto il proprio fallimento. Il partito sta entrando in un periodo, che è forse il più importante della sua storia, con un pesante fardello di errori da parte suoi organi dirigenti. Nel partito ogni attività è spenta. Esso, con la più grande inquietudine, assiste alle contraddizioni esistenti nell’economia e ne avverte tutte le conseguenze. Ma forse, con maggiore angoscia, guarda a quella doppiezza di atteggiamento che, dall’alto al basso, contraddistingue in modo così innaturale gli organi dirigenti sovietici e quelli di partito. Il partito sa che le ragioni delle nomine, delle sostituzioni, dei trasferimenti e degli spostamenti in luoghi lontani non sempre corrispondono alle ragioni reali e all’interesse dei provvedimenti in esame. E questo porta alla rovina del partito. Nel sesto anniversario della Rivoluzione di Ottobre e alla vigilia della rivoluzione in Germania, il Politburo si riduce a discutere il progetto di una delibera la quale recita che ogni membro del partito è obbligato a riferire alle istituzioni del partito e alla GPU dell’esistenza di raggruppamenti illegali. E’ del tutto evidente che un tale regime ed un tale stato d’animo del partito sono incompatibili con i compiti che si possono presentare – e, da tutti i dati che abbiamo, si presenteranno - di fronte alla rivoluzione in Germania. Bisogna por fine al burocratismo della Segreteria.

La democrazia di partito deve rientrare in possesso dei suoi diritti, almeno nei limiti, al di là dei quali, il partito minaccia di andare incontro all’ossificazione e alla degenerazione. Nell’ambito di appartenenza al partito, le masse popolari devono potersi esprimere su tutto ciò di cui sono insoddisfatte; esse devono avere anzitutto la reale possibilità di creare, nel vero spirito di partito e secondo il suo statuto, il proprio apparato organizzativo.
Al di là dei problemi rappresentati dai gruppuscoli, bisogna costituire le forze del partito in funzione delle reali esigenze del lavoro, soprattutto nell’industria e, segnatamente, nell’industria militare. Senza l’effettiva realizzazione delle decisioni del XII Congresso sull’industrializzazione, non è possibile garantire un salario sufficientemente stabile agli operai e provvedere ad un suo sistematico incremento. Per uscire in modo indolore e soprattutto più rapido da questa situazione, sarebbe necessario che l’attuale gruppo dirigente del partito, responsabile del regime, prendesse coscienza delle conseguenze anomale cui ci ha condotto e che mostrasse una sincera disponibilità a rimettere il cammino del partito nei suoi giusti binari. In tal caso non sarebbe difficile trovare i modi e le forme organizzative per un mutamento di corso.
Il partito tirerebbe un sospiro di sollievo. E’ proprio questa la soluzione che io propongo al CC.


18. Ai membri del CC e alla CCC è ben noto che io, pur battendomi con fermezza contro una politica sbagliata soprattutto in campo economico, ma anche dentro il partito, mi sono sempre rifiutato di portare all’esterno le lotte che avvengono nel CC e, persino, di sottoporle al giudizio di una ristretta cerchia di compagni - quei compagni , in particolare , che dovrebbero occupare un posto di rilievo nel CC o nella CCC, se solo la vita interna di partito funzionasse più correttamente. Devo constatare che i miei sforzi (27), nel corso di un anno e mezzo, non hanno dato alcun risultato.

Sento incombere su di me una minaccia: può accadere che il partito, all’improvviso, si trovi immerso in una crisi di eccezionale gravità. Esso allora avrebbe il diritto di accusare chi ha visto il pericolo, ma non lo ha denunciato apertamente, di aver anteposto l’apparenza delle cose alla loro sostanza.

Alla luce della situazione che si è venuta a creare, io reputo oggi non soltanto un mio diritto ma anche mio dovere esporre con chiarezza come stanno le cose a ciascun membro del partito che io ritenga sufficientemente preparato, maturo, coerente e, di conseguenza, in grado di aiutare il partito ad uscire dal vicolo cieco in cui si trova, senza il bisogno di ricorrere a tensioni e convulsioni di natura frazionistica.

L. Trockij
8 ottobre 1923





NOTE:

 

1. La lettera di Trockij fu scritta in relazione all’acutizzarsi della crisi economica del Paese la quale minacciava la rottura dell’alleanza operai-contadini, ma anche a seguito dell’intensificarsi della burocratizzazione dell’apparato del partito e della ben nota attività della cosiddetta “troika” (G.E. Zinovev, L.V. Kamenev I.V. Stalin), tesa a screditare e ad isolare politicamente L.D.Trockij. Il motivo per l’invio della lettera fu la decisione nel settembre 1923, da parte del Plenum, del mutamento della composizione del Consiglio militare Rivoluzionario della Repubblica con l’entrata in esso di sei membri del Comitato Centrale del partito. La lettera di Trockij non è mai stata pubblicata integralmente. Singole citazioni ne apparvero,per la prima volta ,sulla rivista “Il Messaggero Socialista” (Berlino) n.11(81) del 24 maggio 1924, pp. 9-10 e, nella stampa sovietica, sulla rivista “Gioventù Comunista”, 1989, n.8, p.49.

Trockij (Bronschtein L.D. (1879-1940), membro del partito dal 1917. Nel 1918 –1925 Commissario del Popolo per la guerra e la Marina, Presidente del Consiglio Militare rivoluzionario della Repubblica (SSSR), Membro del Politburo del CC dal 1919 al 1926.


2. Si riferisce alla Commissione composta da F.E. Dzerzinskij, G.E. Zinovev, V.M. Molotov, A.I. Rykov, I.V. Stalin , M.P. Tomskij, istituita per un’analisi della situazione economica e della vita interna del partito, su decisione del Politburo del CC dell’8 settembre 1923. I risultati del suo lavoro furono comunicati nella riunione allargata del Politburo del 20 settembre e nel Plenum del CC del 23 settembre. I materiali non furono pubblicati. La Commissione fu sciolta, per decisione del Politburo del CC, il 24 dicembre 1923.

3. Si riferisce a “La Verità Operaia” e al “Gruppo Operaio del Partito Comunista Russo”.
“La Verità Operaia” (Gruppo Centrale “La Verità Operaia”) era un gruppo illegale all’interno del Partito Comunista Russo (b) che si era formato nella primavera del 1921. I suoi membri ritenevano che, con il passaggio alla Nuova Politica Economica, il PCR(b) “si avviava sempre più a perdere i suoi legami e la sua unione col proletariato”. “La Verità Operaia” si poneva il compito di “introdurre nelle fila della classe operaia una trasparenza di classe”. In alcune sue pubblicazioni esso mirava alla formazione di un nuovo partito operaio.

Il “Gruppo Operaio del Partito Comunista Russo” fu fondato nella primavera-estate del 1923 da G. Mjasnikov e N. Kuznecov i quali erano stati espulsi dal partito in quanto membri dell’ “Opposizione Operaia”. Ad esso aderirono alcuni vecchi bolscevichi che non si erano assoggettati alle decisioni del X e XI Congresso del PCR(b) sulla inammissibilità delle correnti interne al partito. Il “Gruppo operaio del PCR” riteneva necessario organizzare i Soviet dei deputati operai in tutte le fabbriche e gli stabilimenti. Eleggere le direzioni delle varie realtà economiche e dei sindacati nei Congressi dei Soviet, promuovere i principi della “democrazia proletaria” nell’ amministrazione dell’industria, creare i sindacati quali organi di controllo, abolire il Sindacato dei Soviet del popolo, “rimuovere il gruppo dominante nel partito” che “si era definitivamente staccato dalla classe operaia”.
Il Plenum del CC del PCR(b) nel settembre del 1923 constatava che “La Verità Operaia” e Il “Gruppo operaio del PCR” svolgevano “una funzione anticomu- nista ed antisovietica” e ne riconobbe l’incompatibilità con l’appartenenza al PCR(b). Con una decisione della CCC, del dicembre del 1923, gli attivisti di questi raggruppamenti furono espulsi dal partito.

4. Il XII Congresso del PCR(b) si tenne a Mosca dal 17 al 25 aprile del 1923.
Con i termini “metodi e procedure” Trockij si riferisce al fatto che, prima del Congresso, in molte conferenze di partito di gubernija, i delegati erano stati eletti su liste bloccate, preparate dai segretari locali del partito i quali, a loro volta, fin dall’estate del 1922 ,erano stati eletti su raccomandazione del CC; di fatto, però, erano stati nominati dalla Segreteria Generale.

5. Una parte delle tesi di L.D. Trockij è stata pubblicata nel “Dodicesimo Congresso del PCR(b). – Resoconto stenografico”, M. 1968, pp. 810-815.

6. Cfr. una parte del carteggio, ibidem, pp. 816-820

7. ibidem, pp. 675-688

8. Cfr. V.I. Lenin, “Sul conferimento delle funzioni legislative al Gosplan”.
(Cfr. Lenin,Opere complete, tomo 45, pp. 349-353), pubblicato, per la prima volta in URSS, nel 1956.

9. Rykov A.I. (1881-1938), membro del partito dal 1898, nel 1923 membro del Politburo del CC, Presidente del Soviet Supremo dell’economia popolare, Vicepresidente del Soviet dei Commissari del Popolo e del Soviet del Lavoro e della Difesa. Pjatakov IU (G.) L. (1890-1937), membro del partito dal 1910, nel 1923 Vicepresidente del Gosplan e del VSNCH [Soviet dell’economia popolare]

10. Cfr. XII Congresso del PCR(b). Resoconto stenografico, pp. 327-328

11. Ci si riferisce al Plenum del CC del PCR(b), settembre 1923.

12. Cfr. XII Congresso, cit. pp. 680-681

13. VSNCH. Soviet dell’economia popolare. dal 1917 al 1932.
STO. Soviet del lavoro e della difesa, dal 1920 al 1937.

14. Forbice dei prezzi : si tratta del divario crescente tra i prezzi dei prodotti industriali e di quelli agricoli. All’inizio di ottobre del 1923 gli indici dei prezzi al dettaglio, in riferimento a quelli del 1913, avevano raggiunto il rapporto di 187 a 58. (“Vita economica”, 1 ottobre 1923).

15. Cfr. XII Congresso, cit., p. 673

16. ibidem, pp. 68, 200-201. Cfr. anche la nota 4.

17. Ci si riferisce alla Segreteria del CC e del PCR(b).

18. L.D. Trockij si riferisce alla destituzione del Presidente del Soviet dei Commissari del Popolo dell’Ucraina, Ch.G. Rakovskij e alla sostituzione di molti funzionari sovietici, dopo il Plenum del CC del PCR(b) dell’Ucraina del giugno 1923.

19. Il X Congresso del PCR(b) si tenne a Mosca dall’8 al 16 marzo del 1921. In esso, tra l’altro, fu adottata una risoluzione “Sulla questione della costruzione del partito”, dove si parlava della necessità di una democratizzazione della vita interna del partito. (Cfr. X Congresso del PCR(b). Resoconto stenografico, M. 1963, pp. 559-571).

20. Cfr. XII Congresso, cit., pp. 705-706

21. Nel Plenum de CC del PCR(b) del 26-27 giugno 1923 si discusse ancora il problema dell’introduzione del monopolio di Stato per la vendita della vodka. Nelle lettere di questo periodo e, in particolare, nella lettera al CC e alla CCC del PCR(b) del 19 giugno, L.D. Trockij si oppose risolutamente a questo provvedimento.

22. Il memoriale del ministro britannico degli Esteri D. Curzon dell’8 maggio 1923 si rivelò un inutile tentativo di pressione sul governo sovietico. L’incidente provocò il temporaneo peggioramento delle relazioni sovietico-britanniche e si concluse nel corso di alcune settimane, ma contribuì al rafforzamento della posizione internazionale dell’URSS.

23. Ci si riferisce all’aumento della situazione rivoluzionaria in Germania dalla fine estate del 1923.

24. Ci si riferisce alla decisione del Plenum del CC di settembre di introdurre nel Consiglio Rivoluzionario Militare della Repubblica alcuni membri del CC e di creare, a fianco del Presidente del CRM un organo esecutivo nella
composizione del quale si prevedeva di includere SS. Kamenev, G.L. Pjatakov, E.M. Ckljanskij, M.M. Laschevic, I.V. Stalin ed altri. ( Cfr. ZPA IML, f. 17, op.2, d. 103, l. 2-3; f. 17, op.3, d. 384, l.3).

25. Laschevic M.M. (1884-1928) , membro del partito dal 1901. Nel 1922-1925 Presidente del Comitato rivoluzionario della Siberia, dal novembre 1925 membro del CMR dell’URSS. Nel 1918-1919 e nel 1923-1925 fu membro del CC del partito.

Voroschilov K.E. (1881-1969) membro del partito dal 1903. Nel 1921-1924 fu membro dell’Ufficio Sud-Orientale del CC del PCR(b), Comandante delletruppe del Distretto Militare del Caucaso Settentrionale, dal 1924 Comandante delle truppe del Distretto Militare di Mosca, Membro del CMR dell’URSS, membro
del CC del partito dal 1921.

26. Kujbischev V.V. (1888-1935) membro del partito dal 1904. Nel 1922-1923 Segretario del CC del PCR(b). Dal 1923 Presidente della CCC e Commissario del Popolo del RKI [Ufficio Ispettivo operaio-contadino ].

27. L.D. Trockij si riferisce al periodo che ebbe inizio nella primavera del 1922, quando Stalin occupò il posto di Segretario Generale del PCR(b).

 


Ultima modifica 11-03-2009