Introduzione:
Le condizioni della costruzione del comunismo in Russia

(Seconda Parte)

41. Posizione internazionale della Russia.
42. La grande industria in Russia.
43. Triste eredità della guerra imperialista.
44. La guerra civile e la lotta contro l’imperialismo mondiale.
45. Carattere piccolo-borghese del paese. Assenza di tradizioni organizzative nel proletariato.

41. Posizione internazionale della Russia.

La necessità di una rivoluzione comunista si impose perché la Russia era strettamente legata al sistema economico mondiale. E quando ci si pone questa domanda: "Come potrà la Russia, questo paese arretrato, passare ad una società comunista?", la nostra risposta deve tener conto del significato internazionale della rivoluzione. La rivoluzione proletaria, attualmente, non può essere altro che mondiale. Si sviluppa in questa direzione. Tutta l’Europa passerà inevitabilmente alla dittatura del proletariato e poi al comunismo. Perciò la Russia non potrà restare capitalista una volta che la Germania, la Francia e l’Inghilterra avranno attuato la dittatura del proletariato. È chiaro che la Russia sarà fatalmente trascinata verso il socialismo. La sua arretratezza agricola, il suo insufficiente sviluppo industriale, ecc., saranno di poca importanza quando la Russia si unirà con i paesi più avanzati in una Repubblica mondiale, o almeno europea, dei Soviet. Naturalmente le distruzioni provocate dalla guerra e dalla rivoluzione avranno terribilmente spossato l’intera Europa. Ma un proletariato forte e cosciente saprà ricostruire, nel giro di qualche anno, una potente industria, che contribuirà ad aiutare la Russia arretrata. Quest’ultima, d’altra parte, è un paese estremamente ricco di risorse naturali quali il legno, il carbone, il petrolio, i minerali greggi e il grano, tutti prodotti che riusciremo a lavorare con la pace ed una buona organizzazione. Nostro compito sarà, quindi, quello di aiutare i compagni d’Occidente con l’invio di materie prime. Se il proletariato conquistasse il potere in tutta Europa, la sua industria soddisferebbe ogni bisogno. Ma poiché la vittoria del proletariato in Europa è inevitabile, la classe operaia russa dovrà contribuire in tutti i modi alla costruzione del comunismo. Per questo il primo dovere del nostro Partito (l’abbiamo visto nella prima parte) è quello di procedere all’edificazione immediata del comunismo.

42. La grande industria in Russia.

La nostra industria d’altronde, benché poco sviluppata in confronto all’agricoltura, godeva di una considerevole organizzazione capitalistica. Abbiamo visto, nella prima parte, che i principali rami della produzione capitalistica in Russia erano in mano a imprenditori che occupavano, a volte, più di 10.000 operai. Dal 1907 l’industria russa si è rapidamente centralizzata dando luogo alla formazione di una serie di cartelli e di trust. Dopo lo scoppio della guerra, la borghesia sperimentò persino l’organizzazione del capitalismo di Stato. Ciò conferma la nostra idea: l’industria può essere organizzata e diretta, anche se con difficoltà, su iniziativa statale. È curioso constatare che i socialisti rivoluzionari di destra e i menscevichi, assidui sostenitori della assoluta inattuabilità del socialismo in Russia, si pronunciavano sempre per l’organizzazione e il controllo dell’industria da parte dello Stato. Ma secondo loro questa organizzazione del controllo industriale era necessaria solo quando tutto il potere apparteneva alla borghesia, poiché soltanto lo Stato borghese deve "regolare e controllare". In altre parole i menscevichi e i socialisti rivoluzionari, malgrado tutto il loro sciovinismo, erano partigiani del capitalismo di Stato alla maniera prussiana. È chiaro pertanto che ammettere il capitalismo di Stato significa, nello stesso tempo, ritenere possibile l’organizzazione socialista della produzione. Infatti la sola differenza è che nel primo caso l’organizzazione e il controllo della produzione appartengono allo Stato borghese, mentre nel secondo allo Stato proletario. Se la nostra produzione fosse stata, talmente arretrata da far risultare superfluo ogni problema, essa non avrebbe più potuto essere organizzata sulla base del capitalismo di Stato. Sappiamo bene che l’organizzazione e la produzione diventano possibili solo quando l’accumulazione del capitale ha raggiunto un certo livello. Il capitalismo russo l’ha raggiunto. Anche gli avversari lo riconoscono quando ritengono possibile l’organizzazione dell’industria da parte dello Stato borghese. L’industria russa era arretrata non per la mancanza di importanti fabbriche, ma perché tutta l’attività industriale rappresentava soltanto una piccolissima parte in confronto all’agricoltura. Perciò, finché i compagni d’Occidente non gli porgeranno il loro sostegno ed il loro aiuto, il proletariato russo deve organizzare l’industria a suo modo e difenderla senza alcuna debolezza. Per quanto riguarda l’agricoltura, dobbiamo organizzare una serie di punti di appoggio sotto forma di aziende comunitarie e, non appena sarà possibile unirci alla industria occidentale, l’industria amministrata collettivamente permetterà presto ai piccoli produttori e agli agricoltori di entrare nella grande comunità fraterna. Se tutta l’industria europea fosse completamente gestita dalla classe operaia potrebbe, in base ad un piano stabilito, offrire alla campagna una notevole quantità di manufatti. Non ci sarebbero centinaia di migliaia di commercianti e speculatori: i magazzini dello Stato operaio distribuirebbero questi prodotti nelle campagne. Anche i contadini sarebbero tenuti ad offrire i loro prodotti secondo un piano predisposto, abituandosi così a poco a poco alla produzione in comune. Una grande industria contribuirebbe molto al benessere della classe contadina, e quest’ultima constaterebbe de visu i vantaggi della nuova società.

43. Triste eredità della guerra imperialista.

Ci rendiamo conto molto bene di come sia difficile attuare tutto questo. Passeranno molti anni prima che la società proceda per la nuova strada. Proviamo ad esporre le ragioni di queste difficoltà da noi previste.

Siamo costretti a muoverci da soli fino alla vittoria della Rivoluzione mondiale, e per di più la classe operaia che conquistò il potere nel 1917 raccolse una triste eredità. La Russia in quel periodo era solo un paese completamente impoverito e rovinato.

La guerra logorava tutte le sue energie. La maggior parte delle officine erano obbligate a produrre per la guerra e a fabbricare materiale bellico. Nel 1915 degli 11 miliardi e mezzo del bilancio nazionale, 6 miliardi furono stanziati per le spese belliche. Già all’inizio della rivoluzione, ci si poteva rendere conto delle spaventose conseguenze della guerra. La produzione delle officine metallurgiche scese del 40%, quella dell’industria tessile del 20%, altrettanto rapidamente diminuiva la produzione di carbone, ghisa, ferro e acciaio. Dal 1º marzo al 1º agosto 1917, furono chiuse 568 imprese e licenziati più di 100.000 operai. Il debito dell’Impero russo raggiungeva una cifra fantastica e la situazione del paese s’aggravava sempre di più.

Così al proletariato che aveva preso il potere nell’ottobre del 1917 si presentava un compito estremamente difficile: organizzare la produzione socialista in un paese completamente rovinato. La sola smobilitazione ci costò sforzi straordinari; in quel periodo i nostri trasporti militari, già disorganizzati in seguito alla guerra, furono quasi completamente paralizzati e le nostre ferrovie cessarono quasi del tutto di funzionare. Ogni trasporto divenne pressoché impossibile. Dopo la produzione, anche il traffico si arrestò.

Ma non si può accusare la rivoluzione proletaria di questa situazione. Se la borghesia avesse continuato a dominare, essa avrebbe proseguito la guerra imperialista e pagato degli interessi enormi alla Francia e all’Inghilterra, ma soprattutto ne avrebbe fatto sopportare tutte le spese agli operai ed ai contadini. Il nostro impoverimento ed esaurimento produttivo incitò il proletariato a trasformare il mondo su nuove basi. Fu necessario organizzare le risorse che ci restavano con uno spirito d’economia e di ordine. Bisognò assolutamente trarre d’impaccio la classe operaia con i soli mezzi a sua disposizione, addossando alla borghesia il fardello delle spese. Il proletariato rivoluzionario dovette compiere questa operazione indispensabile in condizioni estremamente difficili: si trattava di bere il vino prodotto dai signori imperialisti.

44. La guerra civile e la lotta contro l’imperialismo mondiale.

In quel periodo, la borghesia cercava con ogni mezzo di impedire l’organizzazione della produzione da parte della classe operaia. Dopo la vittoria del proletariato, essa organizzò il sabotaggio su vasta scala. Tutti gli alti funzionari, tutti gli ingegneri, i professori, gli antichi proprietari e impiegati di banca sabotavano il lavoro in tutti i modi. Le congiure e le ribellioni delle guardie bianche si susseguivano senza interruzione. La borghesia russa entrò in contatto con l’Intesa, con i Cecoslovacchi, con i Tedeschi, con i Polacchi, ecc., e tentò di soffocare il proletariato attraverso una guerra senza tregua.

Il proletariato fu costretto a formare un forte esercito per difendersi dai nobili e dai capitalisti di tutti i paesi. È evidente che questa guerra - vera guerra di indipendenza - esige dei grandi sacrifici. Ciò che resta dell’industria deve fornire tutto il necessario all’Armata Rossa, molte migliaia di operai più coscienti devono andare a rafforzare questo esercito. Inoltre la borghesia riuscì, fin dall’inizio, a fortificarsi in qualche punto di importanza economica capitale. I generali del Don privarono la classe operaia del carbone del bacino del Donetz. Gli Inglesi si impadronirono dei pozzi di petrolio di Baku; l’Ucraina, ricca di cereali, la Siberia, alcune regioni lungo il Volga passarono a più riprese nelle mani della controrivoluzione. La classe operaia dovette non solo difendersi, armi alla mano, dai suoi innumerevoli nemici, ma anche organizzare la produzione quasi senza materie prime e combustibile.

Questi fatti spiegano chiaramente la lentezza della classe operaia nell’organizzare la produzione. Bisogna prima di tutto che la classe operaia sconfigga i suoi nemici, e senza che ciò sia avvenuto non potrà mai costruire una nuova società.

Nella sua lotta contro gli operai, la borghesia è ricorsa a tutto ciò che può nuocere economicamente al proletariato russo. Sono già alcuni anni che la Russia è bloccata da tutte le parti e nessuna merce può essere importata. I Bianchi, ritirandosi, bruciano e distruggono ogni cosa. Così l’ammiraglio Kolciak diede alle fiamme milioni di tonnellate di grano, bruciò una buona metà della flotta del Volga, ecc. La resistenza della borghesia, rafforzata, nella sua ostinata lotta, dagli aiuti dell’imperialismo mondiale è il secondo ostacolo che si pone davanti alla classe operaia.

45. Carattere piccolo-borghese del paese. Assenza di tradizioni organizzative nel proletariato.

Abbiamo già visto che la nostra industria era abbastanza centralizzata perché potesse essere posto il problema della nazionalizzazione e dell’organizzazione di nuove basi. D’altra parte la nostra industria è troppo debole in confronto a tutta la produzione del paese. La schiacciante maggioranza della popolazione russa è contadina e non urbanizzata. In base al censimento del 1897, risulta che in Russia (compresa la Siberia, ma esclusa la Finlandia), su un totale di 117 milioni di abitanti, 16 milioni vivevano nelle città. Nel 1913, stando ai dati di Organovsky, 140 milioni di abitanti risiedevano in campagna, mentre solo 30 milioni in città, cosicché questi ultimi rappresentavano solo il 18% dell’intera popolazione. Ma le città non sono soltanto abitate dagli operai delle officine e dai lavoratori: ci sono anche industriali, commercianti, piccolo-borghesi e liberi professionisti, che, tutti insieme, rappresentano molti milioni. È vero che nelle campagne si trovano vecchi braccianti e contadini poveri che appoggiano la classe operaia. Ma essi non sono né altrettanto coscienti, né altrettanto organizzati.

L’immensa maggioranza della popolazione russa è composta di piccoli proprietari. Malgrado gemessero sotto il giogo dei capitalisti e dei grossi proprietari terrieri, essi sono così attaccati alla proprietà e alla iniziativa privata che è difficile farli partecipare, di punto in bianco, all’opera comune, all’organizzazione della produzione collettiva. Profittare del prossimo, non occuparsi che della propria azienda, tali sono le abitudini ben radicate in ogni piccolo proprietario, e ciò costituisce un ulteriore motivo - senza contare gli altri - della difficoltà d’attuazione del comunismo in Russia. La nostra debolezza si riflette anche sulla classe operaia. Essa generalmente dispone di uno spirito rivoluzionario e combattivo, ma raccoglie nel suo seno elementi conservatori e disorganizzati. Tutti gli operai non sono come quelli di Pietroburgo. Ce ne sono molti arretrati e impreparati, che non sono abituati a lavorare per la causa comune. Ce ne sono anche di quelli che hanno appena lasciato la campagna: essi possiedono ancora una mentalità contadina e sono soggetti agli errori tipici della collocazione sociale che hanno appena abbandonato. Questi difetti scompaiono nella misura in cui la classe operaia scende in lotta e partecipa al lavoro comune. Nondimeno questa circostanza, insieme alle altre, rende più difficile, se non addirittura impossibile, il raggiungimento dei nostri fini.

 


Ultima modifica 25.11.2003