Libertà è una parola vietnamita

Benjamin Peret

 


Pubblicato sul "Le Libertaire" il 22 maggio 1947
Tradotto dal francese da Hectòr Ternàz


 

C'è una guerra in Indocina? Lo si sospetta appena; i giornali della Francia "libera", sottomessi più che mai alla consegna del silenzio, tacciono. Pubblicano timidamente dei resoconti militari vittoriosi ma imbarazzati.
Per confortare le famiglie, si assicura che i soldati sono "economizzati" (i banchieri si tradiscono dallo stile dei comunicati). Neanche una parola sulla feroce repressione messa in atto laggiù in nome della Democrazia. Si fa di tutto per nascondere ai francesi uno scandalo che indigna il mondo intero.

Perché c'è una guerra in Indocina, una guerra imperialista intrapresa, in nome di un popolo che è stato lui stesso appena liberato da cinque anni di oppressione, contro un altro popolo unanime nel volere la propria libertà.

Questa aggressione ha un grave significato: da un lato prova che nulla è cambiato: come nel 1919 il capitalismo, dopo aver sfruttato tanto il patriottismo quanto le più nobili parole d'ordine di libertà, vuole riacquisire interamente il suo potere, restaurare la potenza della sua borghesia finanziaria, del suo esercito e del suo clero, continua solo la sua tradizionale politica imperialista.

Dall'altro lato prova che gli eletti della classe operaia, in sprezzo della tradizione anticolonialista che fu uno dei più fermi veicoli del movimento operaio, in flagrante violazione del molte volte proclamato diritto dei popoli a disporre di sé stessi, accettano -gli uni per corruzione, gli altri per cieca sottomissione ad una strategia imposta dall'alto e per le cui esigenze, sin da adesso illimitate, tendono a derubare o a rovesciare i veri moventi della lotta- di assumere la responsabilità dell'oppressione o di farsene, nonostante una certa ambivalenza di comportamento, complici.

Agli uomini che conservano un po' di lucidità e un po' di senso dell'onestà noi diciamo: è falso che si possa difendere la libertà qui da noi imponendo la schiavitù altrove. È falso che si possa condurre in nome del popolo francese un combattimento così odioso senza che delle conseguenze drammatiche ne derivino rapidamente.

Il massacro ordinatamente organizzato da un monaco ammiraglio non mira che difendere l'oppressione feroce dei capitalisti, dei burocrati e dei preti. E a tal proposito, sia chiaro, basta con gli scherzi: non può essere questione di impedire al Vietnam di cadere nelle mani di un imperialismo concorrente perché da quando in qua l'imperialismo francese ha conservato una qualche indipendenza? In che occasione lo si è visto dopo un quarto di secolo fare altro che cedere e vendersi? Quale protezione si vanta di poter assicurare a questo o a quello dei suoi schiavi?

I Surrealisti, per i quali la rivendicazione principale è stata e rimane la liberazione dell'uomo, non possono mantenere il silenzio di fronte ad un crimine tanto stupido quanto rivoltante. Il Surrealismo non ha altro senso che contro un regime in cui tutti quelli che ne sono coinvolti non hanno trovato di meglio da offrire, come dono per il suo gioioso avvento, che questa sanguinosa ignominia, regime che, appena nato, crolla nel fango dei compromessi, delle concessioni e che non è altro che la calcolata premessa dell'edificazione di un prossimo totalitarismo.

Il Surrealismo dichiara, in occasione di questo nuovo misfatto, che non ha rinunciato a nessuna delle sue rivendicazioni e, meno di ogni altra, alla volontà di una trasformazione radicale della società. Ma esso sa quanto sono illusori gli appelli alla coscienza, all'intelligenza e anche agli interessi degli uomini, quanto su questo piano la menzogna e l'errore sono facili, le divisioni inevitabili: è perché il campo che si è scelto è al contempo il più grande e il più profondo, della misura di una vera fratellanza umana.

Esso è dunque deputato ad elevare la sua protesta veemente contro l'aggressione imperialista e a indirizzare il suo saluto fraterno a coloro che incarnano, in questo momento, il futuro della libertà.

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Ultima modifica 04.11.2012