La conferenza delle sezioni estere del Partito operaio socialdemocratico russo

Vladimir Lenin (1915)

 


Scritto tra il marzo ed il maggio 1915
Trascritta per Internet dalla redazione "Che fare", aprile 2000
HTML mark-up: mishu, novembre 2003.

 

Giorni addietro ha terminato i suoi lavori la conferenza delle sezioni estere del POSDR, che si è tenuta in Svizzera [1]. Oltre all'aver esaminato, questioni che concernono puramente l'emigrazione, e delle quali cercheremo di parlare, sia pur brevemente, nei prossimi numeri dell'organo centrale, la conferenza ha elaborato risoluzioni su una questione importante e di grande attualità, la questione della guerra. Pubblichiamo subito queste risoluzioni con la speranza che siano profittevoli a tutti quei socialdemocratici che cercano seriamente di giungere a un lavoro vivo, uscendo dal presente caos di opinioni il quale, in sostanza, si riduce al riconoscimento, a parole, dell'Internazionalismo e alla tendenza, di fatto, a riconciliarsi ad ogni costo, in un modo o nell'altro, col socialsciovinismo. Aggiungiamo che, riguardo alla parola d'ordine degli "Stati uniti d'Europa", il dibattito ha avuto un carattere politico unilaterale e si è deciso di soprassedere in attesa che il lato economico della questione sia discusso sulla stampa.

Le risoluzioni della conferenza

Restando sul terreno del manifesto del Comitato centrale pubblicato nel n. 33, al fine di meglio coordinare la propaganda, la conferenza afferma le tesi seguenti:

Il carattere della guerra

La guerra attuale ha un carattere imperialista. Essa è stata generata dalle condizioni dell'epoca nella quale il capitalismo ha raggiunto la fase suprema del suo sviluppo; nella quale non soltanto l'esportazione delle merci, ma anche l'esportazione di capitali ha la massima importanza sostanziale; nella quale la monopolizzazione della produzione e l'internazionalizzazione della vita economica hanno raggiunto considerevoli dimensioni; nella quale la politica coloniale ha portato alla spartizione di quasi tutto il globo terrestre nella quale le forze produttive del capitalismo mondiale hanno superato la limitata cornice delle divisioni statali-nazionali; nella quale sono pienamente maturate le condizioni oggettive per la realizzazione del socialismo.

La parola d'ordine della "difesa della patria"

Il contenuto reale della presente guerra è la lotta fra l'Inghilterra, la Francia e la Germania per la ripartizione delle colonie e per il saccheggio dei paesi concorrenti e l'aspirazione dello zarismo e delle classi dominanti della Russia a impadronirsi della Persia, della Mongolia, della Turchia asiatica, di Costantinopoli, della Galizia, ecc. L'elemento nazionale della guerra austro-serba ha un'importanza assolutamente secondaria e non cambia il carattere imperialistico generale della guerra.

Tutta la storia economica e diplomatica degli ultimi decenni dimostra che i due gruppi di nazioni belligeranti hanno appunto preparato sistematicamente una guerra di questo genere. La questione: quale è stato il gruppo che ha sferrato il primo colpo militare o che ha dichiarato per primo la guerra, non ha nessuna importanza nella determinazione della tattica dei socialisti. Le frasi sulla difesa della patria, sulla resistenza all'invasione nemica, sulla guerra di difesa, ecc., sono, da ambo le parti, tutti raggiri per ingannare il popolo.

Le guerre effettivamente nazionali, che si svolsero specialmente tra il 1789 ed il 1871, avevano come base una lunga successione di movimenti nazionali di massa, di lotte contro l'assolutismo e il feudalesimo, per l'abbattimento del giogo nazionale e la creazione di Stati su base nazionale, i quali erano la premessa dello sviluppo capitalistico.

L'ideologia nazionale, sorta in quel periodo, lasciò tracce profonde nelle masse della piccola borghesia e in una parte del proletariato. Di questo fatto si valgono oggi, in un'epoca assolutamente diversa, vale a dire nell'epoca dell'imperialismo, i sofisti della borghesia e i traditori del socialismo che si mettono al loro rimorchio per dividere gli operai e distoglierli dai loro obiettivi di classe e dalla lotta rivoluzionaria contro la borghesia.

Le parole del Manifesto comunista: "Gli operai non hanno patria", sono più vere che mai. Soltanto la lotta internazionale del proletariato contro la borghesia può difendere le conquiste proletarie ed aprire alle masse oppresse la via di un migliore avvenire.

Le Parole d'ordine della socialdemocrazia rivoluzionaria

"La trasformazione dell'attuale guerra imperialista in guerra civile è la sola giusta parola d'ordine proletaria additata dall'esperienza della Comune, formulata dalla risoluzione di Basilea (1912) e sgorgante da tutte le condizioni della guerra imperialista tra paesi borghesi altamente sviluppati."

La guerra civile, alla quale fa appello la socialdemocrazia rivoluzionaria nel presente periodo, è la lotta del proletariato, con le armi in pugno, contro la borghesia per l'espropriazione della classe dei capitalisti nei paesi capitalistici più progrediti, per la rivoluzione democratica in Russia (repubblica democratica, giornata lavorativa di otto ore, confisca delle terre dei grandi proprietari), per la repubblica nei paesi monarchici arretrati in generale, ecc.

Le terribili calamità che la guerra ha portato alle masse non possono non generare stati d'animo e movimenti rivoluzionari, e la parola d'ordine della guerra civile deve servire per generalizzarli e dirigerli.

Nell'attuale momento l'organizzazione della classe operaia è gravemente colpita. Ma nondimeno la crisi rivoluzionaria va maturando. Dopo la guerra le classi dominanti in tutti i paesi intensificheranno ancor più i loro sforzi per far retrocedere di molti decenni il movimento di liberazione del proletariato. Compito della socialdemocrazia rivoluzionaria, sia nel caso di un ritmo accelerato dello sviluppo rivoluzionario, come nel caso di una crisi prolungata, sarà di non desistere dal lavoro continuo, quotidiano, di non sdegnare nessuno dei precedenti metodi della lotta di classe. Sarà un compito orientare l'azione parlamentare e la lotta economica contro l'opportunismo e in direzione della lotta rivoluzionaria delle masse.

Come primi passi sulla via della trasformazione dell'attuale guerra imperialista in guerra civile, bisogna indicare: 1) il rifiuto assoluto di votare i crediti di guerra e l'uscita dai ministeri borghesi; 2) la rottura completa con la politica della "pace civile" (bloc national, Burg-frieden); 3) la creazione di organizzazioni illegali in quei paesi nei quali il governo e la borghesia, proclamando lo stato d'assedio, aboliscono le libertà costituzionali; 4) l'appoggio alla fraternizzazione dei soldati delle nazioni belligeranti nelle trincee e, in generale, sui teatri della guerra l'appoggio ad ogni specie di attività rivoluzionaria di massa del proletariato in generale.

L'opportunismo e il fallimento della II Internazionale

Il fallimento della II Internazionale è il fallimento dell'opportunismo socialista, il quale si è sviluppato come prodotto del precedente periodo "pacifico" di sviluppo del movimento operaio. Tale periodo insegnò alla classe operaia quegli importanti mezzi di lotta che sono l'utilizzazione del parlamentarismo e di tutte le possibilità legali, la creazione di organizzazioni di massa politiche ed economiche, di una stampa operaia a larga diffusione, ecc. D'altro lato, questo periodo generò la tendenza alla negazione della lotta di classe, alla predicazione della pace sociale, alla negazione della rivoluzione socialista, alla negazione, per principio, dell'organizzazione illegale, al riconoscimento del patriottismo borghese, ecc. Certi strati della classe operaia (la burocrazia nel movimento operaio e l'aristocrazia operaia, alle quali toccò una particella dei profitti derivati dallo sfruttamento delle colonie e dalla posizione privilegiata delle loro "patrie" sul mercato mondiale) e anche gli occasionali compagni di strada piccolo-borghesi, membri dei partiti socialisti, rappresentarono l'appoggio sociale principale di queste tendenze e furono i veicoli dell'influenza borghese sul proletariato.

La disastrosa influenza dell'opportunismo si è manifestata con particolare evidenza nella politica della maggioranza dei partiti socialdemocratici ufficiali della II Internazionale durante la guerra. L'approvazione dei crediti militari, la partecipazione ai ministeri, la politica della "pace civile", la rinuncia alle organizzazioni illegali nel momento in cui la legalità era abolita, rivelano il sabotaggio delle risoluzioni più importanti dell'Internazionale e l'aperto tradimento del socialismo.

La III Internazionale

La crisi generata dalla guerra ha svelato l'effettiva natura dell'opportunismo, mostrandolo nella sua funzione di diretto sostenitore della borghesia contro il proletariato. Il cosiddetto "centro" socialdemocratico, con Kautsky alla testa, in realtà è ruzzolato in pieno nell'opportunismo, nascondendolo dietro frasi ipocrite, particolarmente perniciose, e spacciando l'imperialismo per marxismo. L'esperienza mostra che, per esempio in Germania, soltanto con la risoluta violazione della volontà della maggioranza degli strati superiori del partito, è stato possibile intervenire in difesa del punto di vista socialista. Sarebbe un'illusione pericolosa sperare nella ricostituzione di una Internazionale effettivamente socialista senza una completa separazione organizzativa dall'opportunismo.

Il Partito operaio socialdemocratico russo deve appoggiare qualsiasi azione internazionale e rivoluzionaria di massa del proletariato e sforzarsi di riunire tutti gli elementi antisciovinisti dell'Internazionale.

Il pacifismo e la parola d'ordine della pace

Il pacifismo e la propaganda astratta della pace sono una delle forme di mistificazione della classe operaia. In regime capitalistico, e specialmente nella fase imperialista, le guerre sono inevitabili. D'altra parte i socialdemocratici non possono negare l'importanza positiva delle guerre rivoluzionarie, cioè delle guerre non imperialiste, come, per esempio, le guerre condotte dal 1789 al 1871 per l'abolizione dell'oppressione nazionale e per metter fine al frazionamento feudale con la creazione di Stati capitalistici nazionali, oppure delle possibili guerre per la difesa delle conquiste del proletariato vittorioso nella lotta contro la borghesia.

Oggi la propaganda della pace, se non è accompagnata dall'appello all'azione rivoluzionaria delle masse, può soltanto seminare illusioni, corrompere il proletariato inculcandogli la fiducia nell'umanitarismo della borghesia e facendo di esso un trastullo nelle mani della diplomazia segreta delle nazioni belligeranti. In particolare è un grave errore pensare alla possibilità della cosiddetta pace democratica senza una serie di rivoluzioni.

La sconfitta della monarchia zarista

In ogni paese la lotta contro il governo che conduce la guerra imperialista non deve arrestarsi dinanzi alla possibilità della sconfitta del proprio paese, come risultato di questa agitazione rivoluzionaria. La sconfitta dell'esercito di un governo determina un indebolimento di quest'ultimo, aiuta la liberazione dei popoli da esso asserviti e facilita la guerra civile contro le classi dirigenti.

Questa situazione è particolarmente vera per quanto concerne la Russia. La vittoria della Russia determinerebbe un rafforzamento della reazione mondiale, un inasprimento della reazione nell'interno del paese e sarebbe seguita dal completo asservimento dei popoli nei territori già occupati. Perciò una sconfitta della Russia costituirebbe in ogni condizione il minor male.

I rapporti con gli altri partiti e gruppi

La guerra, scatenando il baccanale dello sciovinismo, ha smascherato la sottomissione a quest'ultimo degli intellettuali democratici (populisti), del partito dei socialisti-rivoluzionari, la completa instabilità della loro corrente d'opposizione, che fa capo alla Mysl, e del nucleo fondamentale dei liquidatori (Nascia Zarià), appoggiato da Plekhanov. In realtà, anche il Comitato d'organizzazione è dalla parte dello sciovinismo, a cominciare da Larin e Martov, che appoggiano lo sciovinismo in modo mascherato, fino ad Axelrod, che difende per principio le idee del patriottismo, e al Bund, in cui predomina lo sciovinismo germanofilo. Il blocco di Bruxelles (3 luglio 1914) si è complessivamente disgregato. E gli elementi che si raggruppano attorno al Nasce Slovo oscillano tra una platonica simpatia per l'internazionalismo e la tendenza a unirsi ad ogni costo alla Nascia Zarià e al Comitato d'organizzazione. E parimenti oscilla la frazione socialdemocratica di Ckheidze, la quale, mentre espelle Mankov, seguace di Plekhanov, vale a dire uno sciovinista, desidera nello stesso tempo nascondere ad ogni costo lo sciovinismo di Plekhanov, della Nascia Zarià, di Axelrod, del Bund, ecc.

Il compito del Partito operaio socialdemocratico russo consiste nell'ulteriore rafforzamento dell'unità proletaria, realizzata in primo luogo, nel periodo 1912-1914, dalla Pravda, e nella ricostituzione delle organizzazioni di partito socialdemocratiche, organizzazioni della classe operaia, sulla base di una netta separazione organizzativa dai socialsciovinisti. Sono ammissibili soltanto accordi temporanei con quei socialdemocratici che sono per la decisa rottura organizzativa con il Comitato d'organizzazione, la Nascia Zarià e il Bund.

Note

1. La conferenza fu tenuta a Berna dal 27 febbraio al 4 marzo 1915. Vi parteciparono i rappresentanti bolscevichi delle sezioni di Parigi, Zurigo, Ginevra, Berna e Losanna.

 


Ultima modifica 13.09.2000